Hostages, episodio 3, Power of Persuasion
Il plot
L'organizzazione alle spalle dell'attentato alla vita del Presidente degli Stati Uniti fallito grazie al sangue freddo della dottoressa Ellen Sanders sembra ormai fallito, e viene ordinato l'omicidio dell'ex agente FBI Duncan Carlisle. Lui, però, riesce a salvarsi e, minacciando il Chief of Staff presidenziale, evidentemente coinvolto nella cospirazione, ottiene una seconda chance.
Nel frattempo però First Lady e Servizi segreti sono riusciti a convincere il presidente a rinunciare al ritorno d'immagine presso l'elettorato per farsi operare da un chirurgo militare; toccherà a Ellen tentare di indurlo a ritornare sui suoi passi. Nel frattempo, però, la donna, grazie a un dettaglio carpito dal marito mentre Carlisle parlava al telefono, riesce a rintracciare la figlioletta di quest'ultimo, introducendosi anche nella suo scuola e entrando in contatto diretto con la bambina.
Cosa ci è piaciuto di questo episodio
- Ellen decide di passare al controattacco nel momento in cui scopre che Duncan ha una figlioletta. E' assurdo il modo in cui riesce a fingersi una parente e viene portata senza domande dalla bambina (chiunque sia un genitore sa benissimo che in qualsiasi scuola del mondo una cosa del genere è impossibile, figuriamoci in una scuola privata di Washington DC magari frequentata da politici e personaggi potenti), ma comunque apprezziamo il tentativo di rendere la protagonista combattiva e pronta, chissà, anche a scelte difficili pur di salvare la famiglia.
- Al momento non è tanta, anzi, però un minimo di curiosità legata alle motivazioni di Duncan, alla malattia della moglie e a chi e cosa ci sia dietro questa cospirazione ancora rimane. Speriamo non ce la facciano passare del tutto.
Cosa non ci è piaciuto di questo episodio
- La facilità e la velocità con cui le sfere alte della cospirazione decidono di far fuori Duncan nel momento in cui il piano sembra annullato è assolutamente sensata, lo sviluppo di questa sottotrama però lascia molto a desiderare, così come la plausibilità di un Chief of Staff che possa essere minacciato all'interno della sua auto senza che nessuno dei Servizi Segreti sia nei paraggi a vista d'occhio.-
Per essere una famiglia costantemente sotto controllo, in questo episodio troppo male non è andata visto che Ellen (che guarda caso non ha il chip, e adesso abbiamo capito il vero motivo per cui gli sceneggiatori avevano avuto questa accortezza) fa un po' quello che le pare nemmeno fosse Sydney Bristow, e il marito alla prima occasione confessa alla moglie il tradimento senza che Duncan (che sembrava voler fare leva su questo segreto) si accorga di nulla. E meno male che lo stesso agente FBI aveva detto con tono minaccioso: "Noi vediamo tutto e siamo ovunque".
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La settimana scorsa ci eravamo detti contenti della scelta coraggiosa di fare fuori come caprio espiatorio l'infermiera Angela, ma temevamo che potesse in realtà essere tutta una finta. Da alcuni brevi dialoghi emerge che la possibilità che in reatà sia viva è molto alta, e quindi ci rimangiamo anche le poche parole positive spese la settimana scorsa. A questo punto il tutto diventa sempre più prevedibile.
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I personaggi (soprattutto i secondari) continuano ad essere schematici e poco interessanti, e questo potrebbe essere forse il problema più grave della serie.
What's Next
Sappiamo ormai che la famiglia Sanders non ha intenzione di arrendersi e che le proverà tutte pur di riuscire a scappare. Quello che invece ci auguriamo è che venga presto svelato qualche segreto, che vengano approfondite le motivazioni dei sequestratori e che l'allargarsi della cospirazione ai "piani alti" della politica USA possa regalare una maggiore freschezza ad una serie che già al terzo episodio rischia di far perdere tutto l'interesse iniziale.
Movieplayer.it
2.0/5