Dopo l'interessante coversazione col produttore Mike Medavoy, mattatore della Piazza Grande dove, di fronte a un pubblico entusiasta di fronte alla proiezione del video che raccoglie gli spezzoni dei principali successi del produttore (da Apocalypse Now a Io e Annie, da Rocky a La sottile linea rossa), ha ricevuto il premio Rezzonico alla carriera, la giornata di oggi prosegue con tre nuovi film in concorso.
L'olandese Among Us, diretto da Marco van Geffen, adotta il metodo Rashomon per narrare da tre punti di vista diversi la drammatica esperienza di una ragazza alla pari polacca accolta da una famiglia olandese che, in attesa del secondo figlio, affida alla timida e silenziosa giovane la cura del figlio. La situazione precipita quando la ragazza, che ha stretto amicizia con una scatenata compatriota, anch'essa alla pari presso una famiglia, scopre che il datore di lavoro dell'amica è uno stupratore. Un film intimista che gioca (forse troppo) sul non detto e che sceglie di raccontare per ellissi una vicenda agghiacciante forte dell'espressiva protagonista Dagmara Bak. Dramma nella giungla per Mangrove, caotica pellicola franco-svizzera che narra anch'essa un fatto di sangue abbondando nell'uso di flashback, ellissi e salti temporali che rendono difficile la comprensione per lo spettatore. Il film, diretto a quattro mani da Frédéric Choffat e Julie Gilbert, eccede nell'uso delle sfuocatore unendo poca chiarezza narrativa a una lentezza esasperante e fino a questo momento rappresenta il punto più basso del concorso.
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