IGSFestival e il perché di un ritorno: ne parliamo con Marco Spagnoli

Un posto, che mancava, per la serialità. Questo abbiamo visto e vissuto alla prima edizione dell'Italian Global Series Festival e di cui abbiamo parlato con il direttore artistico, Marco Spagnoli.

Marco Spagnoli, direttore artistico dell'IGSF, con Kevin Spacey

C'era una volta il Roma Fiction Fest. Uno spazio per la serialità che avevamo sempre seguito con interesse, lo stesso che riserviamo costantemente al mondo che raccontava. Da quando il cammino di quell'evento si era interrotto, il dispiacere di non avere più quell'appuntamento annuale non si era mai affievolito e per questo abbiamo accolto di buon grado il suo reboot, la prima edizione dell'Italian Global Series Festival che abbiamo seguito nel corso dell'ultima settimana in quel di Rimini e Riccione. Una nuova realtà che abbiamo approfondito anche col suo direttore artistico, Marco Spagnoli, che ha sottolineato il "grande merito del Ministero, dell'APA, della SIAE e dell'AGIS" per realizzare un festival "che serve, perché non è possibile che in Francia ce ne siano tre. Ci sarà qualche motivo industriale?"

Italian Global Series Festival  18
Un momento della serata dedicata a I Cesaroni

E c'è sicuramente, ma con il nuovo evento la mancanza italiana è stata colmata, anche in virtù di un aspetto: "noi l'avevamo fatto prima", perché è vero che l'Italia aveva visto lungo parlando di serialità prima degli altri, prima che nascessero Canneseries e gli altri eventi d'oltralpe, prima che i grandi festival internazionali iniziassero a dare uno spazio alle serie, Berlino in primis. Quindi la domanda per chi ha dei dubbi, banalmente, "non è 'perché ci deve essere questo festival in Italia?' ma 'perché ce ne sono tre in Francia?'" Una riflessione importante, non figlia della storica rivalità con i cugini francesi, ma di un punto essenziale: parlare di serialità nel contesto dell'audivisivo contemporaneo è fondamentale. Lo era dieci anni fa quando il Roma Fiction Fest operava, lo è ancor di più oggi con l'esplosione delle piattaforme e i confini sempre meno evidenti.

Un grande programma

"Ci siamo ammazzati per fare un grandissimo programma" ci dice Marco Spagnoli e dalle sue parole traspare l'orgoglio per il lavoro fatto, al netto dei problemi organizzativi che ci sono stati, inevitabili per una prima edizione, "forse addirittura fisiologici", e di una location da cambiare necessariamente rispetto a Roma: "lì non si poteva fare. Lasciando stare il Conclave, che quando abbiamo iniziato non era ancora in gioco, ma nell'anno del Giubileo era impossibile". E allora si è fatto di necessità virtù, si è scelta la costiera romagnola, lo storico Cinema Fulgor di Rimini come splendida cornice, gli spazi del Palariccione per gran parte delle attività. Spazi funzionali che possono essere stabilmente la nuova casa della serialità una volta rodati tutti i meccanismi, come dimostrano gli ultimi giorni dell'evento. Anche se nulla vieta di spostarsi in futuro, non avendo esplicitato una location nel nome dell'evento. Ma questa è solo una nostra sensazione.

Mixtape Artwork Serie
L'artwork della serie Mixtape

"Abbiamo scelto di trasmettere l'idea di Italia, di globale, di serie e di festival" un nome che sanno non essere "proprio orecchiabile" ma che sulla media lunga distanza passerà in secondo piano. D'altra parte non si poteva mettere Romagna nel titolo, che avrebbe fatto ridere nel passaggio da Roma, né Riviera, già usato da un altro evento, quindi si è puntato sul comunicare l'ambito in cui ci si muove, sia in termini di oggetto raccontato, le serie, che la globalità attuale e l'ovvia attenzione sull'Italia che lo ospita. Una prima edizione che ha presentato "un concorso molto ampio, ma i giurati sono impazziti perché la qualità era altissima e ci dicevano 'come facciamo a giudicare tutte queste opere che sono bellissime, fantastiche?!'" E in effetti è così, a giudicare da quello che siamo riusciti a vedere anche noi, con titoli che siamo sicuri che saranno oggetto di discussione una volta disponibili anche da noi, da Reunion a Mixtape, Video Nasty o Hidden Island, e di cui continueremo a parlarvi nelle prossime settimane.

Rise of the Raven: cosa possiamo aspettarci dalla serie in arrivo su Rai 2 Rise of the Raven: cosa possiamo aspettarci dalla serie in arrivo su Rai 2

"Devo dire che su almeno quattro premi ho indovinato la previsione" ci ha anche detto con soddisfazione Spagnoli, scherzando anche sul loro "fantacalcio" interno e sulla minaccia di Andrea Fornasiero, uno dei selezionatori dell'evento, "molto insidioso" per la vittoria finale. Accenni che ci trasmettono l'idea di un gruppo di lavoro affiatato che può continuare a costruire qualcosa di interessante anche per il futuro.

L'Italian Global Series Festival tra presente e futuro

E guardando al futuro, Spagnoli sottolinea l'importanza di ottimizzare gli spazi per evitare compressioni, sfruttare meglio le serate. Sottolinea la risposta del pubblico a fenomeni come I Cesaroni o Can Yaman, accolto da un bagno di folla, "un fenomeno inedito, veramente pazzesco" che si protrarrà anche verso la prossima stagione quando arriverà in tv con Sandokan a dicembre. Spazi in cui la fiction italiana, settore seguitissimo, possa dialogare ancora di più col suo pubblico. Grandi eventi popolari che si muovo di pari passo con i premi, con il Maximo Award che il festival ospita, e un'attenzione per i formati classici della serialità: "facciamo un discorso di formati, non di genere", allineandosi a quelli degli grandi premi internazionali del settore, come gli Emmy, che tutti noi appassionati di serie seguiamo con attenzione. Premi fondamentali da portare avanti, perché "è assurdo che se sei un attore di televisione e vuoi vincere qualcosa devi aver fatto un film."

Sandokan Can Yaman Bagno Di Folla
Il bagno di folla per Can Yaman

"Abbiamo avuto tre criteri" ci dice Marco Spagnoli parlando della costruzione dell'evento. "Il primo è l'entertainment, vogliamo intrattenere il pubblico. Il secondo la qualità, perché non importa se commedia o drama, una serie deve avere una qualità anche sociale o di sorpresa. E quasi tutti i 32 titoli in concorso hanno queste caratteristiche. Perché è vero che è fondamentale avere anteprime italiane, in tanti casi anche internazionali o mondiali, ma volevamo trasmettere una determinata idea di serialità." Offrire uno spaccato del panorama seriale, sottolineando i suoi aspetti più coraggiosi, sorprendenti, capaci di arricchire lo scenario in cui si vanno a collocare.

Fare sistema

"Il terzo elemento è la data" ha continuato Marco Spagnoli, "questa è la migliore per non andarsi a sovrapporsi ad altri eventi." Il periodo dell'anno è quello giusto per fungere da apripista per la nuova stagione, per presentare in anteprima ciò che vedremo, ma ancora mancava la consapevolezza necessaria a sfruttare l'IGSF come trampolino di lancio, costruire il percorso verso l'uscita di una produzione in funzione dell'evento. Un elemento che già il prossimo anno potrebbe essere sfruttato. Giugno, quindi, per non accavallarsi a Venezia o Roma o altri grandi eventi. Il problema, secondo Spagnoli, non è "che ci siano troppi festival, ma di costruire" e fare sistema, senza andarsi a pensare i piedi. E infatti all'Italian Global Series Festival c'è stato Alberto Barbera, direttore di Venezia, ad accompagnare l'incontro con Marco Bellocchio, Giulio Base, che gestisce Torino, insieme a Michele Placido.

Piera Detassis E Valeria Golino
Piera De Tassis con Valeria Golino

"Sono un pompiere, non un piromane" ha infatti confermato Spagnoli, sottolineando l'importanza di "negoziare, nel senso di fare sistema", perché quelli che riescono a farlo sono anche quelli che riescono a imporsi sugli altri, senza combattere inutilmente tutti contro tutti, come è fin troppo spesso deriva italiana. Competere, in modo sano, ma senza andare a distruggere quanto altri costruiscono.

Aspettando Portobello: Alberto Barbera e Marco Bellocchio dialogano all'Italian Global Series Festival Aspettando Portobello: Alberto Barbera e Marco Bellocchio dialogano all'Italian Global Series Festival

Raccontare la serialità che cambia

Sono passati meno di dieci anni dall'ultima edizione del Roma Fiction Fest, ma intanto tutto è cambiato. "Quando abbiamo fatto la prima edizione, non esisteva ancora l'iPhone" ricorda Spagnoli ed è uno di quei cenni che permettono di dare un tempo alle cose, legandole a oggetti che tutti conosciamo. Ora ci sono le piattaforme oltre agli smartphone e tutti ne abbiamo uno in tasca pronti a fruire di contenuti e serie. Lo streaming il Roma Fiction Fest l'aveva intercettato di sfuggita e nelle ultime edizioni aveva avuto The Man in the High Castle di Prime Video, il suo autore Frank Spotnitz è stato quest'anno in giuria. Al netto di questa continuità, è un mondo completamente diverso in cui queste realtà si sono affermate ed è anche difficile convincerle a partecipare ai concorsi. Come capita anche ai grandi eventi di cinema, con i titoli popolari che si dirottano spesso verso il fuori concorso e le proiezioni speciali.

Dv2 0775 Lcuogkdk 20250624023427
I giurati dell'Italian Global Series Festival 2025

"Ci sono logiche commerciali che capisco, ma un evento del genere possono dare visibilità a titoli che altrimenti rischiano di perdersi nel mare magnum di contenuti di oggi" ed è vero, perché sempre più spesso si rischia di essere fagocitati, passare inosservati. E in questo mondo che cambia ed è affollatissimo, è importante creare ancora maggior consapevolezza. Fin troppo spesso sentiamo dire che si è fatto un film lungo, piuttosto che una serie, un concetto figlio di autore che "non hanno la struttura seriale". È importante, per Spagnoli, che si parli del "linguaggio" delle serie, della loro "grammatica" e che l'idea di un film lungo è qualcosa "che appartiene a un'altra epoca" e che non lo appassiona. "Mi appassiona Adolescence, mi appassiona Chernobyl, anfora mi appassionano Six Feet Under e The Wire."

E lo prova proprio il concorso dell'IGSF, con cinematografie presentate che "producono delle serie pazzesche, che hanno evoluto il linguaggio", che stanno dimostrando di colmare il gap che poteva esserci con altre industrie più consolidate, che a loro volta non possono star ferme a guardare e devono continuare a sperimentare ed evolvere. "Non si possono più realizzare opere che non siano adeguate ai tempi" per non risultare vecchi perché il proprio linguaggio è ormai superato, "non adeguato ai tempi e ai racconti che vuoi creare."