Johnny To porta in concorso al festival di Berlino il suo nuovo, bizzarro film di simpatici gangster, una commedia dal sapore slapstick che fa largo uso della musica per raccontare una Hong Kong destinata presto a scomparire. In Sparrow un gruppo di borseggiatori cede al fascino misterioso di una donna sfuggente che mette a segno una serie di crimini ai loro danni mandandoli nel caos. Il tutto per la riconquista della libertà. In conferenza stampa a Berlino sono presenti il regista Johnny To e l'attore Simon Yam che dichiarano di aver realizzato il film come omaggio alla città di Hong Kong.
Johnny To, quali sono state le difficoltà nel girare questo film?
Johnny To: Mi ci sono voluti tre anni per girare Sparrow, un film non particolarmente difficile da fare perché avevo ben chiaro in mente di cosa volevo parlarre. Negli ultimi dieci anni la città di Hong Kong ha subito molti cambiamenti, il governo ha deciso di buttare giù numerosi edifici vecchi e ad essere messa in pericolo è anche la memoria collettiva delle persone. Col mio film ho cercato di catturare il sapore della vecchia Hong Kong.
Le musiche del film uniscono la tradizione cinese a quella occidentale. Perché questa scelta?
Johnny To: Hong Kong è una città molto cinese, ma è anche una città con altre numerose influenze, per via della colonia inglese. Per me che sono cresciuto ad Hong Kong questa doppia anima che unisce l'Est e l'Ovest è qualcosa di estremamente naturale e ho cercato di descriverla attraverso l'uso delle musiche.
Come mai ha scelto un titolo come Sparrow per il suo film?
Johnny To: Il passero ad Hong Kong è usato dagli indovini per leggere il futuro di una persona, ma è anche un termine che nello slang cantonese indica i borseggiatori. La "professione" di borseggiatore rappresenta qualcosa di vecchio perché ad Hong Kong sta sparendo gradualmente grazie ad una nuova era. Inoltre con un titolo del genere mi riferisco anche a questa donna dal grande fascino che si aggira per la città e che rappresenta il mistero, una sorta di passerotto che si muove continuamente e che nessuno riesce a catturare.
Perché il boss dei gangster appare così duro all'inizio e piange come un bambino nel finale?
Johnny To: Questo è un film diverso dai miei precedenti film sui gangster, è un film su Hong Kong e sulla tenerezza dei suoi abitanti, perciò nel film la gente appare come esseri umani e quindi anche il boss può piangere. Per me Hong Kong rappresenta un luogo di transito, di cambiamento, di nuovo che incontra il vecchio. Prima che Hong Kong tornasse alla Cina la gente entrava ed usciva da questo paese, una città delle possibilità, dove si veniva perché si stava meglio rispetto alla Cina, e il personaggio della ragazza nel film è espressione di questo luogo di passaggio che è Hong Kong.
Le persone ad Hong Kong fumano davvero così tanto come nel film?
Johnny To: Fumano esattamente quanto gli europei.
Perché ha scelto di lavorare nuovamente con attori come Simon Yam?
Johnny To: In genere sono un regista che non vuole perdere troppo tempo a comunicare con l'attore, a discutere con lui lo sviluppo del personaggio o a spiegargli cosa deve fare. Mi piace perciò lavorare con qualcuno che conosco bene e che può darmi la performance che voglio per il mio film.
Qual è la situazione attuale del cinema di Hong Kong?
Johnny To: Ultimamente molti film provenienti da questa area sono co-produzioni tra Cina ed Hong Kong. Per me i film di Hong Kong diventeranno in futuro parte del migliore cinema cinese e c'è da scommettere quindi che prenderanno nuove direzioni. E' un momento molto interessante questo, che vede i film cinesi accolti positivamente in tutti i festival dove sono presentati, e con l'innesto della sensibilità di Hong Kong penso che siamo destinati a vedere ottime pellicole.
Simon Yam, com'è stata questa nuova esperienza con Johnny To?
Simon Yam: Ci sono voluti quattro anni per fare il film e per me è stata una splendida esperienza realizzare un nuovo film con Johnny To, perché è un po' come tornare a casa. Per me Johnny è un mentore, qualcuno che mi offre continuamente nuove sfide e nuovi modi di pensare quando si gira un film. Avrei voluto che questo film durasse altri dieci anni, perché più sono lunghi i tempi delle riprese più posso imparare.
Cosa ne pensa lei di un film girato per immortalare lo spirito della vecchia Hong Kong?
Simon Yam: Spero che i registi di Hong Kong continuino a fare film legati al paese. Le strade in cui abbiamo girato noi tra dieci anni saranno sparite e quindi è importante dare una testimonianza della loro esistenza.