Recensione L'ultimo terrestre (2011)

Un'operazione che sulla carta potrebbe ricordare quella tentata da Frank Miller e The Spirit, ma per fortuna con risultati ben diversi, perché laddove il film di Miller era un vuoto showcase di attori famosi e immagini ad effetto, il film di Gipi si concentra soprattutto sul messaggio di un'Italia addormentata, un paese assuefatto, in crisi non solo economica ma soprattutto morale.

Alienus ex machina

Gli alieni stanno arrivando! E per una volta non si tratta del delirio di qualche fanatico, ma di una comunicazione ufficiale diramata dai governi di tutto il mondo. Per quello che possiamo vedere, comunque, almeno in Italia si tratta di una notizia che non ha creato nessun panico, tutt'altro, sembra accolta quasi con una certa indifferenza. Quando manca una settimana all'annunciato arrivo, Luca Bertacci a questi alieni proprio non ci pensa, ma continua la sua solitaria e desolante vita proprio come se niente fosse: il lavoro da cameriere presso la sala Bingo locale, l'occasionale scappatella con una prostituta, una fugace spiata alla bella vicina di casa di cui è segretamente infatuato.
Quando però un primo alieno in "avanscoperta" compare nella fattoria del vecchio padre, Luca vedrà la propria vita sconvolta da un vecchio e inaspettato segreto.


Gian Alfonso Pacinotti detto Gipi è un fumettista pisano, tra i più talentuosi e apprezzati in Italia, che con questo L'ultimo terrestre tenta il grande salto dietro la macchina da presa adattando il graphic novel di Giacomo Monti intitolato Nessuno mi farà del male. Un'operazione che sulla carta potrebbe ricordare quella tentata da Frank Miller e The Spirit (ovvero un fumettista che sceglie per il proprio esordio sul grande schermo un'opera di un collega), ma per fortuna con risultati ben diversi, perché laddove il film di Miller era un vuoto showcase di attori famosi e immagini ad effetto, il film scritto e diretto da Gipi si concentra soprattutto sul messaggio di un'Italia addormentata, un paese assuefatto, in crisi non solo economica ma soprattutto morale; una condizione da cui sembra impossibile uscire se non attraverso un evento esterno, eccezionale, come potrebbe essere appunto l'arrivo degli alieni.

C'è infatti chi spera che questi alieni possano portare con sé un potere speciale, quello di poter distinguere, senza possibilità di errore, tra il bene e il male, tra le persone cattive e quelle buone, tra gli atti malvagi e quelli di bontà. Luca non lo sa, ma è in fondo quello che gli succede, con questi sparuti alieni che non sono mai protagonisti sullo schermo (sebbene siano ben visibili nel loro costume volutamente un po' retrò) ma quasi come un intergalattico deus ex machina cambiano la vita del nostro protagonista in modo casuale, silenzioso. Quando questi alieni sono pronti ad arrivare in pompa magna sul nostro pianeta, Luca è diverso, più consapevole, pronto finalmente a comunicare con quelli che erano i veri "alieni" della sua vita, le donne.
Non un film perfetto questo L'ultimo terrestre, ma un'opera prima affascinante e non banale, con il regista che, nonostante l'origine fumettistica, si affida ad uno stile asciutto e funzionale e non alla sterile ricerca dell'immagine ad effetto; un'opera che vive soprattutto del suo protagonista, ben interpretato dall'esordiente Gabriele Spinelli, già amico e collaboratore del regista per diversi corti nel ruolo di operatore e montatore. Questa loro collaborazione, questo doppio coraggioso "salto nel vuoto", porta quindi una ventata di ottimismo e di novità in una cinematografia addormentata e pavida come quella italiana: l'arrivo degli alieni forse è davvero vicino come dicono, e non dobbiamo averne paura.

Movieplayer.it

3.0/5