Old Man, la recensione: due uomini, una baracca e un terrificante viaggio nella coscienza

La recensione di Old Man: grazie all'uscita homevideo di Midnight Factory (anche in 4K), abbiamo scoperto lo stuzzicante thriller psicologico con Stephen Lang.

Old Man, la recensione: due uomini, una baracca e un terrificante viaggio nella coscienza

Un ansiogeno thriller psicologico da camera, quasi teatrale nel suo svolgimento e rigorosamente low budget, che si svolge tutto in una baracca malandata, con due attori e un'inquietante colonna sonora che crea angoscia e spaesamento: il film si chiama Old Man e lo abbiamo scoperto grazie all'uscita homevideo della Midnight Classic (tra l'altro, come vedremo in seguito, in una lussuosa edizione 4K UHD), la collana di Plaion Pictures, sempre preziosa per far emergere opere mai passate nelle sale.

Old1
Old Man: Stephen Lang in una scena del film

Come vedremo in questa recensione, oltre alla solida regia di Lucky McKee, Old Man si regge quasi tutto sulle spalle di Stephen Lang, che abbandona le sembianze di Avatar e si trasforma in un problematico e scorbutico vecchio che vive in una casa nei boschi. A parte Marc Senter che interpreta il giovane che si imbatte nell'uomo, ci sono solo altre due brevi apparizioni di altri attori. Ma McKee è uno abituato a intrattenere con poco, e ci riesce anche stavolta, pur non potendo fare miracoli con il materiale a disposizione.

Un horror mentale tra follia e paranoia

Old5
Old Man: una scena del film

Si può classificare Old Man come un film horror? Non del tutto, come abbiamo detto thriller psicologico è la definizione più adatta, mentre l'orrore qui è tutto mentale, non fisico. E sta tutto nella testa del vecchio protagonista, interpretato da Stephen Lang. Ma chi è davvero l'Old Man del titolo? Un anziano confuso, folle, paranoico, trasandato, solitario, burbero, violento e incline all'ira. Impareremo a scoprirne queste sinistre virtù durante il film, perché all'inizio lo scopriamo svegliarsi nella sua casa nella foresta e lamentarsi del fatto che il suo cane, la sua unica compagnia in quel luogo dimenticato da Dio, sembra essere fuggito per l'ennesima volta.

Old3
Old Man: Marc Senter e Stephen Lang in una scena del film

A interrompere quella che potrebbe essere la sua triste e acciaccata routine, l'arrivo di un timido giovane di nome Joe (Marc Senter), che dice di essersi perso nella foresta. È spaesato e via via sempre più impaurito dalla prepotenza del vecchio. Solo che non ricorda come e dove ha perso il sentiero principale, il suo racconto è incerto e lacunoso. Anche per questo il vecchio sospetta di lui (ma come sospetterebbe di chiunque, vista la sua indole), in pratica quasi lo sequestra, lo minaccia con un fucile da caccia per poi trattarlo invece gradatamente come un ospite. Pian piano il rapporto evolve, il vecchio indaga sul giovane intruso, scopre un po' della sua vita, Anzi, forse c'è qualcosa che lo accomuna a lui, tra oscuri episodi del passato e fantasmi che albergano nella mente.

Script scarno ma regia lodevole. E nel finale una spaventosa rivelazione

Old4
Old Man: Liana Wright-Mark in una scena del film

Riuscire a tenere botta con una sola location, due attori e uno script che oggettivamente offre un po' troppo poco, non era semplice. A proposito di location, l'ambiente gioca un ruolo fondamentale: una diroccata e polverosa casetta sperduta in mezzo al nulla di una imprecisata foresta, che fa da contorno a un intenso gioco di sguardi e parole. Giusto per creare ancora più spaesamento. Ma anche di fronte a un'intelaiatura un po' debole, Lucky McKee non si scoraggia e riesce a tenere in piedi il prodotto con dignità, soprattutto grazie ad alcune trovare di regia apprezzabili, che riescono ad alimentare una sceneggiatura che come detto si presenta esile.

Old2
Old Man: Marc Senter in una scena del film

C'è poca carne al fuoco insomma, oltre ad alcuni passaggi lenti e un po' ripetitivi, ma alla fine è una vicenda indubbiamente stuzzicante, che offre l'irrequieta sensazione di un'incombente minaccia. O, chissà, forse di una spaventosa rivelazione, che magari attraverso un terrificante viaggio fra i rimorsi e i traumi della propria coscienza, fa tornare al punto di partenza. Impossibile svelare di più, senza correre il rischio di dire troppo e togliere il gusto dell'epifania finale.

Edizione a due dischi con un super 4K UHD. Ottimo l'audio, discreti gli extra

Oldman Bd

Come detto, abbiamo potuto scoprire Old Man grazie all'uscita della Midnight Factory di Plaion. Un'edizione con i fiocchi e un trattamento di lusso, visto che la consueta elegante slipcase della collana, stavolta è corredata da due dischi e propone il film addirittura in 4K UHD, oltre al blu-ray HD. Ovviamente il 4K offre la visione più accattivante, con un video incisivo e grintoso, un dettaglio sempre molto elevato ma anche una rumorosità naturale che ben rispecchia lo squallore della location. Il tutto esaltato da un croma forte e vibrante. Positivo anche l'audio, un DTS HD 5.1 che oltre a dialoghi perfetti, mostra una buona spazialità nei picchi delle sonorità molto particolari del film, con un'efficace apertura anche nei momenti più movimentati e nei colpi di scena. Come extra non c'è solo il booklet. Troviamo anche un Dietro le quinte di 10 minuti e mezzo nel quale intervengono il regista, lo sceneggiatore e i membri del cast. Oltre al trailer, è presente anche una galleria fotografica di 3 minuti e mezzo.

Conclusioni

A conclusione della recensione di Old Man, va dato atto al regista Lucky McKee di aver tratto quasi il massimo da uno script piuttosto esile e da una messa in scena molto scarna, riuscendo a confezionare un thriller psicologico nel quale permane una costante sensazione di tensione e minaccia grazie ad alcune buone scelte registiche e alla bravura di Stephen Lang.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.4/5

Perché ci piace

  • La costante sensazione di minaccia e smarrimento durante il film.
  • La bravura di Stephen Lang.
  • Il finale ha un suo perché e una certa coerenza.

Cosa non va

  • La sceneggiatura è piuttosto debole e porta a inutili lungaggini.
  • Il viaggio all'interno della propria coscienza potrebbe dare una sensazione di déjà vu.