Claudia Agosti, avvocatessa. Vittorio Mancuso, magistrato accusato di omicidio. Sono due tra i nuovi personaggi de Il Re ad aver maggiormente lasciato il segno. La seconda stagione, infatti, che ha mantenuto costante il focus sulla verità mascherata da menzogna, nel carcere San Michele, si è rivelata all'altezza della prima, sia per tonalità che emozioni. Merito della scrittura, merito della location, merito del cast. Se Luca Zingaretti e Isabella Ragonese sono le certezze, non da meno Thomas Trabacchi e Caterina Shulha, che ne Il Re 2 interpretano proprio l'avvocatessa Agosti e il magistrato Mancuso. Entrambi sono inseriti nel disegno narrativo scritto da Peppe Fiore, Alessandro Fabbri e Federico Gnesini, con la regia firmata da Giuseppe Gagliardi.
Come scritto nella nostra recensione, nella seconda stagione de Il Re, disponibile Sky e su NOW, tutto implode quando Vittorio Mancuso viene rinchiuso nel San Michele: sotto ricatto, il direttore Testori deve ottenere una confessione, ma nulla è come sembra. A difendere l'imputato, l'avvocatessa Agosti, che ritiene innocente il suo cliente. Alleatasi con Testori, scoprirà - come vediamo nel finale - un intricato piano, sospeso tra giustizia e Ragione di Stato. "Per me, Claudia è tra i buoni", dice Caterina Shulha, "Cerca anche di trascinare quelli che hanno dei dubbi sull'essere buoni o cattivi nel proprio mondo. Quindi è un po' un contrasto quello che vediamo tra Claudia e di Bruno, per esempio. Sono due mondi completamente opposti".
Il Re - Seconda stagione: intervista a Thomas Trabacchi e Caterina Shulha
Sul tema dell'umanità, riflette Thomas Trabacchi, c'è molto da dire in relazione a Il Re 2. "Mancuso è buttato dentro una realtà a cui non è abituato e non si capisce bene se è una brava persona. Nella serie c'è una complessità, e ci sono elementi luminosi che entrano in scena. Ciò che è giusto, ciò che è sbagliato è sempre in qualche modo legato al contesto. E il contesto non è soltanto quello geofisico che ci ospita, ma il contesto anche interiore, il momento in cui ti capita qualcosa, e come puoi gestire le situazioni. E poi a volte anche il tempo stesso determina cosa è giusto e cosa non è giusto, cosa è legale e cosa non lo è. Prima erano tutto bianco, tutto nero. Oggi si ricerca, forse, il dubbio, la sfumatura".
A tal proposito, la serie è uno stimolo per gli attori? "In questo prodotto c'è qualità", spiega l'attore, "Sono i contesti professionali che cambiano, il tempo a disposizione. Ciò avveniva anche in passato, o non avveniva". Per Caterina Shulha, "Sì, questo progetto un chiaro esempio di quello che molti attori vorrebbero poter interpretare. Giuseppe Gagliardi in questo caso, ti offre dei ritmi, dei tempi umani, naturali, che ti puoi anche godere. Giuseppe in questo è stato molto bravo, ti rassicurava sul fatto che fosse tutto naturale. Quindi questo è stato un grande regalo da parte di tutta la troupe"_.
Il quadro narrativo de Il Re
Vedendo le puntate che compongono Il Re 2, sale forte la sensazione che la stagione sia avvolta da una forte conflittualità, che si rispecchia sia nei temi quanto nei personaggi. Qualcosa che può essere rivisto in chiave contemporanea? Secondo Giuseppe Gagliardi, "C'è un inquietudine che stiamo vivendo, e in qualche modo l'ambiguità dei personaggi racconta questo. Il momento che stiamo vivendo".
Stessa idea, Alessandro Fabbri, che nella nostra intervista dice che "Ci ha influenzato il clima che respiriamo, di questi tempi, in cui le certezze sono finite. In questa seconda stagione c'è". Mentre Peppe Fiore conclude che "I racconti devono essere sempre efficaci, e bisogna scrivere degli esseri umani. Poi uno scrittore e un regista vivono nel proprio tempo, e se c'è un sentimento di paura, poi sgocciola anche nei rispettivi lavori".