Recensione Un silenzio particolare (2004)

Il diario di una famiglia che si guarda allo specchio, che riflette su passato, presente e futuro di una realtà difficile da vivere, ma che va affrontata perché il dolore non se ne va via col silenzio.

Oltre la nebbia

Non un racconto sulla diversità, ma una finestra su un'altra normalità. Questo è Un silenzio particolare, il diario di una famiglia che si guarda allo specchio, che riflette su passato, presente e futuro di una realtà difficile da vivere, ma che va affrontata perché il dolore non se ne va via col silenzio.
Stefano Rulli è uno tra i più stimati sceneggiatori italiani, co-autore tra gli altri di film come Mery per sempre, Pasolini, un delitto italiano, La meglio gioventù e Le chiavi di casa, ma è anche regista di film documentari. Nel 1975, assieme ad Agosti, Bellocchio e Petraglia, realizza Matti da slegare, un documentario sul dramma degli abitanti di quelle strutture psichiatriche la cui realtà è rimasta da sempre nascosta, perché la gente preferisce non sapere e quando sa neutralizza il problema attraverso l'emarginazione, l'allontanamento. Rulli ha raccontato la quotidianità di quelle persone che vivono con la nebbia nella mente e lo sguardo perso nel vuoto, emozionandosi di fronte alla sofferenza e alla solitudine che contraddistingueva le loro storie.

A distanza di tanti anni, Rulli torna sugli stessi temi, ma la prospettiva è cambiata. Quella realtà che prima mediava si è trasformata nella sua realtà. Stefano è diventato papà di Matteo, un bambino bellissimo (il più bello dei miei figli, dice sua madre) che però convive con quella stessa maledetta nebbia, una caligine gli offusca la vita. Oggi Matteo è un ventenne che ha conquistato la sua indipendenza andando a vivere lontano dai genitori, mentre Stefano e sua moglie Clara hanno incanalato l'amore per questa strana umanità nel progetto "Città del sole", un agriturismo sul Monte Peglia che ospita persone bisognose d'aiuto, ma anche persone che hanno voglia di trascorrere una vacanza speciale, ravvivata dallo spirito comunitario.
Matteo va a far visita ai suoi genitori in occasioni particolari, ma resta sempre in disparte, non prende mai parte alle feste e ai giochi che animano i casali, preferendo restarsene da solo all'aria aperta finché non fa buio, finché non cala il silenzio. Neppure l'eco delle canzoni e delle poesie che recitano i ragazzi che si trovano nella sua stessa condizione lo convincono ad unirsi a loro.

La storia dei Rulli è quella di tante altre famiglie nella stessa condizione. E' il dolore di una madre che non può restare sola con suo figlio per paura di essere aggredita e quello di un ragazzo che si dispera per non essere in grado di controllare la sua rabbia. In mezzo un padre che prova con pazienza a diradare le nubi nere che avvolgono la mente di suo figlio, per costruire un rapporto più pacifico attraverso il dialogo. Attorno a loro tanti microcosmi, storie ordinarie di ragazzi autistici che sognano l'amore, il matrimonio, la felicità, che sorridono sereni quando sentono il tepore dell'affetto e si ammutoliscono tristi quando qualcuno se ne va, li lascia per sempre regalando ad ognuno poesie brevi come haiku.

Rulli affida alla telecamera il racconto di questa varia umanità, quella della sua famiglia e quella di tutti coloro che animano il suo agriturismo. Il suo è un film che alla centralità degli aspetti documentaristici alterna gli elementi espressivi, stilistici e drammaturgici della fiction, un'ibridazione ben equilibrata tra la realtà d'impronta documentaristica e il realismo emozionale della fiction. Rulli recupera i filmini privati delle vacanze della sua famiglia di vent'anni fa e ne dissemina brevi frammenti lungo tutto l'arco della pellicola, alternandoli alle immagini girate oggi alla Città del sole. L'invasività naturale della telecamera è messa in parentesi dal racconto fatto tutto dall'interno, senza coinvolgimenti estranei, a cui cioè hanno collaborato esclusivamente amici, persone di cui Matteo e gli altri si fidavano. Ne è venuto fuori un documentario sincero, privo di retorica o facili accuse e colmo d'amore e di rispetto, un'occasione per riflettere sulla possibilità di aprirsi agli altri senza gratuiti sentimenti di compassione.