One-Punch Man 3, recensione: un'animazione che fa un po'... a cazzotti

I primi episodi della tanto attesa terza stagione di One-Punch Man aprono l'arco dell'Associazione dei Mostri con ambizione e inciampi: visione d'insieme riuscita, ma un ritmo intermittente, un'animazione claudicante e una regia sotto assedio.

Una scena di One-Punch Man 3

Ci sono serie a cui basta poco, meno di un pugno solo, per essere messe al tappeto. Il ritorno di One-Punch Man, a sei anni dal capitolo precedente, era carico di aspettative e memorie: la maestria della prima stagione realizzata da Madhouse, l'accoglienza più tiepida della seconda, la promessa di un arco narrativo, quello dell'Associazione dei Mostri. In molti stavano aspettando la ripresa di questo action un po' satira, un po' filosofico, dove l'invincibilità del protagonista non spegne il conflitto, ma anzi lo sposta su politica, media, carriera, vanità.

One-Punch Man: Seitama in azione
Saitama nella terza stagione

Eppure, i primi episodi della stagione 3 (in simulcast in Italia su Crunchyroll) hanno alimentato sempre più gli scontri, più che aver sedato le aspettative: fra la costruzione lenta di un fronte, le fratture interne degli eroi di classe S, il mito "antitetico" di Garou e una discussione pubblica accesa sulla qualità dell'animazione. Nel bene e nel male, è un ritorno che fa parlare. Ma quanto c'è di male e quanto di bene in questo inizio così problematico?

L'opera di ONE e la genealogia della terza stagione di One-Punch Man

Il cuore della serie resta il cortocircuito inventato da ONE: un supereroe capace di risolvere qualunque scontro con un colpo e, dunque, costretto a spostare il dramma altrove, ovvero nella noia, nella reputazione, nelle ingiustizie di un sistema che trasforma il salvataggio in un'opera codificata e controllata da regole, classi, sistemi governativi. Yūsuke Murata, rifinendo il webcomic di ONE in manga, ha innestato su questo paradosso una calligrafia d'acciaio: anatomie iper-dinamiche, effetti di velocità e profondità che hanno fissato un canone visivo per l'azione contemporanea.

One Punch Man 3 Recensione Primi Episodi Locandina
I personaggi in un'immagine

La stagione 3, prodotta da J.C.STAFF (come la seconda), eredita questa doppia matrice e decide di affrontarla frontalmente: non cercando di imitare la stagione 1, ma lavorando di montaggio e accumulo per far sentire l'ampiezza dell'arco dell'Associazione. Saitama rimane il fulcro attorno a cui tutto ruota: la sua routine da condomino qualunque continua a erodere con humour l'idea stessa di "destino", mentre il mondo esterno si amplia di complotti, rapimenti e dichiarazioni di guerra.

In controluce, la Hero Association appare come una corporazione fragile, gravata da interessi, ma costretta a convocare i migliori: l'élite degli S-Class. Dall'altra parte, l'Associazione dei Mostri prepara la controffensiva e il palcoscenico si popola di antagonisti che non sono macchiette ma tasselli d'un ecosistema: mostri, sì, ma anche manager del caos. Nel mezzo, Garou continua a essere l'"uomo-mostro" che ribalta la retorica dell'eroe, e che la regia incornicia con tempi più lunghi e un trattamento sonoro aggressivo nelle rare esplosioni d'azione.

One Punch Man 3 Recensione Primi Episodi Avversari
Una scena della terza stagione

La stagione, nel presentare la burocrazia dell'Associazione, la comunicazione di crisi, le rivalità tra classi, insiste con gusto sulla satira del lavoro e delle organizzazioni: supereroi come impiegati con benefit, supervillain come manager dell'apocalisse. Il tono - quel misto di serietà e nonsense - è salvo. La sensazione iniziale è quella di una "camera di pressione" pronta a scattare. Un'impostazione coerente con la promessa editoriale: l'adattamento dell'arco dell'Associazione dei Mostri.

Stile e regia: tra scelte consapevoli e frizioni di produzione

Il cast di ritorno lavora sull'ironia secca che ha reso memorabile Saitama: l'interpretazione resta asciutta, antieroica, con micro-pause che smontano qualsiasi retorica. Genos continua a essere il controcanto tragico, ingabbiato in un codice d'onore che il mondo non rispetta; Bang, Tatsumaki, King e la "nobiltà" di classe S mostrano crepe e grandezze, con un'attenzione alle rivalità interne più accentuata.
Il bello di questi primi episodi è che l'eroismo non è mai spettacolo solitario, ma geopolitica dell'azione: la presenza scenica di Saitama serve a misurare tutti gli altri. Qui la stagione 3 ritrova la propria bussola: il superpotere come assenza di conflitto "fisico" capace di mettere a nudo conflitti "sociali".

One Punch Man 3 Recensione Primi Episodi Saitama
Una divertente scena di One-punch man 3

I primi quattro episodi sono una "soglia". Funzionano come anticipazione, ritraggono un sistema che si arma, posano bandierine su relazioni e linee di faglia. È una costruzione che molti fan legano - legittimamente - a qualche frustrazione, indicandoli come i più deboli sul piano dell'azione. D'altra parte, adattare per intero l'Associazione dei Mostri, richiede una lunga preparazione.

È qui che la stagione si gioca la reputazione. La direzione di Shinpei Nagai (J.C.STAFF) ha scelto un approccio che accentua la funzione - talvolta didascalica - dei dialoghi strategici. In poche parole si parla tanto, ma si fa fatica a seguire, nonostante la fotografia digitale punti a separare ambiente e figura per dare priorità al disegno anatomico nelle scene-chiave e, di conseguenza, anche ai primi piano, ai monologhi, alle parole. Il risultato, però, è un "declassamento" della serie, documentato dal dibattito crescente, fino all'allontanamento dei social che ha coinvolto Nagai, spingendolo a chiudere persino i propri account per "troppo odio".

C'è da dire che la critica non è del tutto schierata contro lo studio, evidenziando vincoli e scelte. Resta un fatto, però, che non si può non riportare in una recensione valida: questa stagione ha segnato un prima e dopo definitivo dell'intera serie animata di One-Punch Man.
Al netto delle tempeste social, la serie non smarrisce l'idea base di ONE: l'eroe come gag filosofica. L'eroismo non è un traguardo ma una domanda: chi decide chi è "mostro", chi certifica il "merito", cosa resta quando il combattimento è ridotto a un istante?

Quando il mito è il contesto, non il colpo

Il pregio più grande finora è sul piano sonoro: l'opening "Get No Satisfied!" - ritorno dei JAM Project con feat. BABYMETAL - è una dichiarazione d'intenti, una rievocazione della celebre prima opening . Il brano, annunciato ufficialmente con press dedicati e comunicazione degli artisti, incardina bene l'idea di escalation. L'ending - interpretata da Makoto Furukawa (voce di Saitama) - stempera con malinconia e restituisce al protagonista il suo statuto di "uomo comune" che rientra a casa dopo il mito. È un accoppiamento che funziona tematicamente, indipendentemente dalla spettacolarità visiva per cui la serie è diventata celebre.

One Punch Man 3 Recensione Primi Episodi Personaggi
Un'immagine dell'anime

Tuttavia non basta una buona sigla per fare una buona stagione: la stagione apre con il freno a mano tirato: un'animazione che non è all'altezza (nonostante l'estetica sia molto buona e fedele all'opera), oltre alla percezione di una narrativa troppo frastagliata e allungata. La messa in scena non funziona come spettacolo visivo paragonabile ai vertici storici della serie. Il che non invalida il progetto; lo rende, piuttosto, dipendente dalla seconda metà: se la rampa lunga porterà a un blocco di episodi ad alta intensità, la percezione collettiva cambierà. Se non lo farà, il pubblico ricorderà questa terza stagione soprattutto per ciò che avrebbe potuto essere.

Mob Psycho 100, la recensione: dall'autore di One Punch Man, una serie psiche... delica Mob Psycho 100, la recensione: dall'autore di One Punch Man, una serie psiche... delica

Tolte queste evidenti difficoltà, resta la domanda che conta: come capitalizzerà la stagione il suo avvio? L'Associazione dei Mostri è la prova ideale per il linguaggio di J.C.STAFF perché privilegia coralità, spostamenti, assedi, meno la singola rissa spettacolare replicata in copia. È qui che il loro lavoro più sobrio potrebbe giocare a favore, se accompagnato da animazioni mirate sugli snodi dell'arco.

One Punch Man 3 Recensione Primi Episodi Garou
Garou in una scena

La presenza crescente degli S-Class, il rafforzarsi di Garou come contro-mito e l'inevitabile ritorno "a pugno teso" di Saitama, sono gli ingredienti perfetti per una buona ripresa nella seconda parte. Le prime quattro puntate hanno preparato il terreno. Da qui in poi, non basterà più la chiacchiera e l'ironia: servirà il colpo che - metaforicamente - non può essere solo "one punch", ma una serie di scelte registiche capaci di chiudere il gap con l'immaginario che la serie stessa ha costruito.

Conclusioni

I primi episodi della terza stagione di One-Punch Man introducono l’arco dell’Associazione dei Mostri con satira intatta ma un ritmo altalenante. Tra ritorni iconici e limiti dell'animazione, la serie mantiene il suo spirito dissacrante ma non la sua potenza visiva.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Ampiezza narrativa coerente con il manga di ONE e Murata.
  • Umorismo e tono satirico perfettamente conservati.
  • Opening energica dei JAM Project feat. BABYMETAL.

Cosa non va

  • Animazione discontinua e regia meno spettacolare.
  • Ritmo lento nei primi episodi, con un eccesso di dialoghi non sempre efficaci.