Il nero del terzo millennio
Johnny To non ha proprio intenzione di fermarsi. E il suo cinema continua a essere in continua e costante evoluzione, nonostante alle spalle abbia quasi cinquanta film realizzati. Non è un caso che, dopo un breve periodo di risacca e qualche film sbagliato, il regista hongkonghese abbia girato negli ultimi due anni tre dei suoi migliori film: i due Election e Exiled, il suo film più sfrenatamente melvilliano. Eppure sono ancora in molti a storcere la bocca, forse increduli o non disposti a accettare che il cinema più vivo, robusto e inteso del presente possa venire realizzato quasi in serie, con una prolificità schizofrenica. Alla faccia dell'urgenza artistica e della politica degli autori. Ma la realtà parla chiaro e attualmente To è tra i registi più importanti in circolazione nel panorama mondiale contemporaneo; e non perché ormai ogni suo film passa a Cannes o a Venezia ma perché continua a dimostrarsi regista di una modernità e di lucidità impressionanti.
Election 2 si sofferma ancora - come il primo episodio ma sopravanzandolo per qualità e profondità di vedute - sul mondo delle traidi e sull'elezione del nuovo presidente. E ancora una volta si affranca di ogni manicheismo, retorica o ammiccamento, rappresentando il mondo della mafia come dato e raccontando piuttosto il tentativo di uscirne, sfruttandone il potere delle posizioni acquisite. Senza il romanticismo di altri antieroi di To, nell'ineluttabilità del loro destino, i suoi personaggi trovano ancora la forza per atti morali che inevitabilmente portano a fallimenti (il sicario in disparte che si rifiuta di uccidere e di farsi poi aiutare) e i ritratti umani sono di un lirismo e una potenza da lasciare a bocca aperta, supportati da una messa in scena opprimente, visionaria, talmente densa da mettere i brividi.
Election 2 si libera di ogni confine narrativo e estetico, travalica i confini del noir per raccontare il presente, fornendo un'istantanea nerissima della Cina moderna, della sua economia e delle sue tragiche contraddizioni, senza però mai cadere nelle reti anguste del cinema politico. Ogni gesto, movimento o inquadratura nel cinema di To e in Election 2 in particolare sono di una precisione assoluta, ben distante da ogni tentativo formalista. Election 2 è il cinema del futuro, o meglio il vero nuovo cinema classico del futuro: un cinema che ritrova il contatto con il suo linguaggio, riaffidandogli la pregnanza del suo racconto.