Guest of Honour, la recensione: le nuove false verità di Atom Egoyan

La recensione di Guest of Honour: con il suo film in concorso a Venezia 76, Atom Egoyan torna a parlare di memorie e segreti all'interno di una famiglia.

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Guest of Honour: una scena del film

Come vedremo in questa recensione di Guest of Honour, nel cinema di Atom Egoyan ci sono alcuni temi che ritornano con continuità, film dopo film: memoria, vendetta, tecnologia e famiglia sono argomenti centrali di gran parte delle sue sceneggiature, e quindi non c'è certo da stupirci nel ritrovarli anche nel suo nuovo film in concorso a Venezia 2019.

Una trama fatta di false verità

Guest of Honour ci mostra la solitaria vita di Jim, un ispettore sanitario: le sue giornate si dividono tra il lavoro - che lo porta in giro per ristoranti e locali di ogni tipo, a controllare che siano rispettate le norme igieniche - e la casa, dove l'unica compagnia é data da un grosso coniglio che in passato apparteneva sua figlia. Scopriamo ben presto che l'uomo è ormai vedovo da tanto tempo e la giovane figlia, la bella Veronica, è in carcere a causa di un crimine di tipo sessuale che però non sembra aver commesso.

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Guest of Honour: David Thewlis in una scena del film

Grazie ad un video contenuto in un vecchio cellulare ritrovato quasi per caso, Jim deciderà finalmente di andare a fondo e scoprire una volta per tutte quale sia la verità che Veronica sembra volersi tenere ben stretta da così tanto tempo. Senza sapere però che sono stati anche alcuni segreti del suo passato, e non solo quelli della figlia, a contribuire all'involontario sgretolamento della loro famiglia.

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Guest of Honour: una scena con David Thewlis

Gli inganni della memoria

Non vi diciamo di più su quel che succede, perché, pur non trattandosi propriamente di un giallo o un thriller, il punto di forza del film è certamente nella sua capacità di avvincere lo spettatore con i suoi intrighi e le sue continue (piccole) rivelazioni. Guest of Honour scorre bene e piacevolmente per tutti i 100 minuti della sua durata, alternando saggiamente la storia dei due protagonisti ben interpretati dalla luminosa Laysla De Oliveira e dal sempre convincente David Thewlis.

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Guest of Honour: Laysla De Oliveira in una scena del film

In particolare alcuni momenti dell'attore alle prese con alcuni ristoranti poco ligi alle regole sono tra i più piacevoli e, probabilmente, anche memorabili dell'intera pellicola. Anche perché il resto della storia, con l'avvicinarsi del finale, perde forza, il rapporto tra padre e figlia rimane in gran parte irrisolto e anche l'inserimento di una cornice rappresentata dal prete (Luke Wilson) non ha poi una vera e proprio funzione se non quella di giustificare le due linee narrative e temporanee parallele. Per un film che parla così tanto di memoria, l'impressione è che di questo Guest of Honour, come d'altronde è già capitato con i più recenti film di Egoyan, in poco tempo non ci ricorderemo più.

Conclusioni

Come si evince dalla nostra recensione di Guest of Honour, anche con questo nuovo film il regista e sceneggiatore Atom Egoyan non riesce a ritornare ai livelli, ben più alti, delle sue migliori opere ormai datate vent'anni. Probabilmente questa volta non ne aveva neanche l'ambizione, ha semplicemente scelto di raccontare una storia sì avvincente e ben raccontata, ma priva di profondità.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • Il film ha un ritmo scorrevole e la storia incuriosisce fin da subito.
  • Buona la prova di David Thewlis, Laysla De Oliveira colpisce per la sua bellezza.
  • I temi principali del cinema di Egoyan ci sono tutti...

Cosa non va

  • ... ma ancora una volta la sceneggiatura non colpisce a fondo come in passato.
  • A livello di regia il film è molto semplice, privo di quei guizzi che ci si aspetterebbe da un autore qual è (o era) il canadese.