Predator: Badlands, recensione. Quando l’alieno si fa ”umano”

Dan Trachtenberg dirige il terzo film della trilogia dedicata all'alieno cacciatore: un lungometraggio ricco di azione, che approfondisce nuovi aspetti della cultura Yautja. Dal 6 novembre al cinema.

Predator: Badlands

Lo avevamo già accennato all'uscita di Predator: Killer of Killers: Dan Trachtenberg sta riuscendo a donare maggiore profondità ad uno dei villain più amati e interessanti della storia del cinema. Dopo il convincente Prey e il film animato disponibile su Disney+, il regista fa uscire Predator: Badlands: un passo avanti nel racconto del complesso mondo degli Yautja (per chi non lo sapesse, è questo il nome della specie a cui appartiene il combattivo alieno) che mostra forse il volto più "umano" di questi inarrestabili cacciatori, senza però scadere nel facile sentimentalismo. Un aspetto inedito che eleva l'intero franchise oltre i meri canoni action.

Predator Badlands Elle Fanning
Elle Fanning in una scena

Una bravissima Elle Fanning in un doppio ruolo, e un irriconoscibile Dimitrius Schuster-Koloamatangi, diventano pilastri di due mondi: quello di Alien e quello di Predator, che si incontrano, ribadendo, ancora una volta e con risultati migliori dei tentativi cinematografici precedenti, che queste due narrazioni abitano lo stesso universo in un'eterna lotta, dove il sangue scorre a fiumi e la tensione è sempre altissima.

Da predatore a preda

Dek è un giovane Yautja, un reietto per il suo popolo in quanto la sua fisicità è più minuta di quella della maggior parte degli altri guerrieri. Quando raggiunge l'età per poter accedere alla sua prima caccia, in modo da diventare un membro ufficiale del suo popolo, vuole quindi fare le cose in grande, andando alla ricerca di una delle creature più coriacee e pericolose della galassia: un mostro che nessuno del suo clan è mai riuscito a sconfiggere. Dopo aver assistito inerme al momento in cui il padre ha assassinato il fratello, reo di averlo aiutato, Dek decide che alla sua missione aggiungerà la vendetta.

Predator Badlands Immagine
Una scena di Predator Badlands

Recatosi su uno dei pianeti più pericolosi del cosmo per iniziare la sua caccia, si rende però presto conto che da cacciatore è incredibilmente facile diventare preda e, se vuole qualche speranza di sopravvivenza, dovrà allearsi con Thia, una sintetica della Weyland-Yutani, rimasta intrappolata nel nido di una gigantesca creatura.

Il lungo percorso di Predator

La prima apparizione cinematografica di Predator risale al lontano 1987, quando l'alieno cacciatore era un mero strumento narrativo: l'elemento, per lo più invisibile, dal quale scaturiva tutta la suspence e la tensione che caratterizzavano il film. Nel corso degli anni, poi, anche attraverso l'espansione del suo mondo tramite altri lungometraggi e fumetti a lui dedicati, attorno al cacciatore intergalattico si delinea una cultura e un'etica che Trachtenberg ha deciso di approfondire partendo da Prey fino ad arrivare a Badlands dove l'iconico alieno da personaggio nell'ombra diventa pieno protagonista delle vicende.

Predator Badlands Dimitrius Schuster Koloamatangi Foto
Dek si prepara alla caccia

Una scelta azzardata, forse, visto che una delle caratteristiche principali delle storie raccontate in precedenza era che il pericolo poteva arrivare dagli angoli ciechi allo spettatore, dalle altezze o semplicemente da un dispositivo in grado di occultare il pericoloso essere alla vista del malcapitato umano. Va riconosciuto però che anche se il protagonista, Dek, è quasi sempre in campo, nel film non viene mai a mancare la suspence e l'apprensione, visto che, attraverso una buona scrittura, il regista stesso e il suo co-sceneggiatore, Patrick Aison, riescono a rendere il solitario Yautja un personaggio con cui empatizzare, da temere e per il quale temere.

Un mondo condiviso che funziona

Predator Badlands Elle Fanning Dbnjvnt
I protagonisti del film

Il resto lo fa il worldbuilding, ovvero la costruzione di un mondo condiviso con un altro importante franchise, quello di Alien che, in questo caso, non diventa ingombrante ma lascia spazio al tratteggio di una cultura, quella Yautja, e alla descrizione di pianeti tanto affascinanti quanto letali, dove persino l'erba può uccidere in un campionario ben studiato di specie aliene atte a tratteggiare un universo spietato dove la forza bruta non garantisce la sopravvivenza e dove sono i legami, anche se inefficacemente elusi, costituiscono un importante mezzo per migliorarsi e restare in vita.

Un'ottima colonna sonora

Predator Badlands Dimitrius Schuster Koloamatangi Sequenza
Un'immagine del film

Dal punto di vista puramente tecnico Bedlands fa, per forza di cose, un intenso uso della CGI, mezzo che patisce un po' nelle scene più dinamiche assestandosi comunque su buon livello per il resto del lungometraggio. Una nota molto positiva, inoltre, sono le musiche di Sarah Schachner e Benjamin Wallfisch, quasi onnipresenti e accompagnamento perfetto alla visione sia nelle scene più concitate che in quelle più drammatiche e narrative.

Conclusioni

Predator: Badlands è un film che approfondisce senza spiegoni il mondo degli Yautja, gli alieni cacciatori più famosi del cinema. Attraverso scene mozzafiato, combattimenti iperdinamici e l'ottima interpretazione di Elle Fanning (qui in un doppio ruolo), il lungometraggio intrattiene e appassiona mostrando l'ottimo lavoro che il regista Dan Trachtenberg sta compiendo sul mondo di Predator ormai da anni. Ottima anche la colonna sonora, incalzante e perfetta per ogni scena.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La scrittura dei personaggi.
  • La costruzione del mondo e della cultura Yautja.
  • La colonna sonora, perfetta in ogni istante.

Cosa non va

  • Qualche piccola imperfezione nella CGI.