Prime Video continua a espandere il proprio catalogo di film con la nuova fatica registica del britannico Will Sharpe, che arriva sulla piattaforma dopo aver fatto il giro di alcuni festival autunnali (Telluride, Toronto, Zurigo) e ottenuto un'uscita limitata nelle sale statunitensi. La vera distribuzione di ciò di cui parleremo in questa recensione de Il visionario mondo di Louis Wain è quindi interamente digitale, senza neanche l'uscita tecnica in altri mercati su cui possono solitamente contare i titoli più prestigiosi prodotti o acquistati dai servizi di streaming (principalmente Netflix, ma anche Apple TV+ lo fa con determinati lungometraggi). Un fenomeno che sottolinea nuovamente il mutamento dei gusti del pubblico, non più particolarmente abituato a recarsi al cinema per vedere produzioni che non siano in grado di promettere un minimo di spettacolo, a prescindere dalla presenza di attori di richiamo: basti pensare che nel caso di Benedict Cumberbatch, che qui interpreta Louis Wain, l'altro recente film biografico di cui è stato protagonista è andato direttamente su Sky per quanto riguarda lo sfruttamento sul territorio italiano.
Vita da gatti
Il visionario mondo di Louis Wain racconta la vita dell'omonimo illustratore (1860-1939), noto per i suoi disegni di gatti antropomorfi. Estremamente prolifico, era molto popolare in vita, ma non poté mai veramente guadagnarsi da vivere con le illustrazioni, in parte per il suo scarso senso degli affari (la tutela dei diritti d'autore era un concetto a lui totalmente alieno), in parte perché, in seguito alla morte del padre, toccò a lui mantenere la madre e cinque sorelle (a queste si aggiunse poi la governante, che divenne sua moglie). Non aiutò neanche uno stato mentale fragile, che lo portò a essere internato nella fase finale della sua vita, con una diagnosi di presunta schizofrenia (oggetto di dibattito al giorno d'oggi, poiché l'analisi delle sue opere non mostra indicazioni di deterioramento stilistico, il che ha portato alcuni studiosi a pensare che il suo disturbo fosse sullo spettro autistico). Will Sharpe mette in scena il grosso di questi eventi con la classica struttura del biopic, avvalendosi di una superba ricostruzione storica e di un cast di grandi interpreti inglesi (inclusa l'unica assenza nel doppiaggio italiano, ossia la voce narrante di Olivia Colman).
Visioni parziali
Potendosi avvalere del supporto di partner produttivi importanti (oltre ad Amazon Studios ci sono anche i finanziamenti di Film4 e StudioCanal), Sharpe firma un'opera esteticamente sontuosa, che ricrea l'Inghilterra di altri tempi con fare filologico e non ha nulla da invidiare ad altri biopic di stampo britannico. E forse lì si cela la principale debolezza del film, che si avvale di un canovaccio abbastanza convenzionale per mettere in scena le vicissitudini di un personaggio che tutto era fuorché convenzionale. Anche l'allusione al fattore visionario nel titolo italiano (in originale è The Electrical Life of Louis Wain) è piuttosto ingannevole, poiché l'operazione è generalmente priva di veri guizzi visivi fuori dal comune. Difatti, l'unico punto in cui si intravede uno stralcio di intuizione a livello di eccentricità degli eventi narrati è nel casting di due figure americane, il giornalista Max Kase e il romanziere H.G. Wells (quest'ultimo uno dei grandi estimatori di Wain), interpretati rispettivamente da Taika Waititi e Nick Cave.
Taika Waititi: L'uomo giusto per Star Wars?
Rimangono soprattutto le interpretazioni, a cominciare da quella di Benedict Cumberbatch che aggiunge una tangibile, struggente vulnerabilità al suo classico stile di recitazione più razionale, e riceve un prezioso supporto da Claire Foy nei panni di Emily Richardson, la governante divenuta poi compagna di vita dell'artista. Sono le due figure centrali di un lungometraggio pieno zeppo di interpreti notevoli (tra cui anche Andrea Riseborough, Toby Jones e Richard Ayoade), molti dei quali però ridotti a poco più di camei, come nei già menzionati casi di Cave e Waititi. E una tale galleria di presenze ammirevoli in alcuni punti è più una distrazione, una deviazione dal vero perno narrativo ed emotivo del film, ossia la vita artistica di un genio turbato la cui originalità visionaria giustifica da un lato l'esistenza del progetto e dall'altro sottolinea ancora di più la natura fin troppo accademica di un titolo che non osa spingersi troppo al di là delle convenzioni di genere. Ma difficilmente questo sarà un deterrente per chi si fa consigliare dall'algoritmo di Prime Video.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione de Il visionario mondo di Louis Wain, sottolineando come si tratti di un biopic gradevole ma un po' troppo convenzionale sull'eccentrico illustratore inglese, interpretato con charme e vulnerabilità da Benedict Cumberbatch.
Perché ci piace
- La ricostruzione storica, come da tradizione inglese, è impeccabile.
- Il cast è ineccepibile.
- L'apparato visivo rende a tratti giustizia all'opera di Louis Wain...
Cosa non va
- ... ma solo a tratti, in modo troppo sporadico.
- Dato il soggetto, si poteva osare di più a livello strutturale.