Sesso, droga e musica classica
Larghetto, andante amoroso, staccato e pizzicato. Senza alcun dubbio questi termini non hanno molto significato per il grande pubblico pur rappresentando la base più solida della carriera musicale di Niccolò Paganini. E, fatta eccezione per dei casi particolari come gli amanti della musica classica o gli studenti del Conservatorio, questo nome non porta alla mente conoscenze particolari se non il detto popolare che Paganini non ripete. Dunque, perché scegliere di raccontare una parte della sua vicenda e, soprattutto, come farne un personaggio appetibile e fascinoso per le sale cinematografiche? Il regista Bernard Rose deve essere rimasto conquistato, senza alcun dubbio, dal genio e sregolatezza espresso di pari passi dal maestro genovese e, puntando proprio sulla parte più oscura e misteriosa della sua personalità, ha scommesso tutti le sue qualità artistiche su un'atmosfera noir al limite dell'occulto. Per questo motivo Il violinista del diavolo prende in prestito dalla biografia di Paganini gli aspetti più dissoluti, come l'amore per le donne e il gioco d'azzardo, e una certa diceria che lo voleva adoratore del demonio.
Il talento di esecutore, la velocità incredibile con cui faceva cantare il suo storico Stradivari e l'innovazione nella composizione non potevano essere doni naturali, quindi ben venga un intreccio faustiano in cui l'artista vende l'anima ad un impresario dalle fattezze luciferine. Inoltre, a confortare la "ricostruzione" cinematografica di Rose c'è tutta una produzione biografica che voleva il maestro amante degli eccessi, drogato di mercurio a causa della sifilide e scarsamente religioso, tanto da rifiutare l'estrema unzione e vedersi negare la sepoltura in terra consacrata. Certo, i puristi della musica "alta" arricceranno il naso di fronte a questa narrazione dalle tinte mefistofeliche eppure, nonostante un eccesso di enfasi e una certa staticità espressiva dimostrata dal protagonista David Garrett durante i primi piani, il film riesce ad avere una personalità e, parlando in termini musicali, un ritmo allegro ma non troppo.
Paganini al cinema
Il violinista che ha reinterpretato il genio
Ma chi è David Garrett che sullo schermo, come nella vita professionale, sfida il maestro Paganini? Oltre lo sguardo ombroso e le labbra carnose si cela uno dei talenti più incredibili degli ultimi anni che, partendo dalla Germania, è riuscito a conquistare l'Europa e gli Stati Uniti. Al suo attivo ha due milioni e mezzo di dischi venduti, l'iscrizione nel Guinness dei primati per aver prodotto l'esecuzione più veloce de Il volo del calabrone e, caso mai non bastasse, ha raggiunto il successo di pubblico grazie all'album Rock Symphonies in cui ha portato il classico a delle tonalità più rock. In nome di tutto questo e molto altro, dunque, gli si perdona il costante atteggiamento da bello e dannato assunto nel film cui alterna un languore di derivazione amorosa. Perché puoi chiamarti anche Paganini, ma se vendi l'anima al diavolo per il successo non puoi pretendere di essere felice e corrisposto.