Marco Giuliani: uno sporco mestiere, quello dell'attore

Lo abbiamo visto nei panni di Remo nella decima stagione di Distretto di Polizia, e adesso si prepara a tornare a teatro con un testo di Dennis Kelly. Il mestiere d'attore? 'Un lavoro sporco', ma lui ama farlo.

La prima cosa che colpisce di Marco Giuliani è il suo sguardo, ma le fan di Distretto di Polizia sono rimaste conquistate anche dalla sua interpretazione di Remo, "un personaggio contraddittorio", sul quale l'attore ha lavorato sia dal punto di vista fisico che emotivo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per saperne di più sul suo lavoro nel serial, oltre che sui suoi prossimi progetti - tra cui il teatro - le aspirazioni, e le difficoltà di uno "sporco mestiere" come quello dell'attore.

Il personaggio da te interpretato in Distretto di Polizia 10 è stato salutato con entusiasmo dai fan della serie, che considerano Remo "un cattivo con gli attributi", oltre che la nemesi perfetta di Luca (Simone Corrente). In che modo hai lavorato su questo personaggio, su quali elementi hai gettato le basi per costruire la personalità e il carisma di Remo?
"Un cattivo con gli attributi"... niente male (sorride) scherzi a parte, sono molto contento che sia piaciuto così tanto il mio personaggio; nel lavoro metto sempre tutto me stesso, con onestà, cercando il più possibile di non "recitare", e sapere che il mio impegno viene apprezzato dal pubblico per me è la più grande delle soddisfazioni.
Remo è un personaggio contraddittorio: comanda senza esitazioni una banda di assassini fuori di testa, ma al tempo stesso sa essere un marito e un padre straordinario, mosso da un amore incondizionato verso la sua famiglia e il suo vecchio amico poliziotto. E' un criminale, eppure una delle sue note più caratteristiche è sicuramente la lealtà. Lavorandoci ho cercato di mettere in luce proprio questa dicotomia.

Hai avuto un ruolo di rilievo in R.I.S. - Delitti imperfetti, e adesso un'altra serie poliziesca come Distretto di Polizia. E' una scelta che si deve all'amore per il genere, o più semplicemente ti sei adeguato alle proposte della produzione?

Diciamo che sono stato fortunato... amo il genere polizesco e le storie noir, e in questi ultimi anni le proposte che ho ricevuto sono andate tutte più o meno in questa direzione. Dico fortunato perchè nel nostro Paese purtroppo, per i motivi che tutti conosciamo, stiamo vivendo un periodo decisamente nero sul fronte del lavoro (e non solo nel cinema, tartassato comunque dalla mancanza di una politica culturale degna di questo nome...) Per un giovane attore risulta sempre più difficile emergere o anche semplicemente dare una certa continuità al proprio lavoro, e in questo desolante scenario, scegliere i ruoli che ti piacerebbe interpretare è di fatto un lusso riservato a pochi.

Quali sono state le difficoltà maggiori nell'affrontare il ruolo di Remo? Ricordi sequenze particolarmente difficili, tra quelle che hai girato?
Sicuramente le scene più difficili sono state quelle in cui c'era molta azione, come le sparatorie, le colluttazioni, gli inseguimenti, eccetera. Dovevamo tutti stare molto attenti e provarle davvero bene, perchè, soprattutto maneggiando armi, anche se caricate a salve, c'era sempre il rischio concreto di farsi male alla minima distrazione. Ad esempio, in una scena nella quale dovevano spararmi, sono caduto male e mi sono incrinato due costole... era la prima volta che mi succeddeva e non pensavo fosse così doloroso.

Ti sei occupato di teatro, cinema e televisione. Quale tra questi tre mezzi espressivi speri di approfondire, proseguendo la tua carriera? So che a breve tornerai sul palcoscenico per le repliche di After the End...

After the End è un testo a due del 2001, scritto da Dennis Kelly, un geniale autore irlandese che ho anche avuto il privilegio di conoscere personalmente. L'anno scorso insieme a Valentina Correani, mia compagna sia in scena che nella vita, abbiamo rappresentato, autoproducendoci, questa commedia nera acidissima e scorretta, con la mia regia, in un piccolo teatro underground a Roma e, considerato il successo della prima uscita, sicuramente la riproporremo a breve. Per un attore il teatro, soprattutto un piccolo teatro, è il massimo, o almeno per me è così. E' come, per un musicista, fare un concerto dal vivo invece di registrare un disco in studio: ti senti il pubblico addosso, li senti respirare, percepisci quello che provano, e alla fine hai un riscontro immediato, se gli sei piaciuto e ti applaudono convinti... beh, non so se sia la sensazione più bella e appagante del mondo, ma sono sicuro che ci si avvicina parecchio.

L'anno sta per concludersi: cosa ti aspetti dal 2011 e dal futuro in generale? Hai degli obiettivi ben precisi o punti a cogliere le occasioni che si presentano sul tuo cammino artistico?
Non per essere pessimista, ma dopo tanti anni che faccio questo lavoro, ho imparato che la cosa migliore è non aspettarsi proprio nulla. Come ho già detto, la situazione nel nostro ambiente è assai complessa: è una vera e propria giungla dove non esiste alcuna regola e in cui è molto difficile emergere anche se hai talento. Detto questo, se proprio devo sbilanciarmi, mi piacerebbe ottenere un ruolo in un film importante, magari per il cinema, una parte che mi dia la possibilità di mettere in luce le mie capacità e il mio amore per questo sporco mestiere.