Star Wars: James Mangold riuscirà veramente a svincolarsi dal “lore” della saga?

Terminata la stagione dei premi, James Mangold si tufferà nel mondo di Guerre Stellari per il suo film ambientato 25.000 prima della Trilogia Classica.

James Mangold intervistato alla Star Wars Celebration London del 2023

Parafrasando il Mugatu di Will Ferrell in Zoolander, "James Mangold. Va un casino quest'anno, James Mangold". Già perché il regista, anche se proveniente dal flop d'Indiana Jones e il quadrante del destino, sembra essere uno dei più seri sorvegliati speciali per la statuetta alla Miglior regia con il suo A Complete Unknown. Trattasi di un biopic su Bob Dylan (interpretato da Timothée Chalamet) basato sul libro "Dylan Goes Electric!" di Elijah Wald, testo che, come suggerisce il titolo, si concentra principalmente sulla svolta elettrica del menestrello del rock.

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James Mnagold dirige una scena del biopic su Bob Dylan

Una pellicola, distribuita da Searchlight Pictures, che malgrado il poc'anzi menzionato quinto Indiana Jones sancisce e cementa ulteriormente il rapporto fra il filmmaker e la Disney, proprietaria dello studio di specialty film una volta noto come Fox Searchlight Pictures. Il lungometraggio, distribuito nelle sale americane a Natale, sta già facendo discutere proprio in ottica Academy Awards, ma, a prescindere dagli esiti dell'evento sovrano della stagione dei premi, il rapporto fra James Mangold e la Casa di Topolino è destinato a proseguire. Durante la Star Wars Celebration del 2023 è stato difatti annunciato che sarà lui uno dei registi dei nuovi film di Guerre Stellari in arrivo prossimamente nei cinema. Un lungometraggio su cui, come da tradizione con la Lucasfilm, non si sa niente di niente.

Lo stile di James Mangold

James Mangold, dopo il suo esordio datato 1995 con Dolly's Restaurant (Heavy, in originale) ha intrapreso un percorso che l'ha portato sempre a spaziare fra film indie di alto profilo e incursioni nei reami di franchise molto noti.
Non a caso, dopo aver lavorato insieme in Kate & Leopold, Hugh Jackman l'ha fortemente voluto alla regia di Wolverine: L'immortale, cinecomic Marvel dell'epoca 20Th Century Fox che tanto la super star australiana quanto il filmmaker newyorkese non hanno mai giudicato propriamente riuscito.
Il loro desiderio di regalare al pubblico un Wolverine crepuscolare e brutale svincolato dalle ristrettezze del PG-13 si sarebbe manifestato solo quattro anni dopo l'uscita della loro prima collaborazione cinefumettistica con Logan, vero e proprio canto del cigno del personaggio a cui Jackman aveva dato anima e corpo per quasi vent'anni.

Al tempo, nessuno poteva prevedere (a parte I Simpson) l'acquisizione della Fox da parte della Disney e il ritorno di una variante dell'X-Men più noto avvenuta l'anno scorso con Deadpool & Wolverine, ma tant'è: sia Mangold che, soprattutto, Jackman accettarono di decurtarsi lo stipendio per aver modo di dare forma al film che avevano sempre sognato. E questa è una preziosa indicazione sul modo di fare e di pensare di un regista che ama agire di testa sua, per così dire.

Un modo di fare che, per quanto strano possa sembrare all'interno delle complicate dinamiche hollywoodiane, era più semplice mettere in pratica con un blockbuster come Logan in cui, una volta messe nero su bianco le questioni commerciali, si poteva creare qualcosa di personale e solo lontanamente connesso a quello che era avvenuto prima al cinema. Con Star Wars è tutto un po' più complicato.

Quello che il regista vuole fare con Star Wars

Sullo Star Wars di James Mangold non sappiamo nulla a eccezione del fatto che sarà ambientato millenni prima di quanto narrato dalla Trilogia Classica e che andrà sostanzialmente a racontare l'alba dell'ordine Jedi. Già nel 2023, un paio di mesi dopo la Celebration di Londra, il filmmaker spiegava all'Happy, Sad, Confused podcast di Josh Horowitz che, nel suo Guerre Stellari, difficilmente sentiremo termini come "Forza" o "Jedi" proprio perché la storia si svolgerà in un contesto temporale dove parole come quelle non erano ancora di uso comune in quanto non formalizzate.

Wolverine: l'immortale: James Mangold mostra a Hugh Jackman come posizionarsi in una scena action
Hugh Jackman e James mangold sul set di The Wolverine

Qualche giorno fa parlando con MovieWeb James Mangold ha ribadito questa sua volontà puntualizzando che in virtù del fatto che il suo film sarà ambientato 25.000 anni prima di qualsiasi altro lungometraggio conosciuto di Star Wars si muoverà in "un'area e un terreno di gioco che ho sempre voluto esplorare e che mi ha ispirato fin da quando ero adolescente. Non sono molto interessato a essere legato da così tanto lore a questo punto, al punto da renderlo quasi immutabile e impossibile da soddisfare per chiunque".

Uno Star Wars indipendente dalla lore della saga è davvero possibile?

Già, il lore. La storia, le tradizioni e il folklore stesso di Star Wars. Chi segue con assiduità i fatti della saga ideata da George Lucas sa bene che, specie da quando la Lucasfilm è stata acquistata dalla Disney, si è cercato di dare un contorno definito a ciò che è canone e a ciò che è Legends, ovvero tutto ciò che vive al di fuori della "storiografia ufficiale"... Solo per constatare poi che c'è anche chi come il pupillo di Lucas, Dave Filoni, può fare sostanzialmente quello che vuole, andando a ripescare personaggi ed elementi vari ed eventuali delle Legends rendendoli canonici quando gli fa comodo.
Ma questa è un'altra storia.

Mandalorian Davefiloni Directing
Dave Filoni, l'unico che può davvero fare quello che vuole con Star Wars

Sul piccolo schermo di Disney+ esistono effettivamente produzioni che sono riuscite, a volte bene, altre male, a distaccarsi un po' dalla soap opera degli Skywalker, mentre al cinema è un territorio quasi del tutto inesplorato. Se in Rogue One: A Star Wars Story era impossibile farlo del tutto per ovvie ragioni in uno dei finali più galvanizzati mai visti sul grande schermo da quando esiste Star Wars, Andor lo ha fatto in modo più marcato. La recente Skeleton Crew in modo fanciullesco e scanzonato. Con la Nuova trilogia sappiamo tutti come sia andata.

Dal coraggioso "i miei genitori non erano nessuno" detto da Rey nel mai troppo celebrato Gli Ultimi Jedi di Rian Johnson siamo finiti poi al Rey Palpatine che cambia cognome in Skywalker nel nono, fallimentare capitolo. La lore dell'epopea, più che dar dei suggerimenti, era finita per diventare l'equivalente creativo del personaggio di Michael Fassbender in 12 anni schiavo. Qualcuno potrebbe obbiettare che, proprio per via del presupposto di partenza, cioè di un film ambientato 25.000 anni prima dei nove film della dinastia Skywalker ci stiamo preoccupando un po' troppo e, forse, è davvero così.

Star Wars L Ascesa Di Skywalker 20
Daisy Ridley e Adam Driver in una scena di Star Wars: l'ascesa di Skywalker

Tuttavia, la necessità pratica che la Lucasfilm e la Disney hanno di far sì che Star Wars torni a diventare un evento cinematografico in giorni in cui è relegato ad appuntamento televisivo che, peraltro, viene fagocitato dall'interesse che le persone paiono avere verso altre storie e altri brand, ci fa stare con le orecchie ben dritte. D'altronde non è un caso che malgrado la dichiarazione d'intenti di un regista dalla forte personalità come James Mangold, il primo lungometraggio inedito messo in cantiere sia stato quello a sorpresa di The Mandalorian & Grogu. Che, con i rassicuranti nomi dei due personaggi proposti fin dal titolo, ha già il sapore di una puntata di una serie Tv più lunga e spettacolare. Però Star Wars ha bisogno di tornare a stupire e innovare un po' la lore di cui pare schiavo. James Mangold riuscirà davvero a realizzare il "Logan di Guerre Stellari"? Vedremo...