Un thriller, un intricato caso giudiziario, un'uccisione commessa da un poliziotto che sembra una cosa e invece è un'altra, clamorosi colpi di scena. In La duplicità di Tyler Perry, che nel titolo italiano appena approdato su Prime Video contiene pomposamente anche il nome del regista e sceneggiatore, parte da premesse sicuramente stuzzicanti.

Ma come in quella vecchia divisione dei temi in introduzione, svolgimento e conclusione, il film è incerto nella parte centrale e va fuori strada in quella finale, salvando a stento, alla resa dei conti solamente lo scopo di entertainment. Perché se La duplicità di Tyler Perry resta discreto sul piano del puro intrattenimento, per il resto rimane zoppicante nella parte narrativa e superficiale nella volontà di incanalare la storia in riflessione sociale.
La trama di La duplicità di Tyler Perry: cosa c'è dietro quell'omicidio?

In La duplicità di Tyler Perry i protagonisti sono quasi tutti di colore, una precisazione necessaria per capire uno degli elementi cardine della storia. Marley Wells, interpretata da Kat Graham, è un'avvocata di successo fidanzata con Tony (Tyler Lepley), ex poliziotto ora divenuto investigatore privato. La migliore amica di Marley è Fela (Meagan Tandy), una giornalista televisiva il cui matrimonio con Rodney (Joshua Adeyeye) sembra in crisi. Ma quest'ultimo, mentre si aggira misteriosamente attorno a un'abitazione, attira l'attenzione dei vicini che chiamano la polizia.

Rodney, che stava ascoltando musica dalla cuffiette e non si accorge dell'alt intimato dalla pattuglia, muore freddato da Caleb, un poliziotto bianco intervenuto sul luogo insieme al superiore Kevin, un conoscente di tutti i personaggi citati precedentemente. Sembra l'ormai consueto episodio di spropositata violenza dei poliziotti bianchi sugli uomini di colore disarmati, che infatti scatena le proteste in città. A quel punto l'avvocata Marley darà battaglia per far ottenere all'amica Fela un maxi risarcimento con l'aiuto di alcuni giornalisti di inchiesta, ma finirà anche per scoprire una serie di incredibile di inganni e complotti.
Un tema di denuncia sociale che poi si annacqua in una soap opera

Come abbbiamo accennato, le premesse su cui era costruito La duplicità di Tyler Perry non erano malvagie, in fondo un thriller deve spesso mettere in scena personaggi che non sono quello che sembrano, svolte spiazzanti, scambi tra vittime e carnefici e clamorose rivelazioni. Nulla di inedito, ma che se confezionato nella giusta maniera può dar vita a un prodotto tutto sommato apprezzabile che porta a casa il minimo sindacale.

Il problema qui è però lo svolgimento, con uno script zoppicante la cui aggravante è quella di voler mettere al centro un tema scottante di denuncia sociale, quello delle violenze dei poliziotti nei confronti di uomini di colore, per poi perderlo di vista. Questo risvolto foriero di interessanti spunti politico-sociali, risulta infatti un puro pretesto narrativo di cui alla fine si perde ogni traccia. Il tema si annacqua progressivamente in una soap opera dove inganni e avidità avranno la meglio, nella quale però la gestione delle emozioni dei personaggi è debolissima, frutto appunto di una scrittura superficiale.
La patina di incertezza offuscata da uno svolgimento farraginoso

Certo il film tutto sommato si fa vedere, grazie anche alla conservazione di una sottile patina di incertezza: siamo davvero di fronte a un crimine razzista? O forse si tratta solamente di inepserienza e negligenza? O magari c'è anche qualcos'altro ancora dietro alla spietata uccisione? Ma questa storia di amicizie tradite, tradimenti. voracità e segreti, soffre purtroppo dei citati problemi di scrittura, che conditi da interpretazioni non certo memorabili, affiorano qua e là inceppando un meccanismo che avrebbe potuto essere più fluido e coerente. Alcuni snodi narrativi sono infatti farraginosi e difficili da digerire, mentre il finale dai troppi risolti si sfilaccia in modo un po' goffo.

I troppi colpi di scena e gli spiegoni rendono il finale imbarazzante

Non si può certo dire che il thriller non riservi colpi di scena, anche se allo spettatore attento non sembreranno davvero tali, facendo attenzione al comportamento dei protagonisti. Il problema è che i plot twist sono perfino troppi e nel finale si susseguono uno dopo l'altro a una velocità vertiginosa, infarciti da dialoghi discutibili che rendono il tutto a tratti imbarazzante. C'è soprattutto una scena in cui, in piena azione concitata, i protagonisti sentono il bisogno di spiegare agli spettatori cosa hanno fatto e quale era il loro piano, come se loro se lo fossero dimenticati e fosse necessario spiegarlo a chi era distratto. Ecco, appunto, imbarazzante.
Conclusioni
Un thriller drammatico ricco di inganni e misteri, con al centro una storia stuzzicante e un omicidio dagli interessanti spunti politico-sociali. Peccato che La duplicità di Tyler Perry, appena approdato su Prime Video, non mantenga poi fede alle interessanti premesse, con uno svolgimento incerto che via via perde di vista le tematiche bollenti e sfocia in un finale decisamente goffo.
Perché ci piace
- L’evento scatenante della storia ha degli spunti interessanti.
- La volontà di abbinare al caso temi di denuncia sociale.
Cosa non va
- Peccato che queste tematiche scottanti finiscano per annacquarsi progressivamente.
- La scrittura soffre di incoerenze e passaggi molto superficiali.
- Il finale con tanto di spiegone dei protagonisti è a tratti imbarazzante.