Le radici e le ali
Ma e Cao, settantreenni, vivono con le rispettive famiglie in un paesino della provincia rurale della Cina. I due, un tempo rinomati carpentieri, passano ora le giornate tra due chiacchiere e una partita a carte con gli altri anziani del villaggio, e la compagnia dei rispettivi nipotini. Il governo provinciale, recentemente, ha disposto la cremazione obbligatoria per tutti i defunti, e la cosa è fortemente avversata dagli stessi anziani, gelosi delle loro tradizioni e della possibilità di seppellire i loro morti nei rispettivi terreni. Ma ha appena aiutato Cao a costruire una bara a lui destinata, sfruttando inoltre la sua ulteriore abilità di pittore, per dipingere sulla cassa una gru bianca: secondo una leggenda locale, infatti, questo animale avrebbe il ruolo di portare nell'aldilà le anime dei defunti. Quando Cao muore, la sua famiglia lo seppellisce di nascosto nel terreno di famiglia, e Ma crede di vedere la presenza della gru. Ma gli ufficiali governativi scoprono presto la sepoltura clandestina, e ordinano la riesumazione del corpo e la sua cremazione. Il vecchio Ma, sentendo anche lui approssimarsi il momento della fine, è preoccupato dall'idea di fare la stessa fine dell'amico, di essere cremato e svanire in un filo di fumo, anziché volare in cielo sul dorso della gru.
Presentato nella sezione Orizzonti della sessantanovesima edizione della Mostra di Venezia, Fly With The Crane è il terzo lungometraggio del regista cinese Li Ruijun, che si è qui ispirato a un romanzo, molto noto in patria, scritto dall'autore Su Tong. Non pare succedere molto, nel film di Li, la cui sceneggiatura segue la placida vita di un uomo anziano e della sua famiglia, e la tranquilla interazione tra il vecchio Ma e i suoi giovanissimi nipoti. Il film si concentra su una descrizione minimale, ma precisa, della Cina rurale e dei suoi rituali, sulla sopravvivenza delle tradizioni e sulla loro strenua difesa da parte degli abitanti del villaggio, sulla vita di una famiglia che è ancora allargata, molto diversa da quelle che la modernità ha portato nelle zone più industrializzate del paese. Il conflitto tra tradizione e modernità, con l'avanzare inesorabile di quest'ultima e il suo scopo di modificare anche il volto delle campagne, è presentata inizialmente sottotraccia, con dei semplici accenni in una realtà che pare ancora all'insegna dell'immobilismo; ma la prospettiva, per il protagonista, della cremazione (col conseguente annientamento del corpo) si fa sempre più presente, ergendosi a emblema di un conflitto che è anche generazionale: i figli di Ma, infatti, mal tollerano le apparenti stramberie del loro padre, e la sua insistenza sulla leggenda della gru bianca. Man mano che la narrazione procede, si fa sempre più evidente l'isolamento nel villaggio del vecchio protagonista, a cui solo i nipotini sembrano dar credito, e che solo da loro sembra esser compreso nella sua angoscia per la sorte delle sue spoglie mortali. Il vecchio Ma è guardato con sempre più sospetto dagli altri abitanti del paese, quando non con scherno, e la sua ossessione è mal tollerata anche all'interno della sua stessa famiglia; ma il suo disperato proposito di resistenza, e la metaforica speranza nell'arrivo della gru, trova nei due ragazzini un terminale d'ascolto attento e complice. Nel carattere apparentemente placido ed immobile del suo incedere, il film rivela così il suo aspetto più problematico: quello di una generazione che sta inesorabilmente scomparendo, nelle persone che la rappresentano come nei suoi valori di base. L'attesa della fine, per Ma, si mescola inevitabilmente all'angoscia nel momento in cui questa si avvicina, con tutto il suo portato di doloroso rimpianto; ma l'aiuto dei due ragazzini, e la loro complicità, mostra che il nucleo di quei valori in pericolo è in definitiva, per ora, destinato a sopravvivere. La gru bianca, infine, è arrivata, e ha potuto anche stavolta svolgere il suo compito.Movieplayer.it
3.0/5