Recensione Benvenuto a bordo (2011)

Éric Lavaine impianta una farsa corale attingendo a un'ambientazione che di per sé è dotata di una forte valenza umoristica a causa della 'fauna' grottesca che spesso popola le navi da crociera.

La crociera del cretino

A volte può capitare che un film - per circostanze del tutto casuali e indipendenti dalla volontà degli autori - finisca per essere indissolubilmente associato a questioni legate all'attualità, al punto che diviene quasi impossibile per il pubblico riuscire a discernere tra il merito dell'opera in sé e l'insieme dei riferimenti alla cultura popolare che essa richiama. È per questo che la commedia francese Benvenuto a bordo di Éric Lavaine, piaccia o meno ai suoi realizzatori, sarà ricordata soprattutto per essere stata girata interamente in una nave della Costa Crociere qualche mese prima della tragedia della Concordia, e per di più avvalendosi della consulenza dell'ormai famigerato Capitan Schettino. A poco vale il fatto che i distributori italiani abbiano deciso di posticipare all'estate la data di uscita del film per ovvie ragioni di opportunità: il polverone mediatico sviluppatosi dopo il drammatico naufragio al largo dell'Isola del Giglio è stato talmente invadente e pervasivo (soprattutto quello legato all'immagine del Capitano, finito per trasformarsi in una figura tristemente iconica) da non potersi dimenticare facilmente. Così, quando il logo della Costa fa bella mostra di sé nelle inquadrature di Benvenuto a bordo, lo spettatore non può fare a meno di essere colto da un senso di straniamento, ed è inevitabile che la mente vaghi verso gli annosi fatti di cronaca dello scorso gennaio. Del resto, la figura "tragicamente ridicola" di Schettino possiede un che di farsesco, e sembra quasi fuoriuscita da una commedia all'italiana, di quelle che mettevano alla berlina i tratti più insulsi e squallidi del nostro popolo...


La critica deve però prendere le distanze da questi facili accostamenti, cercando di giudicare un'opera soltanto per ragioni esclusivamente legate al suo valore cinematografico. E, da questo punto di vista, Benvenuto a bordo è l'ennesimo esemplare di commedia d'Oltralpe pensata per sbancare i botteghini locali, ma che (visto il successo di alcuni titoli recenti) sta cominciando a essere esportata con sempre maggiore frequenza anche nelle nostre sale. Il regista e sceneggiatore Éric Lavaine, specialista del genere, impianta una farsa corale fondata sull'unità di tempo e di luogo, attingendo a un'ambientazione - quella del viaggio in crociera - che di per sé è dotata di una forte valenza umoristica a causa della "fauna" decisamente grottesca che popola spesso questi luoghi. Il canovaccio poggia su un elemento comico dalla portata universale, facendo leva sull'assoluta idiozia del suo pratogonista: Rémy Pasquier (interpretato dal mattatore Franck Dubosc) che per una serie di strane circostanze finisce per essere assunto come capo animatore della prestigiosa Costa Atlantica, provocando una serie incalcolabile di disastri con sommo disappunto del direttore di crociera Richard Morena (il brillante Gerard Darmon). L'assunzione di Rémy è in realtà il frutto della vendetta del responsabile delle risorse umane Isabelle (Valerie Lemercier, talento comico premiato diverse volte ai César), andata su tutte le furie per essere stata licenziata, nonché mollata, dal suo amante, il direttore della compagnia (Lionnel Astier). Questo spunto di partenza, abbastanza esile ed elementare, viene arricchito facendo interagire sulla nave una moltitudine di personaggi, i quali danno vita a una vivace girandola sentimentale: a partire dallo stesso Rémy che si innamora della bella capitana di origini napoletane Margherita Cavallieri (la nostra affascinante Luisa Ranieri, che si è ormai costruita una carriera anche nell'Esagono), suscitando le gelosie di Richard.

A differenza di un film come La cena dei cretini, dove la stupidità del protagonista come fattore che innesca la vis comica era sostenuto da una sceneggiatura arguta e raffinata, in Benvenuto a bordo l'umorismo si ferma al suo stato più elementare, quello della farsa sempliciona che si fonda su elementi piuttosto basilari e su personaggi ridotti a macchietta (ad esempio l'istruttore di ginnastica che si finge gay per potere in realtà rimorchiare meglio le clienti, oppure il passeggero esageratamente pignolo cui non va bene niente). Nonostante qualche situazione riesca a strappare il sorriso (in particolare una sconclusionata parodia dell'ultima sequenza di Titanic), la commedia di Éric Lavaine finisce per ondeggiare incerta tra situazioni slapstick e intrecci da commedia romantica; mescolando una comicità più rozza e caciarona (senza però il coraggio di approdare nel territorio del politicamente scorretto) con buoni sentimenti per famiglie, senza però essere capace di prendere una posizione netta e trovare una personale via alla comicità. E il personaggio di Rémy, in bilico tra una dimensione più surreale e anarchica di individuo (inconsapevolmente) distruttivo e una più normalizzante di essere ingenuo dal cuore d'oro, non riesce a dispiegare tutta la carica deflagrante di cui era potenzialmente dotato. Sfortunatamente in questo caso la realtà della cronaca è riuscita a superare, quanto a grottesco e a (involontariamente) comico, persino la più fervida finzione cinematografica...A quando un cine-cocomero dei Vanzina dedicato a Capitan Schettino?