Non erano molti i pericoli che minacciavano le ragazze di buona famiglia nell'Inghilterra dell'epoca Regency. A parte quell'occasionale batterio omicida in mancanza di antibiotici, il rischio peggiore era quello di compiere ventitré anni senza aver trovato marito. Oltre naturalmente alla noia. Uno scrittore un po' svitato e molto furbo che risponde al nome di Seth Grahame-Smith, prima ancora di trasformare Abraham Lincoln in cacciatore di vampiri, ebbe l'idea di regalare alle cinque graziose e beneducate signorine Bennet una vita molto diversa, trasformando la tenuta di Longbourn in un'oasi di pace illusoria attorno alla quale si consuma la battaglia per la sopravvivenza dell'Inghilterra, invasa da orde di zombi famelici.
Il romanzo Orgoglio e pregiudizio e zombie fu dato alle stampe nel 2009 e da allora è diventato un vero e proprio caso letterario; ben presto i diritti per una trasformazione cinematografica furono acquistati da Lionsgate. Natalie Portman avrebbe dovuto inizialmente produrre il film oltre che interpretare l'eroina Elizabeth Bennet, ma finì per defilarsi, e con lei il regista inizialmente designato, David O. Russell. Dopo numerosi passaggi di consegne si è arrivati a completare il film solo lo scorso anno, per la regia di Burr Steers, autore fino ad oggi di un paio di poco esaltanti commedie con Zac Efron.
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Elizabeth Bennet, l'ammazzazombi
La routine di Longbourn e la serenità della famiglia Bennet, in PPZ - Pride and Prejudice and Zombies, sono dunque sconvolte, oltre che dai piani diabolici della signora Bennet per maritare le figlie, anche dalla costante minaccia degli assalti delle mostruose creature che si nutrono di cervelli umani, capaci anche di nascondersi tra i vivi nei primi stadi dell'infezione. Ma il Signor Bennet non si fa cogliere impreparato: ha fatto studiare arti marziali e tecniche di combattimento alle sue Jane, Elizabeth, Maria, Kitty e Lydia, facendone cinque giovani guerriere esperte nel duello all'arma bianca che vendono cara la pelle tra un ballo paesano e una visita alla zia di Meryton. Questo prima che nelle loro vite entrino due affascinanti scapoli: il bel Bingley, immediatamente incantato dalla grazia di Jane, e l'ombroso, diffidente e ricchissimo Fitzwilliam Darcy, uno degli strateghi della Corona nella lotta ai non morti, inizialmente riluttante e poi inesorabilmente conquistato dai begli occhi scuri, dall'intelligenza e dalle doti di combattente di Elizabeth.
Siamo certi che bastino queste poche righe - o, durante la visione del film, la prima sequenza a base di muco nasale di produzione zombie - ad allontanare i puristi austeniani. Se siete inorriditi anche solo dall'idea che qualcuno si azzardi a manipolare la prosa celestiale della vostra scrittrice del cuore, a chiamare in causa i suoi personaggi immortali e alterare i suoi dialoghi impareggiabili, avete sbagliato sala. Se invece le contaminazioni vi divertono, non credete che esista nulla di sacro e inviolabile, e sapete che la vostra copia di Orgoglio e pregiudizio è nella libreria, al riparo da ogni genere di profanazione commerciale nonché dagli schizzi di sangue e cervella, potete accomodarvi e godervi lo spettacolo.
Tra morti viventi e conversation pieces
La forza e l'originalità principale di questa pellicola, per certi versi anche reminescente dei numerosi adattamenti televisivi e cinematografici del classico di Jane Austen, è proprio nell'immersione degli elementi narrativi e di alcuni memorabili dialoghi in un contesto parossisticamente horror, con tanto di neonati zombi, capitali date alle fiamme e cavalieri dell'Apocalisse. L'effetto è piacevole sin dalle prime battute, quando il lettore austeniano (quello non integralista naturalmente, gli altri ci hanno abbandonato) pensa con una certa soddisfazione a tutti i riferimenti che si godrà e che gli altri non possono cogliere, per poi rendersi conto che il film funziona anche per chi non conosce il romanzo, proprio perché riesce a suggerirne lo spirito, la disciplina e lo humour, punteggiandolo di esplosioni di gore e di improbabili duelli che moltiplicano il divertimento per contrasto.
Così il tormentato nascere e rafforzarsi dell'amore tra Lizzie e Darcy vive tappe molto simili a quelle del romanzo di Jane Austen, e il film ripropone, oltre ai dialoghi più famosi, anche alcuni dei temi cari alla scrittrice, come quello della riflessione sul destino delle giovani donne costrette a sposarsi per convenienza perché non hanno alcuna possibilità di guadagnarsi da vivere. Passa un po' in cavalleria, invece, la satira sulle classi sociali, ma c'è un'invasione di zombi in corso e qualcosa bisogna pur sacrificare.
Mr. Collins ruba la scena
Altro elemento vincente del film di Steers è il cast, capeggiato dalla deliziosa Lily James, una volitiva e carismatica Lizzie Bennet, e da Sam Riley, un Darcy che inizialmente può sembrare un po' efebico ed esangue ma che in seguito guadagna punti anche grazie all'affiatamento con la co-star, e riesce a far convivere l'eroe romantico che impara a superare l'orgoglio per amore col condottiero guardingo e disincantato di un'ucronia fantasy sull'orlo della fine del mondo. Le "altre" sorelle Bennet hanno il giusto respiro, dall'occhialuta Mary alle vivaci Kitty e Lydia che danno il tormento a Lizzie, mentre appaiono sottoutilizzati, in ruoli potenzialmente molto gustosi ma decisamente poco sviluppati dallo script firmato dallo stesso Steers, i due "Lannister" Lena Headey e Charles Dance.
A rubare la scena - e non è una novità in fatto di adattamenti di Orgoglio e pregiudizio - è il cugino tronfio, pedante e servile a cui Mamma Bennet tenta di dare in sposa Elizabeth, il signor Collins, una delle creature più divertenti della bibliografia austeniana: Matt Smith, rimpianto undicesimo dottore di Dr. Who, dimostra ancora una volta il suo eclettismo e il suo talento, perché il film ha una marcia in più quando c'è lui in scena, e quando la abbandona si sente troppo la sua mancanza. Per molti versi, il film denuncia la gestazione tribolata e ha qualche limite tecnico e di scrittura: i rovesciamenti sul fronte narrativo non sono paragonabili a quelli del magnifico modello letterario, così come lo studio dei caratteri non ha una frazione della sua raffinatezza.
Per quelli c'è un romanzo dai ritmi perfetti e dal periodare cristallino, e senza l'ombra di un cadavere ambulante.