Paure? Tantissime per un esordio alla regia che Giampaolo Morelli non dimenticherà tanto facilmente. Bloccato dall'emergenza sanitaria, 7 ore per farti innamorare, lo scorso 20 aprile ha dovuto capitolare al passaggio sulle maggiori piattaforme online (Skyprimafila première, Chili, Infinity, Timvision e Rakuten tv) rinunciando di fatto alla sala.
"Immaginavo un grande caldo e che con le prime giornate di sole - (il film sarebbe dovuto uscire il 26 marzo), - la gente non avrebbe avuto voglia di andare al cinema a vedere il mio film. E invece... è scoppiata una pandemia!", ci racconta l'attore al Festival del Cinema e della Televisione di Benevento, dove nei giorni scorsi ha presentato la sua prima volta da regista. Intanto, in attesa di tornare a breve sul set per girare le nuove puntate de L'ispettore Coliandro e rivederlo in sala con Maledetta primavera e Divorzio a Las Vegas, Morelli si gode il successo inaspettato della sua creatura, che gli ha dato grandi soddisfazioni tra cui due candidature ai Nastri d'Argento, e che lo vede interpretare un giornalista di economia a lezione di rimorchio da una tostissima insegnante di tecniche di seduzione, Valeria (Serena Rossi).
L'arte del rimorchio: una scienza esatta?
Hai scritto, diretto e interpretato, basandoti su un tuo omonimo romanzo. Una bella sfida...
Ero ovviamente pieno di paure, ma sono molto soddisfatto dei risultati ottenuti e del gradimento: sembra che sia il film italiano più visto on demand. Non mi aspettavo una partenza così forte e un tale passaparola, credevo che con l'uscita in streaming ci sarebbe voluto molto più tempo per creare un passaparola prima che le persone potessero vederlo. E invece le soddisfazioni sono state immediate.
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Si parla di tecniche di seduzione, strategie del 'rimorchio'. Che storia è?
È nato tutto per caso quando un giorno navigando su internet sono incappato in un banner pubblicitario di un tizio che sosteneva di poter insegnare, dietro pagamento, a 'rimorchiare'. Mi sembrava assurdo che ci fosse qualcuno che veramente poteva insegnare 'il rimorchio" e ancora più assurdo che qualcun altro potesse iscriversi e pagare per un corso del genere. Poi mi sono incuriosito e documentato, scoprendo che il mondo è pieno di rimorchiatori insegnanti e guru della seduzione, così ho contattato quelli più accreditati in Italia. Gli ho chiesto di poter vedere se queste tecniche funzionavano davvero, loro hanno accettato di farsi microfonare e ho iniziato a seguirli con una telecamera e ad ascoltarli.
E cosa hai scoperto?
Che effettivamente quelle strategie funzionavano, nella maggior parte dei casi i ragazzi se ne tornavano con un numero di telefono in tasca. In fondo si tratta di tecniche basate sulle più elementari regole di attrazione maschio - femmina, su meccanismi biologici e comportamenti quasi animali, che esistono sin da quando eravamo uomini primitivi. Mi ha colpito però che a iscriversi a questi corsi fossero non solo rimorchiatori seriali, ragazzi che volevano semplicemente 'fare punteggio', ma anche uomini di una certa età, persone spesso molto colte, carine, perbene e con una buona posizione, un bel lavoro, ma letteralmente paralizzati all'idea di dover conoscere una donna che non rientrasse nel loro ristretto cerchio di amicizie. Li ho visti mettersi in gioco con grande tenerezza e forza di volontà, dandosi finalmente l'opportunità di farsi conoscere. Da lì l'idea di fondere le strategie di rimorchio insegnate in quei corsi, con una storia romantica.
Hai imparato qualche nuova tecnica?
Gioco un altro campionato, è un po' diverso, mi conoscono! (scherza). Ma la paura di avvicinarsi a una sconosciuta al bancone di un bar come succede nel film noi uomini ce l'abbiamo tutti e devo riconoscere che alcune regole sono valide, come la legge dei "tre secondi": se fai passare più di tre secondi perdi la fiducia in te stesso e la forza di avvicinarti a una ragazza, ma soprattutto non fai altro che alzare delle barriere. Così come funzionano le "frecciatine acide", commenti non offensivi ma ironici e utili per permettere ad alcune donne, che se ne stanno particolarmente sulla difensiva, di abbassare le difese e scendere dal piedistallo. Insomma sono tutte regole di attrazione molto divertenti ed efficaci.
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Le paure dell'esordio
Da regista come giudicheresti l'attore Morelli? Come avete lavorato insieme?
È stata la parte più difficile. Ho sempre pensato soprattutto ai miei colleghi cercando di farli uscire al meglio, volevo che le parti comiche venissero fuori al momento giusto così come gli aspetti più sentimentali. Quando mi ricordavo che toccava a me recitare, era destabilizzante.
E come l'hai superato?
Buttandomi, affidandomi all'esperienza e a quello che volevo venisse fuori: una commedia romantica con una sua forte identità. Troppe volte ho visto commedie che non ne avevano una, ambientate in luoghi non luoghi come se ci fosse un po' la paura ad ambientare le nostre storie in posti ben precisi. Volevo che la comicità non scadesse nella sit-com e che il romanticismo non fosse eccessivamente melenso, bilanciare le due cose è stata la sfida più difficile. Una commedia romantica è un un'operazione ampia, larga, che ti permettere meno errori di un film più autoriale. Non pensavo di debuttare con questa storia, ma il destino ha voluto così.
Cosa ti ha convinto?
La commedia mi piace, mi appartiene, oltre ad essere un registro che credo di saper raccontare. È semplicemente successo. Quando l'ho scritta non pensavo assolutamente che potessi dirigerla io, poi Federica Lucisano ha letto il romanzo e mi ha proposto di farne un film, a quel punto mi sono lanciato.
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La commedia romantica, Napoli e De Filippo
Quanta commedia americana c'è dentro? E come sei riuscito a combinarla con una comicità spiccatamente partenopea?
Sono nato e cresciuto a Napoli guardando e riguardando le VHS del teatro di Eduardo De Filippo; la mia cultura è partenopea e inevitabilmente americana. Da ragazzo ho vissuto tutto il cinema statunitense degli anni '80 e '90, era strepitoso, bellissimo, ed è diventato parte della mia cultura. È inevitabile quindi che per me la struttura di una commedia romantica sia americana, ma il sapore sia mio, italiano e partenopeo.
Era importante che fosse ambientata a Napoli?
Non era fondamentale, poteva essere ambientata anche a Milano ma la storia non sarebbe cambiata minimamente. La sfida era proprio quella di mostrare una Napoli come io la conosco, che non è né quella che siamo abituati a vedere in un cinema più crime, né la Napoli "sole, pizza e mandolino". È una città con una sua forte cultura, fatta di questo ma anche di meravigliosi aperitivi sul mare, e di un suo lato più borghese. Volevo che fosse come New York per gli americani, nelle crime story vedi il Bronx e nelle commedie Manhattan; mi sono chiesto come mai nessuno avesse mai fatto una commedia romantica ambientata a Napoli, e l'ho fatta io!
Il film è uscito direttamente online a causa della chiusura forzata delle sale nei mesi scorsi. Rimpianti? È stata una decisione sofferta?
Quando mi è stato proposto sono rimasto un attimo gelato, tutto avrei potuto immaginare tranne che una pandemia! Poi ci siamo detti insieme a Federica Lucisano e Nicola Maccanico che forse era quello il momento più giusto per dare al pubblico un film che fosse divertimento, respiro, una vera e propria boccata d'aria. Diversamente quanto avrei potuto tenerlo nel cassetto? Quando fai un film non vedi l'ora che venga visto. Così mi sono lanciato, e per fortuna il riscontro è stato immediato: un grandissimo passaparola un boom di visualizzazioni grazie.
L'amore ha bisogno di regole?
No, assolutamente. Le regole di attrazione sono un conto, innamorarsi resta invece qualcosa di magico e inaspettato.