Raccontare. Prendere una storia e dei personaggi e renderli credibili, concreti, portarli a un lettore o uno spettatore che aspetta di seguirne i passi. Al di là della forma scelta per farlo, una storia è sempre una storia e tesserne le fila è un'arte a sé rispetto a quelle in cui si va a concretizzare, che sia un film, un romanzo, un fumetto. È un'arte che Matteo Bussola ha dimostrato di saper padroneggiare in diverse forse, a cominciare dai suoi post sui social in cui tratteggia momenti ed eventi della sua vita personale fino alle recenti pubblicazioni editoriali, dal secondo volume della rivista collettiva Manga Issho di Star Comics al più recente romanzo, La luce degli incendi a dicembre.
Abbiamo potuto approfondire il suo approccio al racconto in una bellissima chiacchierata alla recente edizione di Lucca Comics & Games, accolti in uno degli spazi del padiglione Star Comics, riparati dal caos della cittadina toscana nel pieno dell'evento, per poter affrontare con calma temi e modi delle sue recenti pubblicazioni, iniziando proprio dal suo romanzo appena uscito.
Galeotto fu il treno
"È una storia molto semplice" ci aveva anticipato Matteo Bussola a Lucca, "è la storia di un uomo e una donna che si incontrano in treno, quindi è, preso molto con le pinze, un romanzo d'amore, ma non in senso canonico. È la storia di una donna e un uomo che imparano a conoscersi e che in questa realtà parallela del treno cominciano a parlare dal loro punto di vista sulla maternità, sulle relazioni, sui sogni infranti, sulle promesse non mantenute e lentamente, senza forzature, cominciano a costruire questa specie di bolla di intimità che porterà a una conclusione non scontata." Tanto ci basta per essere incuriositi, già consci della sua capacità di sfruttare spunti molto semplici per approfondire l'umanità dei personaggi.
E infatti ce lo conferma continuando la nostra conversazione: "mi piaceva mettere in campo questo confronto maschile e femminile, soprattutto in questo periodo in cui, per tutte le ragioni comprensibili e sull'onda emotivamente calda di questioni drammaticamente rilevanti, sembra che maschile e femminile sia una contrapposizione manichea in cui il maschile deve emendarsi in qualche modo da questa colpa archetipica. Siccome io credo invece che certe questioni relazionali si possano risolvere solo insieme, ho fatto un libro basato sul dialogo, nella realtà parallela del treno che è un ambiente che io amo molto."
Un ambiente già in qualche modo affrontato in un altro libro, quando ha usato la stazione come punto di incrocio tra storie diverse. "Perché credo che questo ambiente provvisorio del treno sia ideale per confidenze, confronti. A volte proprio con degli estranei riesci a confidarti di più, perché non hai niente da proteggere. Ed è quello che accade ai due protagonisti de La luce degli incendi a dicembre. Come sempre è un titolo che gioca su un'apparente contraddizione, perché gli incendi li destineresti più facilmente al periodo estivo e vuole rappresentare questo fuoco che prende all'improvviso i due protagonisti, sia nel loro confronto sia rispetto a ciò in cui stanno fuggendo, perché abbiamo una donna che si sta allontanando dalla sua famiglia e un uomo che vi sta invece facendo ritorno un po' controvoglia." Il punto di partenza di un dialogo per "un libro fatto al 90% solo di dialoghi."
Insieme, nel nome dei manga
Un nuovo romanzo appena pubblicato da Einaudi, ma la passione mai tramontata per i fumetti e la collaborazione con Manga Issho, il cui secondo numero contiene una storia di Bussola. Ma come nasce questa collaborazione? "Cristian Posocco, Davide Morando Davide Caci mi contattarono ai tempi del Comicon 2023 per raccontarmi questo progetto di pubblicare manga di autori italiani ed europei. In quel periodo stavo già lavorando a Zero Venti, quindi in qualche modo mi sono sentito subito in sintonia, come se avessimo avuto questa intuizione quasi in contemporanea, questo sentore che c'era un terreno fertile per raccontare storie con quel linguaggio. Molti autori sono nativi di quel linguaggio e mi piaceva l'idea di usare lo stile del manga per raccontare storie ambientate in Italia, quindi non andare a scimmiottare, ma usare quella tecnica e quel tipo di sguardo e di narrazione. Mi è sembrato subito molto interessante."
C'è però un altro aspetto che ha incuriosito Matteo Bussola: "di base sono un autore autarchico, tendo a fare tutto da solo, tanto che mi disegno addirittura le copertine dei romanzi. Ma mi piacere questo concetto di issho, di collettivo di autori che si mettono insieme per fare qualcosa. E ti confesso che sia nel caso di Emilio che della collaborazione con Fausto Chiodoni, mi sembra che il risultato finale sia decisamente superiore alla semplice somma delle parti. E in un insieme di autori più giovani di me, mi pareva pertinente, opportuno, bello, che ci fosse un autore della vecchia scuola", uno che come Bussola era cresciuto nel periodo dell'esplosione dei manga in Italia: "se penso ai manga non penso a Gachiakuta che pure apprezzo molto, ma a Leiju Matsumoto, a Go Nagai, a Rumiko Takahashi. Il mio imprinting è quello e mi piaceva portare un piccolo contributo in tal senso."
Una precisa scelta editoriale
Ci viene da pensare che non si tratta soltanto di seguire lo storytelling e l'approccio stilistico dei manga, ma anche la linea editoriale giapponese, che parte da volumi collettivi in cui gli autori possano farsi conoscere, un punto di incontro tra visioni diverse in cui gli appassionati dell'uno possano arrivare a conoscere gli altri, per poi procedere nel raccoglierli nei cosiddetti tankobon monografici per quelli con maggior seguito. E chissà che non succeda anche per alcune delle storie iniziate in Manga Issho, che il concetto di insieme lo porta avanti anche a livello di case editrici, per una inedita e interessante collaborazione tra Italia con Star Comics, Spagna con Planeta, altraverse per la Germania e Kana di Francia e Belgio. Una rivista, per cinque stati europei e un mercato ampio da intrattenere e conquistare in un contesto editoriale sempre più complesso e affollato. Una strategia subito premiata dai lettori, per "una partenza superiore alle aspettative" e un entusiasmo che il pubblico ha dimostrato agli autori anche in quel di Lucca.
Raccontare per immagini
"Nasco fumettista e quella parte mi manca, nonostante non abbia mai smesso di farne" ci ha detto Matteo Bussola quando gli abbiamo chiesto cosa cercasse nel lavoro sui fumetti. "è un po' come tornare a casa, sia nella collaborazione con Star Comics che nel progetto di manga italiano che mi sono inventato. L'ambizione finale è di arrivare a fare un progetto tutto mio, interamente scritto e disegnato da me, ma ho la consapevolezza che per farlo devo mettere in conto un anno di lavoro come minimo e in questo momento non ce l'ho quel tempo." Però ci dice una cosa che ci colpisce, il sentirsi "un fumettista in prestito al mondo della letteratura", anche se i suoi romanzi sono tutti efficaci, riuscendo a essere semplici ma mai banali, diretti e onesti. E di successo. Un successo con cui "all'inizio ho fatto un po' fatica a far pace, ma poi mi sono reso conto che in realtà sono due anime diverse della stessa attitudine: non sono né un disegnatore, né uno scrittore, sono un narratore di storie. A volte queste storie le racconto con la matita, altre volte le disegno con le parole."
Se però dovessimo chiedergli qual è l'ambito in cui si sente più a suo agio, non avrebbe dubbi: "ogni volta che vengo qui a Lucca, ho la sensazione di tornare a casa" e se pensa a un personaggio, probabilmente gli viene più spontaneo prendere la matita e disegnarlo, piuttosto che descriverlo, "tanto che nei miei romanzi non so davvero chi sono i miei personaggi finché non li ho disegnati sulla copertina. Amo talmente tanto il fumetto da spingermi ad affermare che perfino i miei romanzi sono fumetti in cui le parole hanno occupato tutto lo spazio a disposizione, quindi si fanno carico anche della dimensione corporea, emotiva. Ricordi Alpha Flight di John Byrne ambientato nella tempesta di neve? Lui era in ritardo e il risultato è che le vignette erano tutte bianche con solo testo. E nonostante questo capivi perfettamente chi era a parlare, il carattere dei personaggi. Per me i romanzi sono quella roba lì, sono la mia tempesta di neve."
Matteo Bussola e il cinema
Avendo parlato di immagine, non possiamo che spostarci verso il cinema, visto che ci sono già stati due adattamenti dei suoi romanzi: Notti in bianco, baci a colazione e L'invenzione di noi due. Ci anticipa anche che per altri due c'è stata una prelazione, ma da qui a dire che diventeranno film o serie è ancora lunga la strada. "È un linguaggio che mi interessa molto, perché quando i personaggi diventano carne, sangue, postura, voce, entri in un altro campo semantico. Ma allo stesso tempo è un linguaggio che mi spaventa, che mi fa molto soffrire, perché devi mettere in conto che devi partire da un tradimento necessario: il film non potrà mai essere romanzo e devi essere disposto ad accettare dei cambiamenti a volte anche radicali, perché quando parli con le immagini cambia tutto e devi lasciare lo spazio al regista che metterà in campo una sua visione, a un produttore, agli attori che indosseranno quelle battute e decideranno anche di cambiarle perché a voce richiedono un altro tipo di approccio. È un processo collettivo" in cui inevitabilmente l'autore originale passa in secondo piano.
Ma è soddisfatto degli adattamenti che ci sono stati fin qui? "Sono soddisfatto del secondo, perché mi hanno coinvolto nelle sceneggiature e ho avuto una parte in causa. Il primo è stato un buon esperimento, ero molto ingenuo e non sapevo bene cosa stavano facendo. Una cosa che ho imparato dal primo film è che quando ti comprano i diritti, poi possono farci letteralmente quello che vogliono. Era un libro anche biografico, quindi la materia che trattavo non era romanzesca, erano episodi della mia vita. Lì sono stato un po' sulle spine, poi per fortuna sono riusciti a tenere la barra abbastanza dritta ed è un film di cui non mi dovrò mai vergognare con le mie figlie e la mia famiglia."