Completo beige, cravatta rossa e occhiali da sole, Kevin Spacey sembra tradire un filo di apprensione per l'incontro con la stampa. Ma appena il ghiaccio si scioglie si rilassa e lascia campo libero all'istrione che è in lui, regalando gustosi aneddoti su mostri sacri come Jack Lemmon - di cui fa un'imitazione deliziosa - e George Cuckor o cineasti acclamati come Sam Mendes, David Fincher o Bryan Singer, il cui cult I soliti sospetti ha appena celebrato il trentennale.

"Devo la carriera alle persone che hanno creduto in me" ha esordito Spacey, ospite del Lucca Film Festival 2025, dove ha ritirato il premio alla carriera e presentato in anteprima mondiale il suo nuovo film, il thriller storico 1780. "Mike Nichols, che ho incontrato durante un'audizione, Alan J. Pakula, che mi ha visto a teatro e mi ha voluto nei suoi film Giochi d'adulti, Neil Simon, che ha accettato di farmi recitare in un suo spettacolo. E poi David Fincher e Bryan Singer, a cui sarò eternamente grato, e Jack Lemmon, che ho incontrato a un workshop quando avevo 13 anni e mi ha predetto un futuro d'attore".
La rinascita parte dall'Italia
A Lucca Kevin Spacey si è goduto il bagno di folla e il calore del pubblico dopo il periodo difficile attraversato per via delle accuse che gli sono piovute addosso e dei conseguenti procedimenti legali. Proprio dall'Italia è partita la rinascita dell'attore grazie a Franco Nero, che lo ha diretto nel suo film L'uomo che disegnò Dio. "Sono grato a Franco. Mi ha chiamato quando nessuno mi voleva e ha detto che questo film è solo un antipasto" ha spiegato.
"Poi sono tornato a Roma per girare The Contract con Eric Roberts, dove interpreto un personaggio strano e folle. Ovunque vada, l'Italia è così accogliente. Non vedo l'ora di tornare a Roma per girare Minimarket (webserie in arrivo su RaiPlay in autunno, ndr). Il cinema italiano avrà sempre un ruolo di primo piano perché è ricco di grandi professionisti". Alla domanda con quali registi vorrebbe lavorare, il divo ha citato "Luca Guadagnino, Paolo Sorrentino e Alice Rohrwacher. E ci metto anche Martin Scorsese, spero sempre che mi chiami".
L'ambiguità di Kaiser Söze e John Doe: dove tutto ha avuto inizio

Pensare che trent'anni fa Bryan Singer ha dovuto lottare per assicurarsi la presenza di Kevin Spacey ne I soliti sospetti. Anche se Christopher McQuarrie aveva scritto il ruolo con lui in mente, i produttori avevano offerto a Singer più soldi se si fosse sbarazzato di lui perché troppo poco famoso. "Era la prima volta che qualcuno scriveva un ruolo per me. Quando ho ricevuto il copione l'ho letto una prima volta, poi l'ho riletto una seconda volta, ma solo alla terza ho iniziato a capirci qualcosa".

Ancora più travagliato l'ingaggio in Seven di David Fincher, con Kevin Spacey scartato al primo provino e costretto a fare ritorno a New York con la coda tra le gambe. "Cinque anni dopo a Natale squilla il telefono. Rispondo e il produttore mi dice 'David ha licenziato l'altro attore. Ce la fai a presentarti al trucco tra due giorni?'" Spacey ha svelato che è stata sua l'idea di radersi i capelli, mossa che Fincher ha imitato per solidarietà col suo interprete, e ha fatto chiarezza anche sulla nota pignoleria del regista, specificando: "David non si alza la mattina pensando 'Oggi farò 50 take', ma reagisce a ciò che vede. Picchia duro, ma ti spinge a fare sempre meglio. Tornei a lavorare con lui in un secondo".
La libertà di essere un artista

Il cinema era scritto nel destino di Kevin Spacey fin dall'infanzia a Los Angeles, dove la famiglia si è trasferita quando lui aveva appena quattro anni. "Da ragazzino salivo sul bus e mi infilavo negli studios sgattaiolando nell'ingresso del personale. Studiavo recitazione sul Boulevard" ha ricordato. "Io però ho studiato e recitato a teatro per anni e anni prima di apparire in un film, e credo che sia la via migliore. L'esperienza di poter creare e sviluppare un personaggio a teatro non la troverete più perché al cinema si fa un lavoro frammentario. Il mio consiglio ai giovani? Alzate il culo e salite sul palco".

Due volte premio Oscar, pur essendo uno degli attori più apprezzati, Kevin Spacey ci tiene a ribadire che il suo talento funziona meglio sotto la guida di un regista che da solo: "Voglio essere diretto, ai registi intimoriti dalla mia presenza dico 'Ditemi cosa non va e la cambio'. Quando lavoro a un progetto mi sento completamente libero. Ovviamente ti devi adattare al metodo di lavoro dei vari registi, ma la libertà artistica è la gioia di questo lavoro".