Max Giusti e Arisa sono due voci inconfondibili. Lui, diventato famoso per le sue imitazioni, ora è uno dei protagonisti indiscussi della programmazione di Rai Radio 2 con il suo Super Max. Lei, negli ultimi anni, si è mossa con agilità tra il set cinematografico di Colpi di Fulmine, il palco di Sanremo e la sedia da giudici nel format musicale X-Factor. Ora, insieme, hanno formato una strana coppia divisa tra avventura e romanticismo per il secondo capitolo di Cattivissimo me, prodotto e distribuito da Universal Pictures dal 10 ottobre. Con la voglia di bissare il successo della prima animazione, Max Giusti torna nei panni discutibili del cuore di bronzo Gru così come lo ha definito la voce americana Steve Carell. Così, dopo aver deposto i suoi sogni malvagi di conquista della Luna, questo neo padre si trova alle prese con la sfida più grande, ossia far crescere le sue tre ragazze. Allo stesso tempo, mentre le sue figlie cercano di accasarlo a tutti i costi, viene reclutato da un'organizzazione super segreta che lotta contro il crimine per salvare il mondo. Qui entra in gioco Lucy, agente segreto caratterizzata dalla figura snella, l'irrinunciabile tacco 12 e gadget fantasiosi. A completare la sua personalità sono un'inaspettata conoscenza delle arti marziali e, dalle nostre parti, la voce cristallina di Arisa (in originale la voce è quella della comédienne Kristen Wiig). Come sarà l'incontro e la collaborazione tra due personaggi così diversi? Riusciranno a cooperare e, all'occasione, ad innamorarsi? La parola ai loro doppiatori.
Com"è stato entrare nel fantasioso mondo dell'animazione?
Max Giusti: per me è come se mi fosse stata offerta l'occasione di riscoprire i sapori buoni di una volta. Noi viviamo in una società dove ci viene costantemente chiesto un risultato così che, entrare nel mondo di Cattivissimo me, è stato un po' come aprire il cassettone della nonna e sentire il sapore buono del bucato. Quindi, tornare dopo due anni nei panni di Gru è stato molto bello.
Arisa: io sono un cartone, quindi nulla di nuovo. Comunque, l'esperienza del doppiaggio è straordinaria. Provi a dar voce a questi corpicini aggraziati e, durante il lavoro, entri nel personaggio e lui entra in te. A Lucy invidio la linea e vorrei provare a "vestire" il suo look.
Il grande pubblico ti ha conosciuto soprattutto per le tue imitazioni. Che differenza c'è tra il lavoro svolto sulle tue maschere e quello effettuato in sala doppiaggio? Max Giusti: in realtà i miei ritratti televisivi non sono delle vere e proprie i intimazioni, ma un rifacimento di come io vede quel personaggio. Ad esempio ora sto lavorando su una chicca che manderò in onda nel mio programma radiofonico Super-Max su Radio Rai 2. Si tratta di Berlusconi che, nella giornata della sua caduta, canta Tutta colpa di Alfano. Tornando al doppiaggio, invece, abbiamo un personaggio cui dobbiamo metterci al servizio. Certo è che con Gru ho un rapporto di grande confidenza. Ora so perfettamente chi è e di cosa ha bisogno.
Da questo lavoro di adattamento nasce la versione meno "cattiva" di Gru rispetto a quella americana? Max Giusti: Lavorare su un prodotto del genere vuol dire anche comprendere cosa può funzionare nel nostro mercato e cosa no. Il politicamente scorretto, ad esempio, va molto bene in America mentre in Italia mette un po' paura. Cattivissimo me, però, ha dato vita ad una grande rivoluzione all'interno del genere e questo va ben oltre la trovata geniale di inserire i Minion come pupazzetti simpatici. Alla base c'è un grandissimo lavoro di diversità, perché tutto il progetto fa costantemente i conti con la realtà e il contemporaneo. In questo modo anche gli adulti riescono a trovare traccia del loro mondo all'interno della storia, diversamente da quanto accade nei prodotti Disney dove tutto è piatto e rassicurante.Con questo vuoi dire che il mondo Disney ha in qualche modo stancato? Max Giusti: No, piuttosto voglio dire che il panorama artistico si trova in continua evoluzione. Lo vediamo chiaramente anche in tv. Ora come ora, ad esempio, sarebbe impensabile fare un varietà. Si punta tutto su dei format internazionali come X Factor e tu devi inserirti all'interno di questo sistema. Lo stesso vale per il mondo dei cartoon. Il prodotto Disney è perfetto quando hai un bambino molto piccolo ma, in seguito, si ha l'esigenza di qualche cosa di diverso. Cattivissimo me, in questo senso, fa la differenza perché si inserisce in un contesto contemporaneo e si confronta con dei riferimenti quotidiani del tutto diversi.
Arisa, come sei arrivata nel mondo di Cattivissimo me? Arisa: Il doppiaggio era un'esperienza che avevo già fatto per Un mostro a Parigi, ma quando mi hanno proposto il personaggio di Lucy sono entrata immediatamente in sintonia con lei. Ho capito la sua essenza e mi sono lasciata trasportare. Lei è un tipo di donna non sempre ferma nel suo canale di femminilità. E per questo è un personaggio vero, dotato di grande simpatia e voglia di darsi. Anzi lei, come altre protagoniste femminili dell'animazione, contribuiscono a creare un modello che finalmente si discosta da quello proposto dalle pubblicità o dalla perfetta Barbie. Io, ad esempio, da quando ho conosciuto Lucy non mi sento più diversa. Per quanto riguarda, poi, il lavoro del doppiaggio credo che si tratti di una disciplina interessante. Particolarmente divertente è stato scoprire colori e tonalità della mia voce sconosciuti fino a quel momento. Il mio tono vocale sta cambiando con il tempo e questo anche grazie all'esercizio del doppiaggio.Tu sei stata anche una delle interpreti del film Colpi di Fulmine di Neri Parenti. Qual'è la differenza tra recitare e doppiare? Arisa: la recitazione mi piace e ringrazio la buona sorte per aver potuto fare tutte queste esperienze artistiche. Si tratta di un viaggio importante, soprattutto per chi la scopre in età adulta come me. Certo è che quando doppio ho meno paranoie. Mi piace vedermi in un corpo diverso, mentre della recitazione trovo difficile il guardarmi sullo schermo.
Per concludere, quali sono i vostri progetti futuri? Max Giusti: Io tornerò al teatro con Di padre in figlio, uno spettacolo nuovo con allestimento contemporaneo. Tutto parte da una domanda fondamentale: quando diventiamo padri smettiamo di essere figli? In questo modo vogliamo indagare sul rapporto tra padre e figlio, di cui si è sperimentato e detto molto poco a differenza di quello con la figura materna. Lo spettacolo è comico ma in due tre momenti ci si commuove fino alle lacrime. Consiglio alle donne di venirlo a vedere perché credo sia un modo interessante per conoscerci meglio come uomini e come figli.Arisa: Io, invece, voglio tornare a concentrami sulla musica. Dopo Amami è difficile elaborare e trovare dentro di se qualche cosa di altrettanto giusto. Non mi va di deludere, quindi sto lavorando molto sulle mie sensazioni e sulla ricerca di un suono.