E se la preistoria fosse il periodo più folle e colorato della storia umana? È così che la immagina Viktor Glukhushin nel suo Maracuda - Diventare grandi è una giungla, nuovo film del regista di My Sweet Monster, appena presentato a Cartoons on the Bay e che racconta genitorialità e voglia di indipendenza grazie ad una storia vivace e trasversale. Seguiamo infatti le vicende di Maracuda, un ragazzo un po' goffo e curioso che ha un rapporto difficile con la sua famiglia.

Accusato di aver lasciato spegnere il fuoco, il giovane decide di intraprendere un viaggio in solitaria, fino a quando non si imbatte in un bizzarro pennuto proveniente da un altro pianeta. L'incontro tra i due sarà fonte di esperienze indimenticabili e tanti, tanti guai. In occasione dell'uscita nei cinema italiani dal 5 giugno, abbiamo avuto l'occasione di scambiare qualche parola con il regista per farci raccontare più nel dettaglio la nascita e lo sviluppo di questo progetto.
Un film per figli e genitori

Iniziamo dalla genesi del progetto: come è nato Maracuda - Diventare grandi è una giungla?
Maracuda è nato da un'idea folle: cosa succederebbe se le origini dell'umanità fossero state accidentalmente innescate da un alieno? Questo si è evoluto in qualcosa di più profondo: una storia sulla crescita, la famiglia e le complesse emozioni che accompagnano il diventare indipendenti. Ero affascinato dall'idea di prendere questa immensa e mitica ambientazione, l'età della pietra, e usarla per esplorare qualcosa di molto personale e comprensibile: la sensazione adolescenziale di non essere compresi. È qui che entra in gioco Maracuda, il nostro personaggio principale. È impacciato, impulsivo, pieno di dubbi, ma anche coraggioso e gentile. L'intero film è nato da questa verità emotiva, con tanto umorismo, caos preistorico e sorprese cosmiche stratificate.
È un film per i figli ma anche, e forse soprattutto, per i genitori. Quanto è complesso raccontare questo tipo di rapporto e quali sono i cliché narrativi e cinematografici nei quali non cadere?
Raccontare una storia adatta sia ai bambini che ai genitori ha richiesto un delicato equilibrio. La dinamica tra Maracuda e suo padre si ispira ai reali malintesi generazionali che molti di noi sperimentano crescendo. Il cliché da evitare è la formula del genitore perfetto contro adolescente ribelle'. Nella nostra storia, nessuna delle due parti ha completamente ragione o torto, entrambi faticano a connettersi. Questa tensione e il lento processo di comprensione reciproca, è ciò che conferisce alla storia la sua profondità emotiva.
Personaggi in crescita in una folle preistoria

Nei tuoi film spesso racconti personaggi che nel corso della storia da stereotipi diventano poi sempre più complessi, crescono e maturano. Quali sono le sfide nel rappresentare questa crescita?
La sfida è la pazienza. Il pubblico deve essere disposto ad appassionarsi a un personaggio che all'inizio potrebbe sembrare sciocco, fastidioso o immaturo. Come regista devi studiare la sua trasformazione: non puoi affrettarla. Maracuda inizia come il classico adolescente: frustrato, incompreso, pieno di spavalderia, ma gradualmente, disveliamo quegli strati e scopriamo la sua vulnerabilità, la sua lealtà, la sua capacità di cambiare. Si tratta di rendere quell'evoluzione reale e appagante, così che alla fine il pubblico non solo lo capisca, ma senta di essere cresciuto con lui.
Immaginare un mondo preistorico sembra avervi dato la possibilità di liberare la fantasia. Come hai approcciato a questo aspetto? E quale personaggio ti sei divertito maggiormente a creare?
È stato come avere una tela bianca davanti a noi: l'ambientazione preistorica ci ha dato la libertà di fondere scienza, mito e totali assurdità. Abbiamo mammut, dinosauri, suricati e uccelli extraterrestri! Il team di design si è divertito un mondo a mescolare vere creature preistoriche con elementi fantasy, esagerando il tutto attraverso la lente del viaggio emotivo di Maracuda. Per quanto riguarda i personaggi preferiti, ho un debole per i suricati: sono caotici, ridicoli e sempre pronti ad escogitare qualcosa. Ma se dovessi sceglierne uno, direi Tink, l'extraterrestre: è strambo, sarcastico e in qualche modo profondamente emotivo. È stato il più imprevedibile da scrivere e il più divertente da animare.
La potenza dell'animazione

L'animazione è un mezzo espressivo potente, che però sembra ancora troppo spesso sottovalutato. Cosa ne pensi?
Sono completamente d'accordo. L'animazione è spesso vista come "solo per bambini", ma in realtà è uno degli strumenti narrativi più versatili ed emotivamente potenti che abbiamo. Si possono creare mondi interi, esprimere idee astratte attraverso il movimento e il colore e raggiungere luoghi che il live action non potrebbe mai raggiungere. I momenti emozionanti di Maracuda, ad esempio la scena finale del vulcano, sono più intensi grazie al mezzo. L'animazione permette di amplificare la realtà senza perdere la verità. Credo che stiamo assistendo a un cambiamento nel modo in cui viene valutata, ma c'è ancora del lavoro da fare per ampliarne la percezione.
Quali sono i film (animati o no) che ti hanno ispirato maggiormente nella tua vita e carriera?
L'animazione Disney ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la mia immaginazione, soprattutto Il libro della giungla. Quel film aveva un mix così potente di avventura, umorismo, musica e profondità emotiva che ha lasciato in me un segno indelebile. Ricordo di essere rimasto affascinato da come potesse essere allo stesso tempo selvaggio e commovente, con personaggi che sembravano fuori dal comune ma anche profondamente umani. Mi ha insegnato che l'animazione non è solo movimento, ma anche la creazione di un mondo che ti rimane dentro.