Restio a parlare del proprio lavoro al di fuori della promozione dell'ultimo progetto in uscita, Matteo Garrone ha vinto la timidezza e il riserbo che lo contraddistinguono per raccontare il suo percorso cinematografico al pubblico di ragazzi del Giffoni Film Festival, dove è stato proiettato il film Il Racconto dei Racconti, presentato in concorso lo scorso anno al Festival di Cannes. Proprio dalla pellicola ispirata ai racconti di Basile è arrivato lo spunto della sua masterclass: parlare degli effetti speciali ai più giovani, per far capire che un cinema di genere e fantastico è possibile anche in Italia.
Le fiabe permeano da sempre il cinema di Garrone, che, a quelle edulcorate e sempre positive, preferisce il pulp e la durezza dei fratelli Grimm: "Un tempo le favole venivano raccontate per mettere in guardia i piccoli dai pericoli della realtà" ci ha detto al festival campano, continuando: "L'elemento nero serviva come ammonimento. Le fiabe, anche quelle contemporanee, come i capolavori della Pixar, hanno spesso degli elementi neri: quindi penso sia giusto non eliminare gli aspetti più inquietanti. L'importante è che, guardandole, gli spettatori di tutte le età riescano a emozionarsi".
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Un'altra fiaba sarà al centro del suo prossimo progetto, che arriverà nelle sale per il 2018: "Sto lavorando a una versione in live action di Pinocchio: me lo sono fatto sfuggire quando ho incontrato il presidente del consiglio Matteo Renzi al Salone del mobile di Milano e gli ho detto che me lo ricordava". Il regista sta cercando attivamente il protagonista in tutta Italia: "Ho fatto dei provini a Roma e Napoli: stiamo cercando il bambino giusto. A differenza di Il Racconto dei Racconti, che aveva un cast internazionale, voglio girare il mio Pinocchio abbia un sapore italiano".
Tennista, pittore e infine regista: Matteo Garrone ha avuto tante passioni e sogni nella sua vita, che, ci ha detto, per trasformare in realtà vanno perseguiti con impegno e amore: "Ho avuto tante passioni nella mia vita: quella del tennis è stata molto forte e violenta. Quando però mi sono reso conto che non sarei riuscito ad arrivare dove mi aspettavo, ho cambiato. Per fortuna la pittura in qualche modo è collegata con il cinema: sono due arti figurative. Quindi quella che è stata la mia formazione pittorica, il percorso che ho fatto andando nei musei e dipingendo, mi è servito. Facevo spesso dei quadri con una valenza narrativa: raccontavo delle storie all'interno di un fotogramma. Quando poi ho iniziato a fare cinema, con la possibilità del movimento e di 24 fotogrammi al secondo, abituato a raccontare una storia con un fotogramma solo, mi sembrava di essere molto avvantaggiato. Anche il teatro mi ha aiutato: mio padre era un critico teatrale e insieme a lui ne ho visto tanto. Mia madre era fotografa: ho avuto una serie di vantaggi, sono cresciuto in una famiglia che mi ha aiutato per il mio percorso artistico".
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