"È divertente perché qui a Taormina ci sono tre diverse guest star di The Studio: Ted Sarandos, Martin Scorsese ed io. È come una piccola riunione. In più Seth Rogen ha appena recitato nel mio ultimo film. Siamo un'intera famiglia". Olivia Wilde scherza sulla coincidenza che l'ha vista condividere il palco della 71ª edizione del Taormina Film Festival - dove ha ricevuto il Taormina Creativity Award - insieme ad alcuni dei tanti protagonisti della serie Apple TV+ che si prende gioco di Hollywood mentre ne omaggia la parte più pregevole. Quella legata alla passione per il cinema e le sue storie più audaci e libere.
Un cinema che contrasta l'idea di vergogna

Ne La rivincita delle sfigate e Don't Worry Darling, Olivia Wilde si è confrontata con tematiche come la femminilità, le aspettative sociali e il controllo. Quanto è importate per la regista che questi stessi argomenti trovino riscontro nel pubblico? "L'identità femminile, l'idea di conoscere il proprio valore e il rifiuto del concetto di vergogna sono questioni a me care. Noi donne, siamo state storicamente umiliate in ogni modo nel corso della storia", spiega Wilde.
"Esiste una narrazione comune della "donna cattiva" che risale alla nascita del Cristianesimo. Se riesco a raccontare storie, anche se sono commedie divertenti, che contrastano l'idea di vergogna e di come possa controllarci allora mi sembra un'impresa davvero meritevole".
The Studio e la lettera d'amore a Hollywood di Seth Rogen
Tra le serie più amate e riuscite di questa prima metà del 2005, The Studio vede la partecipazione di tantissimi volti noti di Hollywood, da Martin Scorsese a Charlize Theron passando per la stessa Olivia Wilde protagonista di uno degli episodi più riusciti e divertenti dell'intera stagione. "Penso che quello che Seth Rogen ha creato sia una grande opportunità per tutti noi di riconoscere quanto possa essere ridicola l'industria", spiega la regista.

"Ma penso che quello show sia una meravigliosa lettera d'amore a Hollywood e a tutte le persone che hanno una vera passione per il cinema, anche se a volte è davvero difficile. Voglio dire, fare un film è un miracolo. È difficile, ci vuole un villaggio", continua Wilde. "E l'industria è un luogo guidato, come ogni attività, dal denaro e dai consumatori. Ci vogliono persone davvero coraggiose per correre rischi con i film e dare potere ai registi. Quella serie parla di qualcuno che ama il cinema, ma che trova le politiche del settore quasi impossibili da gestire".
The Invite
Continuando ad alternare la sua carriera di attrice - la vedremo in I Want Your Sex di Gregg Araki - a quella di regista, Olvia Wilde ha da poco terminato le riprese del suo prossimo film: The Invite. Un film scritto da Rashida Jones e Will McCormack incentrato sulla routine di una coppia in difficoltà che viene invitata dai vicini a partecipare alle loro orge settimanali. "È una commedia che spero segua la tradizione di registi come Mike Nichols e Nora Ephron", sottolinea la regista.

"È un vero film indipendente, girato in pellicola, con solo quattro attori, e parla di relazioni. Esplora temi in cui credo tutti possano riconoscersi. Ma si spera in un modo che sia davvero divertente e forse commovente".

Per realizzare film audaci serve libertà
L'attrice e regista è riuscita a ritagliarsi uno spazio importante in un'industria che sta mutando sotto i nostri occhi, nel bene e nel male. "Si girano pochissimi film a Hollywood. Abbiamo una specie di fuga di cervelli perché è molto costoso fare film lì", confessa Wilde. "È una città che sta soffrendo perché ci sono così tanti artisti che non hanno avuto la possibilità di lavorare. E tante produzioni si stanno trasferendo all'estero. Sono davvero orgogliosa perché tutti e tre i miei film sono stati girati a Los Angeles e do a degli artisti la possibilità di lavorare".
"Il lavoro da fare in termini di diversità e inclusione sia enorme ed essenziale", continua poi Wilde soffermandosi sull'aspetto narrativo. "Penso che il pubblico chieda di vedere una rappresentazione più realistica dell'umanità nei loro film e che le persone siano più consapevoli della popolazione globale, in parte grazie ai social media".
"Non sono più così isolati e, quando guardano un film, vogliono vedere persone diverse. Chiedono più inclusività. Penso che il modo in cui questo aspetto cambi dipenda da chi viene ammesso alle scuole di cinema, chi riceve borse di studio, chi viene supportato per realizzare il suo primo lungometraggio. Quando alle persone a cui viene data carta bianca per il casting e la scrittura è senza restrizioni, spesso realizzano un film molto più audace. È una tendenza che vorrei vedere di più".