Dalla pittura e dalle apprezzate performance da artista poliedrico, al cinema: quello di Desiderio Sanzi non è però un vero debutto, perché prima di Mirtillo - Numerus IX, il regista si era già cimentato con corti e documentari. Anzi, il lungometraggio fantasy ora disponibile su Amazon Prime Video nasce dal precedente corto Mirtillo - Numerus I, nel quale si era già intravisto l'universo onirico e inquietante delle sue storie.

Di sicuro Mirtillo - Numerus IX è un'opera dall'indubbio fascino visivo, anche se come vedremo decisamente zoppicante sul fattore entertainment, che evidentemente interessava poco all'autore. Di certo allo spettatore è richiesto di abbandonare la necessità di una trama lineare e logica, bensì di lasciarsi andare a quello che in fondo è un viaggio esistenziale complesso e sicuramente pretenzioso sulla natura umana, ma visivamente suggestivo e ricco di spunti non banali.
Un viaggio inquietante verso la città delle streghe

In MIRTILLO - numerus IX siamo in piena epoca medievale, con il cuore dell'Europa devastato dalla Peste Nera. Andruccio, interpretato da Fabio Fieri, è un fuggitivo che si mette alla ricerca di una cura per la terribile malattia e lascia il paese natale per intraprendere un viaggio disperato cercando di raggiungere Triora, una sorta di leggendaria "città delle streghe". Nel suo cammino incontra uno strano e misterioso essere praticamente muto, dalla pelle nera e con un paio di enormi corna sulla testa. Al misterioso personaggio, interpretato dallo stesso regista, Andruccio dà il nome di Mirtillo. Ma non sarà l'unico incontro di un viaggio inquietante e misterioso, che sembra costantemente ai confini tra realtà e allucinazione.

Alla ricerca della salvezza esistenziale tra simbolismi e ossessioni
Il cammino di Andruccio non è solo un viaggio alla ricerca di una cura per la peste nera. A dire il vero diventa un viaggio spirituale alla ricerca di sé stesso, dove la percezione della realtà è messa a dura prova in una ricerca di salvezza che non è solo fisica, ma soprattutto esistenziale. Da spettatori accompagniamo il protagonista in un percorso arcano, enigmatico e metafisico, ricco di suggestioni oniriche, di simbolismi, ossessioni ed elementi filosofici.

Un viaggio che a volte assomiglia a un incubo con visioni spettrali e forze sovrannaturali, in altre sembra contaminato da antiche credenze tra mito e storia. L'intento dell'autore sembra comunque quello di creare interrogativi profondi sull'esistenza e sui massimi sistemi, e visto il percorso del suo protagonista, il suggerimento sembra quello di trasformare la paura in accettazione della morte.
Visivamente affascinante ma debole e incerto sul piano narrativo

Il percorso affascinante del film sul piano visivo crea un indubbio impatto emotivo grazie a immagini ricercate e ipnotiche, ma resta molto debole e confuso sul piano narrativo, forse perché davvero troppo complesso e ambizioso. Tradendo probabilmente la carriera da documentarista e pittore, Sanzi pensa più a descrivere che a raccontare, è molto attento alla cura della forma, cosa che indubbiamente gli riesce bene, ma si dimentica della fluidità della storia che ha un passo discontinuo: in sostanza non riesce a portare del tutto sul grande schermo le stesse vibrazioni che regala con altre opere. Come detto l'aspetto visivo è suggestivo, grazie anche all'efficace fotografia di Daniele Cruccolini supportata da un sound design immersivo, ma è la fusione del realismo con il soprannaturale che non convince e lascia troppo spesso spaesati.
Conclusioni
Il debutto nel lungometraggio fiction di Desiderio Sanzi è un’opera complessa e enigmatica, ricca di spunti non banali su argomenti come la natura umana, la vita e la morte. Ma se l’aspetto visivo ha indubbiamente un suo fascino, il film è molto debole sul piano narrativo, dove sconta passaggi lenti e poco convincenti che non aiutano a coinvolgere lo spettatore.
Perché ci piace
- La cura dell’immagine e un aspetto visivo affascinante e suggestivo.
- L’ambizione di toccare temi importanti, soprattutto utilizzando il fantasy.
Cosa non va
- La parte narrativa è debole e a tratti confusa.
- I tanti simbolismi e gli elementi filosofici rischiano di non catturare lo spettatore.
- La cura per la forma non aiuta sempre la fluidità della storia.