Flight of the Conchords: due kiwi nella Grande Mela

L'eclettico duo folk formato Bret McKenzie e Jemaine Clement si è trasformato in uno show da culto, che racconta le avventure di due sprovveduti musicisti neozelandesi a New York, senza soldi e con un'unica, psicolabile fan.

Si è conclusa lo scorso anno la seconda e ultima stagione di una delle comedy series più originali e divertenti degli ultimi anni: trasmesso tra il 2007 e il 2009 da HBO, Flight of the Conchords consta di soli 22 episodi totali, molti dei quali sono autentici gioiellini di humour asciutto e spiazzante, con un'anima musicale proteiforme che lo rende davvero unico.
Bret McKenzie e Jemaine Clement sono due trentenni di Wellington che approdano a New York nella speranza di sfondare con la loro band, chiamata appunto Flight of the Conchords; senza un dollaro e facili prede delle lusinghe della Grande Mela, i due ripongono eccessive speranze nel loro manager, il conterraneo Murray, leale ma completamente inetto, e cercano di sbarcare il lunario con lavoretti estemporanei tra un "concerto" e l'altro. Il loro seguito di estimatori, infatti, non è ampio: hanno un'unica fan americana, Mel (Kristen Schaal), che è chiaramente squilibrata e insidia entrambi sessualmente.

Come è facile evincere, la nota dominante di Flight of the Conchords è l'ironia, o meglio ancora l'autoironia dei due protagonisti che ridicolizzano, complici il co-creatore dello show James Bobin, sé stessi, il proprio progetto musicale, la propria nazione d'origine, il modo in cui questa è percepita negli Stati Uniti, la rivalità tra Nuova Zelanda e Australia e ancora molto altro (tra cui, naturalmente, la trilogia de Il signore degli anelli, omaggiata anche con una canzone, Frodo, Don't Wear The Ring). Il microcosmo kiwi del binomio McKenzie/ Clement, che, sorprendentemente, non è particolarmente apprezzato in patria - le voci di corridoio vogliono il duo "troppo wellingtoniano" per poter conquistare la maggior parte del pubblico neozelandese, per questo la TV pubblica avrebbe rifiutato di finanziare diversi loro progetti - a contatto con il substrato stelle e strisce fa immediatamente faville: l'aspetto di Bret e Jemaine, il loro modo di vestire e di muoversi, il loro accento, fanno di loro due bizzarri, teneri e irresistibilmente farseschi pesci fuor d'acqua. Vincente è anche il contrasto della loro sommessa e laconica comicità con gli sproloqui della co-star Rhys Darby, che veste i panni dell'esuberante, garrulo e assolutamente incompetente Murray.
I Conchords, invece, il loro mestiere lo conoscono bene: pezzi forti di ogni episodio sono i loro brani, il veicolo attraverso il quale i due timidi eroi esprimono i propri sentimenti e le proprie aspirazioni, che spaziano in generi diversissimi e, oltre ad avere testi surreali e spesso geniali, sono piacevoli anche dal punto di vista squisitamente musicale. Dal rap di Hiphopopotamus Vs. Rhymenocerous al pop elettronico di Inner City Pressure, dalla dance di Too Many Dicks on the Dance Floor fino al brillante folk di If You're into It, dall'irresistibile francese sgrammaticato di Foux Du Fafa alle sofisticate atmosfere jazzy del classico Business Time: tutte gemme che Bret e Jemaine continuano a regalare in concerto ai loro fan in giro per il mondo. Il volo dei Conchords, infatti, non è concluso, e anche se lo show ci mancherà, è bello sapere che il sogno continua - in musica e non.