Sembra esserci un nuovo sotto-genere nel catalogo Prime Video: quello dei family thriller. Torbidi e sensuali, giocano con la differenza d'età tra le parti. Rapporti maturi che si sgretolano a causa dell'arrivo di una variabile giovane e pericolosa. In mezzo, una serie di segreti e bugie che minacciano lo status quo dei protagonisti, spesso appartenenti al ceto più ricco che c'è, sbugiardandoli. Dove però La fidanzata funzionava la nuova Malice manca il centro, nonostante i nomi coinvolti, a partire da David Duchvony.
Malice: una famiglia privilegiata, un babysitter inopportuno e la rottura della felicità (apparente)
L'affascinante Adam Healey (Jack Whitehall) riesce ad infiltrarsi con il ruolo di tutor all'interno della sfacciata e ricca famiglia Tanner, in vacanza in Grecia in una villa sul mare che ben esprime tutto il loro lusso e privilegio. Il nucleo è composto da Jamie (un David Duchovny che strizza l'occhio all'Hank Moody di Californication), la moglie Nat (l'ex Sacerdotessa Rosa di Game of Thrones Carice van Houten) e i tre figli adolescenti e un po' viziati (Harry Gilby, Teddie Allen e Phoenix Laroche).
Accanto a loro la famiglia che è solita passare le vacanze insieme: la migliore amica di Nat, Jules (Christine Adams), suo marito Damien (Raza Jaffrey) e le loro due figlie (Rianna Kellman e Jade Khan). La quiete (apparente) del mondo idilliaco e un affollato dei Tanner viene letteralmente invasa e spazzata via dal nuovo arrivato che riesce a farsi spazio sempre più all'interno dei due nuclei. Un passo alla volta, un piccolo gesto apparentemente insignificanti alla volta ma che vogliono ledere la fiducia degli uni verso gli altri.
Una promessa, uno sviluppo (e un finale?) prevedibili
Tanto la premessa di Malice quanto il suo svolgimento sono altamente prevedibili. Magari non in tutti i dettagli ma sicuramente nella somma delle due parti, epilogo compreso. Adam fin da subito promette vendetta nei confronti dei Tanner e dobbiamo capire, come spettatori, da dove nasca questa storia piena di rancore.
La serie si muove a metà strada tra un giallo - c'è un indizio nel primo episodio che, col senno di poi, svela il movente e il modus operandi del "sospettato" - e un thriller. Di quest'ultimo genere prende sensualità e tinte torbide, anche se non portate fino in fondo, nonostante il fascino e il carisma dei protagonisti. Suona tutto come una filastrocca già sentita, e dalla svolta prevedibile. Ovvero dramma e sangue (anche se non sappiamo di chi) come ci anticipa il tipico flashforward iniziale, per poi raccontare a ritroso gli eventi che hanno portato a quell'epilogo.
Location, regia, recitazione: nessun elemento emerge per davvero
Un qualsiasi prodotto audiovisivo, per fare centro, deve far funzionare tutti i reparti, come un'orchestra ben accordata. Qui purtroppo funzionano gli strumenti presi singolarmente ma non la sinfonia finale. La location non riesce a creare la giusta atmosfera; mette in contrasto i colori mediterranei della Grecia e il grigiore pastello di Londra oltre che del tono del racconto. Scrittura e regia percorrono strade già battute, non riuscendo ad ammaliare ed incuriosire per davvero gli spettatori sullo sviluppo, e soprattutto sul finale.
Infine la performance degli interpreti: il cast scelto appare azzeccato, sia nei nomi noti che nei giovani emergenti, ma è in questi rapporti morbosi e vojeuristici che cade in banalità con poco appeal. Non riescono a fare la differenza nemmeno le due tematiche principali: la satira sociale del privilegio - che forse ha un po' stancato perché abusata negli ultimi tempi; e la denuncia della mascolinità tossica nelle figure di riferimento, come Jamie per i suoi figli. Un padre molto esigente che non riesce a connettersi emotivamente con loro, e con la moglie. L'unica domanda che viene da porsi durante la visione è: abbiamo indovinato dove lo show andrà a parare? La risposta probabilmente sarà un drammatico "sì".
Conclusioni
Malice è un thriller psicologico familiare e torbido, almeno così si presenta sulla carta. Purtroppo nella resa è molto meno coinvolgente e conturbante, attraversando strade già battute per arrivare ad un epilogo abbastanza prevedibile. La vendetta, la disparità sociale, la denuncia del privilegio, la mascolinità tossica, le interpretazioni del cast, le location che lavorano per contrasto di colori: nulla lascia davvero il segno, nonostante i nomi altisonanti coinvolti.
Perché ci piace
- L'idea di fondo e le tematiche che si porta dietro...
- La doppia location...
- Il cast scelto...
Cosa non va
- ...ma già battute troppe volte, soprattutto di recente.
- ...che però non ottiene l'effetto sperato, nemmeno per contrasto.
- ...ma non i loro rapporti, già visti e meno torbidi di quanto vorrebbero.
- Una regia poco incisiva.