"Ti posso richiamare fra cinque minuti? Faccio una sosta alla stazione di servizio": la chiacchierata con Henry Winkler durante il viaggio on the road su e giù per l'Italia si interrompe momentaneamente. E la motivazione semplicissima dettata da buona educazione, rispetto e disponibilità: l'interprete di Fonzie di Happy Days non sa dire di no al pubblico e si ferma sempre volentieri a salutare i suoi fan ma al tempo stesso non vuole lasciarmi in attesa mentre firma autografi o posa per le foto. Il motivo del viaggio nella Penisola è l'uscita di Hank Zipzer e le cascate del Niagara, (Uovonero editore) il primo di diciassette volumi di una collana per ragazzi ispirata dalla sua dislessia e presentata al Salone del libro di Torino.
Non si stanca mai di essere interrotto mentre parla, per strada o al ristorante?
Mai: ogni persona che incontro per me è nuova. Il suo entusiasmo e la sua emozione rappresentano un regalo immenso per me e trasformano davvero la giornata in un "happy day", le danno un senso. Non si può dire lo stesso della mia famiglia e dei miei amici, che esercitano una dose massiccia di pazienza. Mia moglie, ad esempio, ha sperimentato una sua tattica: se qualcuno ci ferma, lei continua a camminare e poi mi tocca correre per raggiungerla, due isolati dopo.
In Italia possiamo vantare l'International Happy Days Fan Club, che ha creato il primo sito web dedicato al telefilm. Com'è stata l'accoglienza nei suoi confronti?
È sempre calorosa: il pubblico italiano è a dir poco incredibile. Mi sono ritrovato in librerie con 700 persone nella stanza, da bambini a nonni, che mi hanno circondato di affetto. E il mio ristorante preferito dal 1980, I dodici apostoli a Verona (www.12apostoli.com), mi ha conferito anche un premio letterario, come fa ogni anno ad un autore che si è distinto nel campo.
Quanto è diversa la carriera dello scrittore rispetto a quella di attore?
Sono due mondi davvero diversi: scrivere comporta la difficoltà di mettere insieme tutti i dettagli della creazione, anche se la recitazione resta sempre il mio più grande sogno realizzato.
Dico loro quello che ho imparato io stesso, essendo dislessico: bisogna trovare in se stessi quel dono speciale che ci rende unici. Ognuno ha un talento: può essere nel campo della medicina, dell'arte o della pasticceria, ma va scoperto e valorizzato.
Anche lei lo ha capito da piccolo?
Purtroppo no, da bambino non me ne rendevo conto. L'ho capito da adulto e ora voglio condividerlo con tutti i bambini che, com'è successo a me, stanno vivendo un periodo difficile tra i banchi di scuola. Ancora oggi devo venire a patti con la dislessia...
È stata la recitazione a salvarla?
No, è stato merito di un atteggiamento positivo che ho iniziato a sviluppare dentro di me, anche se ovviamente le lezioni di recitazione hanno aiutato. Anche nei momenti più bui, quando ero triste e mi sentivo a terra, non ho mai smesso di inseguire i miei sogni, di credere che ce l'avrei fatta sapendo che quei sentimenti sarebbero stati solo passeggeri.
Questa filosofia di vita le è stata impartita dai genitori o dagli insegnanti?
Direi piuttosto che mi è venuta da dentro, come una forza interiore...
Hank è un ragazzino emarginato, il contrario esatto di Fonzie...
È considerato il classico "perdente", ma è più realistico di qualsiasi altro personaggio TV a cui lo si voglia comparare. Ha successo proprio perché tutti noi ci possiamo identificare con lui. Per quanto riguarda Fonzie, invece, ho solo il merito di avergli dato un volto, ma mai avrei pensato avrebbe avuto un tale successo né che dopo 40 anni qualcuno mi avrebbe ancora chiesto di lui.
Nel 2014 si avvicina un altro compleanno per la serie. È pronto per la reunion?
Quella per i 30 anni l'ho prodotta io ed è stato il programma più visto dell'anno nel 2005. Quindi non vedo l'ora di festeggiare di nuovo.
Io non avevo per niente quella sicurezza che ostentava lui né mi è bastata interpretarla per farla mia. È stato un processo lungo. La gente mi trattava come una star, mi amava, ma sapevo che quelle attenzioni erano rivolte a lui e non a me. Forse è stato frustrante, a volte, ma solo finché non ho capito che le vere sicurezze vengono da dentro. Mi emoziona comunque sapere che dopo tutto questo tempo il pubblico gli voglia ancora così tanto bene.
Incredibile come il termine "jump the shark", legato ad una celebre scena di Fonzie, sia oggi ancora in uso per indicare una serie tv al giro di boa verso la fine.
L'altro giorno in hotel in Italia guardavo una trasmissione politica di cui ovviamente non capivo una parola per via della lingua ma ad un certo punto ho sentito quest'espressione ed è l'unica che ho afferrato nitidamente. Mi ha fatto un piacere enorme, soprattutto perché nel caso di Happy Days in realtà quella scena non ha indicato l'inizio della fine, dal momento che siamo andati avanti nel telefilm altri cinque anni.
Il 26 maggio torna in tv come guest star in Ti presento i miei - Arrested Development nei panni di Barry, l'avvocato di casa Bluth. Cosa le piace del telefilm?
Non vedo l'ora che vediate le nuove puntate perché è una serie TV realizzata meravigliosamente e sono convinto che Mitchell Hurwitz, creatore e produttore, sia un autentico genio.
Le piace guardare le serie tv?
Ne seguo moltissime e non solo per tenermi aggiornato su gusti e tendenze, ma anche perché mi piacciono. Ora, ad esempio, non vedo l'ora che ricominci The Good Wife, una serie scritta davvero benissimo: la season finale mi ha lasciato a bocca aperta.
Concorda con il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che considera Homeland la sua preferita?
Sono d'accordo: è uno dei migliori prodotti seriali in circolazione ma sono curioso di capire cosa si inventeranno nella terza stagione.
Dopo tanto tempo, si rilassa ancora guardando laTV?
Per rilassarmi davvero vado a pescare tra i laghi del Montana oppure mi concedo una serata a teatro.
Essere padre ha richiesto molto coraggio, è il lavoro più difficile e non solo perché hai 900 decisioni da prendere al giorno ma devi anche gestire contemporaneamente il lavoro. Fare il nonno è più semplice perché ad un certo punto i nipoti li rispedisci a casa!
Quali sono i suoi prossimi progetti?
Sto scrivendo una nuova serie di libri e ritorno in Children Hospitals ma continuo a vagliare nuovi progetti.
La pensione non è vicina?
Assolutamente no, il mio sogno è continuare a lavorare finché ne avrò la forza!