Dagli esordi teatrali con Carmelo Bene al culturalismo di Bertolucci, dalla sfrontata irregolarità di Aranda alla comicità nervosa (e riflessiva) di Verdone, Laura Morante, nel corso degli anni, ha saputo cesellare un'invidiabile collezioni di splendidi ritratti d'autore costruiti solidamente su un certo cinema fascinoso ed impegnato ; un lavoro straordinario che le ha fatto guadagnare più volte l'appellativo di "musa", per la sua incantevole complessità, capace di colpire ed ispirare registi di mezzo mondo, con il suo sguardo pieno e malinconico, con la sua ombrosità che, in un solo attimo, sa tramutarsi ed irradiarsi in un leggero e misterioso sorriso.
È a lei che, da martedì 3 aprile fino a sabato 7, l'Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, la Direzione Generale per il Cinema presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Centro Sperimentale di Cinematografia e l'Associazione Made In Italy, dedicheranno una rassegna intitolata "La Musa Discreta", presso la Cineteca Nazionale (Sala Trevi), in via del Puttarello a Roma.
Un vero e proprio viaggio articolato in quattro fasi (Ombre & Smarrimenti, Sorrisi & Rabbie, Famiglie Inquiete, Desideri Estremi) attraverso la carriera, più che ventennale, di un'attrice unica nel suo genere, nel suo essere sfuggente e gelosamente riservata, nel suo straordinario talento che, più di altri, è stato capace di dar voce alla complessità ed agli inganni del nostro tempo.
In occasione della presentazione di questa rassegna, abbiamo avuto l'occasione di scambiare quattro chiacchiere proprio con la diretta interessata.
Inizierei con una domanda banale: come ci si sente ad essere al centro di una rassegna?
Laura Morante: Sinceramente, avevo proposto di farla postuma, ma non mi hanno voluto dar retta (risate). In realtà, questa è la seconda rassegna che mi hanno dedicato; la prima è stata al MOMA di New York l'anno scorso, ma era tutto molto più piccolo. A dirla tutta, fa un pochino impressione, mi viene quasi da pensare "siamo davvero arrivati già a questo punto"? Naturalmente, è una cosa che dà molto piacere... nella rassegna, poi, abbiamo cercato di inserire qualcosa di davvero interessante, non catalogabile esclusivamente secondo il criterio dei film preferiti, ma mettendo in luce anche quelli poco visti e poco conosciuti.
Si parla spesso di "rinascita" del cinema italiano: a tal proposito, crede sia un buon momento questo?
Laura Morante: E' vero che si parla di "rinascita" del cinema italiano, ma quando lo si dice non lo si fa certo con ottimismo... la crisi che sta vivendo non è un argomento nuovo, sarei banale nel pretendere di volerlo dire per prima. Purtroppo è vero che le persone vanno sempre di meno al cinema e, quando lo fanno non guardano certo film italiani. Il problema essenziale è che se ne finanziano sempre di meno ... non so come questo avvenga, quali siano le politiche dietro le produzioni, ma è così.
Qual è la differenza tra cinema italiano e cinema francese, dove lei ha lavorato parecchio e per parecchio tempo?
Laura Morante: Qui in Italia si ha la mania di voler catalogare per forza un film sotto un determinato genere. O commedia o drammatico, non c'è scelta, non esiste un cinema globale, qualcosa capace di mescolare più elementi . Già successe a suo tempo con Bianca, di Moretti ... questo genere misto è come se spaventasse la gente. Sono davvero rari quei film che fanno riflettere o commuovere e, allo stesso tempo, hanno la capacità di far divertire. Per esempio, Molière (l'ultimo lavoro della Morante che qui da noi verrà distribuito come Le Avventure Galanti Del Giovane Molière a partire da venerdì 6 Aprile, ndr) è una commedia, a volte un po' triste, che unisce romanticismo con momenti comici davvero molto buffi.
Nel corso della sua carriera è stata descritta in tantissimi modi: qual è il complimento che vorrebbe sentirsi dire e che non ha mai ricevuto?
Laura Morante: Oddio, non saprei! Le posso dire i due complimenti che mi hanno fatto più piacere... sono sempre stata descritta, a ragione o a torto, come un'attrice drammatica e, in un'intervista, Monicelli disse "c'è sempre una sfumatura comica nel suo drammatico" . E' stato davvero molto bello sentirselo dire perché far ridere le persone è una delle cose che mi da maggiori soddisfazioni. L'altro risale a quando lavorai per la prima volta in francese a teatro ed avevo questo lungo monologo in una lingua che praticamente non conoscevo! Al termine, un critico disse che "le parole nascono nel momento in cui le pronuncia"... beh, questo non si ha occasione di farlo al cinema.
Lei sta avendo quella che può esser chiamata, senz'ombra di dubbi, una "bella carriera", con la possibilità anche di lavorare all'estero . Oggi pare che le nostre attrici non abbiano questa possibilità ...
Laura Morante: Se avessi voluto lavorare solo in Italia, avrei dovuto trovare un altro lavoro. La mia situazione è una conseguenza del cinema che ho fatto e che continuo a fare, quello d'autore, che va per festival e quindi ha la possibilità di esser visto anche all'estero.
Se non sbaglio, lei era impegnata in due progetti differenti, anche come regista ... uno era Falsa Pista, ci sono novità?
Laura Morante: Una sola, molto semplice. Falsa Pista è un film drammatico che non si riesce a finanziare! (risate)
E sull'altro?
Laura Morante: L'altro progetto è una commedia che affronta un aspetto drammatico come la paura dei rapporti sentimentali, una sorta di "androfobia", diciamo. A differenza di Falsa Pista, questo si farà, in Francia, ed al momento sono al lavoro sulla sceneggiatura insieme a Daniele Costantini (I Fatti Della Banda Della Magliana). Dovrebbe chiamarsi Ciliegina.
E quale dei due dirigerà?
Laura Morante: Io non volevo dirigerne neanche uno, in realtà. Solo che, specialmente qui in Italia, non si riescono a trovare dei registi di talento disposti a girare cose scritte da altri, è così strano! Se penso ai grandi registi americani, come Spielberg, non posso far altro che meravigliarmi ... lì non c'è vergogna nel fare un film scritto da qualcun altro ... e così, alla fine, li girerò tutti e due io.
Un ultima domanda: lei si è impegnata, con successo, anche nella commedia, con Verdone e Virzì ... ma i tempi comici li ha studiati o le vengono naturali?
Laura Morante: Grazie per il complimento! Io credo nel ritmo, non seguo molto i vari metodi Stanislavskij o Actor Studio... per esempio, quando ho recitato con Verdone era tutto molto simile ad un balletto, tutto era affidato al senso musicale. Le battute funzionavano perché funzionavano le parole. È tutto molto simile ad una partitura: bisogna prima capirla e poi reinventarla, aggiungerci del proprio.