Jackie Chan: "Da ragazzino ero pigro. Se ho paura? Certo, non sono Superman"

Il divo orientale ha ricostruito il suo cammino verso la celebrità in un appassionato incontro col pubblico del Locarno Film Festival, che gli ha tributato il Pardo d'oro alla carriera.

Jackie Chan a Locarno 2025

Accoglienza da re per Jackie Chan al Locarno Film Festival. Perfino il suo fan club europeo si è presentato con tanto di magliette d'ordinanza per accogliere il divo orientale, giunto in Svizzera coi suoi panda di peluche per ritirare il Pardo d'oro alla carriera. Incontri sold-out, mosse di combattimento d'ordinanza davanti agli obiettivi dei fotografi e tanta emozione da parte del pubblico per l'uomo che, dopo Bruce Lee, ha esteso in ogni angolo del globo la fama dei film di arti marziali. Classe 1954, Jackie Chan appare più in forma che mai e non ha nessuna intenzione di rilassare il suo sfrenato ritmo lavorativo.

Jackie Chan Panda Locarno 2025
Jackie Chan e i suoi adorabili panda al Locarno Film Festival 2025

"Da ragazzino ero pigro, così mio padre mi iscrisse a un'accademia di arti marziali dove mi hanno insegnato la disciplina, anche anche a suon di bacchettate quando serviva" ricorda il divo. "Tutte le mattine mi alzavo alle 4 per allenarmi. Ho studiato tutte le forme di combattimenti, calci, pugni, bastoni. Ho pensato tante volte di mollare, ma dove potevo andare? Mia madre si era trasferita in Australia due anni prima, a Hong Kong ero solo".

L'incontro con Bruce Lee

L'eredità di Bruce Lee sembra pesare a Jackie Chan che, in perfetto stile orientale, preferisce non esprimere giudizi sui suoi punti di contatto con l'icona delle arti marziali, ma si infervora quando gli viene chiesto di raccontare il loro incontro, si alza in piedi e inizia a mimare irresistibili mosse di combattimento. "Dopo la scuola sono diventato uno stuntman, ero molto giovane, mi sentivo molto fortunato" ammette. "Dopo che mi sono fatto un nome sono stato chiamato a fare da stuntman di Bruce Lee sul set di Dalla Cina con furore; l'anno successivo sono stato riconfermato per I 3 dell'Operazione Drago e Bruce mi ha subito riconosciuto. Si ricordava di me".

Jackie Chan Piazza Grande
Jackie Chan celebra il Pardo d'Oro alla carriera in Piazza Grande

Durante le riprese di quest'ultimo film, Jackie Chan è stato colpito accidentalmente al volto da Bruce Lee durante una scena di combattimento, a Locarno l'attore mima la scena fingendo di barcollare. "Bruce si è subito scusato e la sera sono stato scelto per girare ulteriori scene, il che significava più soldi. Sono arrivato a guadagnare 20 dollari al giorno, che all'epoca era tantissimo visto che normalmente non superavo i 5 dollari". Ma non è finita qui, perché dopo la fine delle riprese Bruce Lee si è unito a Chan mentre andava a giocare a bowling. "Mi ha pagato il taxi, era carissimo! Wow!" esclama, ricordando tristemente la morte di Lee, avvenuta un paio di mesi dopo.

L'arrivo del successo (sudato)

Jackie Chan Lotta
Jackie Chan mima una mossa di arti marziali

Mentre Bruce Lee sbarcava il lunario come stuntman, i genitori volevano che si trasferisse in Australia con loro per mettere su famiglia. Ma lui si annoiava e preferiva restare in Oriente. Allora il padre gli ha dato due anni di tempo per sfondare nell'industria prima di costringerlo a gettare la spugna. "Non era facile perché i registi mi offrivano ruoli 'alla Bruce Lee', era un'ossessione" ammette. "Ma io non ero Bruce Lee. Mi offrivano i ruoli sbagliati, i film sbagliati, i dialoghi sbagliati. Allora è iniziata una lunga gavetta per imparare tutti i mestieri del set. Ho imparato a fare le luci, a muovere la camera, a preparare il mio trucco, ma tutti dicevano che ero troppo giovane per fare il regista". Questa gavetta è stata essenziale per diventare ciò che Jackie Chan è oggi: "Scrivo e dirigo i miei film, faccio le luci, faccio tutto da solo proprio grazie a quello che ho imparato. In Asia siamo solo in due a saper fare tutto: io e Simon Yam, ma io so anche cantare".

Con l'arrivo del successo, Jackie Chan ha preso progressivamente il controllo della sua persona, scegliendo i ruoli e plasmando la sua carriera nella direzione sognata. "Non volevo solo diventare famoso come attore di arti marziali, volevo diventare il Robert De Niro d'Oriente" spiega: "Così mi sono messo a studiare i film di successo, americani, europei etc... Ho analizzato i film di Bruce Lee alla ricerca delle ragioni di tanto successo. Lui è stato il primo a fare certe cose, io ho cercato di fare il contrario. Volevo imporre la mia personalità, volevo che ogni scena fosse perfetta. ecco perché ripeto ogni ciak finché non mi soddisfa".

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Un perfezionista a Hollywood

Jackie Chan e Chris Tucker in una scena del film Rush Hour - Missione Parigi
Jackie Chan e Chris Tucker in una scena del film Rush Hour - Missione Parigi

Innumerevoli le spettacolari acrobazie contenuti nei film di Jackie Chan Ognuno ha la sua preferita, ma l'attore ammette che essere all'altezza non è sempre facile. "Non sono Superman, spesso ho paura" esclama. "Ogni volta che mi trovo in equilibrio su un'asse penso 'Ecco, sto per morire'. Ma quando il regista grida 'Azione' mi butto. Quando ho incontrato Spielberg, che è il mio idolo, mi ha chiesto come realizzassi le mie spettacolari acrobazie. 'Ciak, azione, ospedale!' ho risposto".

Le prime immagini di Jaden Smith e Jackie Chan sul set di Kung Fu Kid, remake di Karate Kid
Le prime immagini di Jaden Smith e Jackie Chan sul set di Kung Fu Kid, remake di Karate Kid

Anche gli esordi americani non sono stati una passeggiata nel racconto del divo: "Quando davo una scarica di pugni mi dicevano 'Troppo, danne uno solo, mostra il potere! Mi offrivano i film e i suoli sbagliati. Mi volevano imporre la loro visione, ma io volevo il controllo sulla mia persona. Sono stato in America per due anni, ma nessuno mi conosceva così sono tornato in Asia ed è solo allora che mi hanno richiamato per Rush Hour. Se il film non avesse avuto successo non sarei più tornato, ma si è rivelato una hit".