Per Le verità, suo primo film europeo che inaugura Venezia 2019, Hirokazu Koreeda si immerge in un universo deliziosamente francese e metacinematografico. Il regista nipponico adatta una sua pièce teatrale mai rappresentata cucendo addosso a Catherine Deneuve il ruolo di una diva al tramonto, costretta a fare i conti con il rapporto problematico con la figlia, interpretata da Juliette Binoche, e con le malefatte passate. In un tripudio di battute e frecciatine alle colleghe (vedi un gustoso richiamo alla rivale Brigitte Bardot), la Deneuve dà il meglio di sé e sembra divertirsi in un mondo nel ruolo della "strega cattiva delle fiabe" lasciandosi scivolare di dosso, almeno in apparenza, un passato doloroso.
Come in tutti i film di Koreeda - qui potete leggere la nostra recensione di Le verità - grattando la superficie vi è una riflessione profonda sulla famiglia e sui rapporti umani, anche se il regista la nasconde dietro la leggerezza con cui passa da un dramma familiare a una sortita sul set fictional di un fantomatico film di fantascienza. Assente Ethan Hawke, che interpreta il marito di Juliette Binoche, a circondare Hirokazu Koreeda è un gineceo di dive francesi che comprende anche Ludivine Sagnier e l'esordiente Manon Clavel.
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L'esordio di Koreeda nel cinema europeo
Il maestro Hirokazu Koreeda racconta la genesi della sua prima incursione europea alla Mostra del Cinema di Venezia 2019 ammettendo di essere "grato che il mio film sia stato selezionato per l'apertura. All'inizio si trattava di una storia che aveva come ambientazione solo un camerino. La produzione si è mossa anche grazie all'intervento di Juliette Binoche che nel 2011 mi ha chiesto se volessi fare un film insieme a lei. Non sapevamo ancora se avremmo girato in Giappone o altrove. Era tutto un po' vago. Ho pensato che sarebbe stato interessante girare in Francia, con attrici che rappresentavano la storia della cinematografia francese. Così ho deciso di cambiare la sceneggiatura creando una storia tra madre e figlia. I cambiamenti li ho fatti dopo aver incontrato Juliette Binoche e Catherine Deneuve".
Catherine Deneuve conferma le parole del regista spiegando di aver sviluppato il personaggio dell'altezzosa Fabienne insieme a Koreeda contribuendo alla sceneggiatura con la propria personalità: "Ho messo molto di me stessa nel film. Spesso lo faccio, metto me stessa come persona, come donna nei film che faccio. Senza sarebbe tutto più difficile". La diva francese ammette le somiglianze, ma anche le differenze con il personaggio di Fabienne: "Il mio rapporto con mia figlia è molto diverso dal suo. Capisco perfettamente questa donna, ma per me la sua creazione è stata un lavoro di composizione. L'esperienza sul set è stata originale, ma al contempo complessa. Abbiamo lavorato con una traduttrice che doveva ritrasmettere a Koreeda i nostri sentimenti. La fatica di comunicare in una lingua diversa è stata grande, ma sono molto soddisfatta del risultato".
Juliette Binoche, figlia ribelle di una madre ingombrante
Per Juliette Binoche Le verità è stato il realizzarsi di un sogno: "Girare con Koreeda era un sogno che nutrivo da 14 anni. E poi mi sono trovata a lavorare con Catherine, che è un simbolo di femminilità. Anche questa era una prima volta. Questo film è la realizzazione di tutti i miei sogni, la consacrazione viva e preziosa". L'esperienza sul set con il maestro giapponese e il suo metodo di lavoro così lontano da quello della perfezionista Binoche ha messo a dura prova l'attrice che svela: "Ho la fama di preparare a lungo i film, ma Koreeda non voleva che lo facessi. Sono stata costretta a ubbidire. Aspettavo le istruzioni, ma sul set lui si divertiva con me, respirava con me, si muoveva con me. Gesticolava, sospirava, forse era il suo modo di farmi capire cosa voleva da me. Dopo la scena dello scontro con la madre ho cominciato a capire. Il giorno dopo Koreeda mi ha ringraziato e ha smesso di gesticolare".
Libera e passionale, Juliette Binoche ammette di essere "ossessionata da tutto ciò che faccio, quando recito, quando cucino, quando mi lavo denti, ho voglia di darmi totalmente. Mi piace avere luoghi in cui esprimere me stessa. Il personaggio di Fabienne sembra preferire la finzione alla realtà, è un'attrice che ha messo il mondo della recitazione prima di quello reale, ma non credo che sia necessario fare una scelta". A commentare il difficile rapporto tra una madre ingombrante (Fabienne) e una figlia divisa tra amore e odio per la figura materna interviene Koreeda, specificando che "il film non dà risposte. Madre e figlia imparano ad accettare l'una l'esistenza dell'altra. Nella magia dell'amore c'è anche della bugia, ma in questo modo la famiglia si avvicina, si evolve. Questo era il tipo di film che avevo in mente".