Pimpinero: morte e contrabbando, la recensione: la rivincita femminile su crimine e narcos della benzina

Su Prime Video è arrivato un thriller d'azione colombiano sul contrabbando di benzina e su una bella eroina che si farà strada in un mondo di uomini corrotto e violento.

Una parte della locandina di Pimpinero: morte e contrabbando

Pimpinero significa contrabbandiere di benzina: è la cosa principale da sapere per avvicinarci al thriller d'azione diretto dal colombiano Andrés Baiz, senza scadere magari nell'equivoco di assistere a qualche commedia boccaccesca. Del resto il titolo completo, Pimpinero: morte e contrabbando, inquadra meglio genere e temi del film appena uscito su Prime Video.

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Juanes interpreta Moises, uno dei fratelli Estrada

Un'opera dalla quale, come vedremo in questa recensione, traspare che il cineasta colombiano, già regista di vari episodi di Narcos e di altri film di genere, pur con qualche incertezza di troppo dimostra di saper maneggiare la materia, mischiando azione, crimine e thriller a tradimenti, amori, legami familiari, corruzione e lotta per la sopravvivenza. Incastonando il tutto in un aspro paesaggio di frontiera, che fa da sfondo ideale alla vicenda.

La trama di Pimpinero: morte e contrabbando

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Una scena di Pimpinero: morte e contrabbando

La vicenda di Pimpinero: Morte e Contrabbando si svolge nel 2012, quando il prezzo della benzina in Venezuela è particolarmente basso e sul confine con la Colombia ferve l'attività di contrabbando per trasportare illegalmente il carburante al di là della frontiera. I tre fratelli Estrada, Moises (interpretato dal celebre cantante Juanes), Ulises (Alberto Guerra) e Juan (Alejandro Speitzer), lo fanno da sempre per professione, una sorta di attività ereditata da loro padre. Solo che negli ultimi tempi sul territorio è salita la stella di Don Carmelo, ormai vero padrone dei contrabbandi nella zona.

Pimpinero Morte Contrabbando Laura Osma
La protagonista Laura Osma si cimenta con la pistola

Quando quest'ultimo propone ai tre fratelli di lavorare per lui, le strade di Moises, Ulises e Juan si divodono. Se Moises decide di cambiare totalmente vita e aprire un ristorante con la moglie, Ulises accetta invece di lavorare per Carmelo e la sicurezza dello stipendio. Il giovane Juan, invece, non è intenzionato a mollare, anzi vuole mettersi in proprio con il supporto della fidanzata Diana (Laura Osma), una ragazza niente affatto ingenua che ha ricevuto notevoli dritte dal padre. Ma la vita di Juan si fa sempre più difficile, finché non viene arrestato e Diana deve rivolgersi proprio a Don Carmelo per la sua libertà. Sarà l'inizio della fine.

Poco coraggio ma con rivincita finale

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Uno dei fratelli Estrada a colloquio con Don Carmelo

Riconoscendo che Pimpinero: morte e contrabbando ha tutto quello che serve per essere un onesto thriller d'azione (e nulla più), quello che manca è forse il coraggio di osare di più, quasi non si volesse travalicare i confini di una narrativa rassicurante che ruota attorno a personaggi e vicende già collaudati (e sfruttati) ma in definitiva poco originali. C'è anche poco coraggio nell'esplicitare la violenza, anche se qui c'è una svolta che arriva dopo la misteriosa morte di uno dei protagonisti. Perché da quel punto Diana inizia una pericolosa indagine personale per scoprire la verità: la sua voglia di vendetta la porterà a immergersi in situazioni estreme. E nel finale in effetti il film accelera sotto questo aspetto e si prende la rivincita dopo una prima parte nella quale le rese dei conti erano apparse fin troppo edulcorate.

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I tre fratelli Estrada, protagonisti del film

Polvere, sangue e benzina

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Una convulsa scena di Pimpinero: morte e contrabbando

Una delle cose più riuscite è certamente quella delle ambientazioni dove si svolge la vicenda. Del resto il titolo originale del film, Pimpinero: Sangre y Gasolina, come del resto la sua versione inglese, Pimpinero: Blood and Oil, dichiarano fin dal titolo (molto meglio di quello italiano) che questa è una vicenda dove il sangue si impasta con la benzina, dove domina un'atmosfera polverosa di sabbia, sentieri e stradine dove si pratica il contrabbando, si alimenta il crimine e si cerca di sopravvivere. Tutto reso molto bene nella suggestiva fotografia di Mateo Londono che riesce a far sudare e a far sentire davvero la polvere addosso, trasmettendo la desolazione di un'esistenza vissuta al limite e nel rischio.

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Una suggestiva scena del film di Andrés Baiz

Laura Osma e la rivincita femminile

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Nel thriller d'azione colombiano c'è spazio anche per un po' di romanticismo

Va sottolineato infine uno dei punti cruciali del film, ovvero la rivincita femminile: una donna che con la forza del coraggio in un mondo di machi o presunti tali, riesce a ergersi a eroina. La bella Diana, grazie anche all'intensa interpretazione di Laura Osma (migliore di quella degli attori che interpretano i tre fratelli che pur avevano dilemmi morali e scelte equivoche da mettere in risalto), è quella che ha più cuore di tutti in questa brutta storia, ma anche la forza più grande di smarcarsi da questo mondo gretto, violento e corrotto. E in fondo è quella che, come in una delle ultime immagini, conserva un barlume di amore in un mondo di odio, loschi traffici, vendette e sangue.

Conclusioni

Come abbiamo visto in questa recensione, Pimpinero: morte e contrabbando è un discreto thriller d’azione colombiano dalla suggestiva ambientazione e dalla bella fotografia, con una solida protagonista femminile come Laura Osma. Il film di Andrés Baiz però manca un po’ di coraggio, soprattutto nella prima parte troppo edulcorata, mentre riguardo a personaggi e temi soffre di una certa mancanza di originalità.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il carisma della protagonista Laura Osma.
  • Le bella fotografia e l’ambientazione desolata.
  • Legami familiari e crimine portano a dilemmi morali di un certo spessore.
  • La svolta violenta nella parte finale.

Cosa non va

  • Personaggi e vicende non travalicano i confini di una narrativa rassicurante.
  • Una generale mancanza di coraggio di osare.
  • Nella prima parte le rese dei conti sono troppo edulcorate.