Un percorso trasversale, artistico e popolare com'è, da sempre, l'indole della Festa del Cinema di Roma. Perché, dietro il cinema moderno e il cinema del futuro, non possono mancare quei film che hanno fatto scuola. Dunque, tra omaggi, incontri, restauri e documentari, la Festa del Cinema è anche l'occasione per scoprire o riscoprire la Settima Arte nella sua essenza, tra i grandi maestri e quei titoli che hanno fatto la storia. Per questo, la 19esima edizione della Festa, si sposta anche a Villa Borghese, dove la Casa del Cinema (presidio annuale degli eventi legati alla Fondazione Cinema per Roma) accoglierà numerose proiezioni legate alla sezione Storia del Cinema, a cura di Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna.
I documentari nella sezione Storia del Cinema
Una sezione, aggiungiamo noi, particolarmente importante, ed essenziale. Il motivo? Non può esserci innovazione senza uno sguardo al passato: ogni inflessione contemporanea arriva infatti da lontano, rintracciabile nelle opere miliari di autori inarrivabili. Una sezione che diventa punto di incontro, e suddivisa in dieci documentari presentati in anteprima, tutti accompagnati dal commento di preziosi ospiti: si inizia con L'Homosexualité au cinéma, les chemins de la victoire di Sonia Medina che, tra censura e intolleranza, esplora la rappresentazione dell'omosessualità nel cinema.
Se il documentario è un vero e proprio genere, l'altro appuntamento di rilievo sarà con l'on-the-road partenopeo C'era una volta Napoli di Ciro Ippolito e Marco Giusti. Dicevamo storia del cinema: per comprendere il futuro bisogna guardare al passato, come nel caso di Titanus 1904 di Giuseppe Rossi, che cade nel centenario di una delle prime Major del mondo. Passato e futuro se pensiamo anche a Bogart: Life in Flashes di Kathryn Ferguson, portandoci nella golden age di Hollywood. Dal valore quasi accademico invece Dans la tete de Godard et de Beauregard, incentrato sul dualismo tra Jean-Luc Godard e Georges de Beauregard.
A proposito di università, c'è anche Mario Verdone: il critico viaggiatore di Luca Verdone. Il papà di Carlo è stato infatti precursore, in quanto ha ricoperto il ruolo di primo docente di cinema in Italia. Le Scenario de ma via, Francois Truffaut di David Teboul, altro documentario in programma, ci porta a scoprire il progetto mai realizzato incentrato sull'autobiografia del regista francese. Non poteva poi mancare un omaggio ad Alain Delon: Laurent Galinon dirige Delon Melville, la solitude de deux samourais. Un viaggio picaresco che taglia a metà la Francia, quando Delon andò a trovare il regista Melville, segnato da un infarto. A chiudere il programma, Camille Clavel con John Cassavetes per Therry Jousse.
I restauri della Festa del Cinema di Roma
L'importanza della sezione specifica della Festa del Cinema di Roma passa poi attraverso i sedici titoli restaurati, e tutti introdotti da giornalisti, registi, artisti. Una rassegna, per così dire, in pieno rispetto e in continuità a quelle che sono le peculiarità della kermesse: cinema accessibile, di rilievo pop, verticale per epoche ed inflessioni. Un vero e proprio manuale di cinematografia, insomma. Ad inaugurare il programma Restauri il capolavoro di Billy Wilder, Sabrina, con la leggendaria Audrey Hepburn. Prototipo delle più classiche rom-com contemporanea. Andrea e Brando De Sica invece presentano Il giudizio universale di Vittorio De Sica, che per poetica si rifà più al surrealismo che al neorealismo (siamo nel 1961).
Dopo lo splendido ritratto ne Il tempo che ci vuole, Francesca Comencini introduce il restauro di Senza sapere niente di lei, firmato da papà Luigi. Tra i restauri, Marco Giusti introduce poi Arrapaho di Ciro Ippolito del 1984, mentre Gabriele Mainetti presenta il cult assoluto Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Carlo Chatrian, diretto del Museo Nazionale di Cinema, arriverà a Roma per introdurre Mimì metallurgico ferito nell'onore di Lina Wertmuller. Spazio all'horror di Mario Bava con Sei donne per l'assassino, accompagnato da Lamberto, suo figlio, e da Steve Della Casa, curatore della Cineteca Nazionale. A chiudere, un grande classico, nonché un altro omaggio ad Alain Delon. Parliamo di Borsalino di Jacques Deray del 1970.
L'importanza del cinema del passato
Visti i titoli, la sezione Storia del Cinema risulta preziosa, nonché mezzo per includere e raccontare il cinema alle nuove generazioni. Un discorso ampio, importante in un'epoca di grandi cambiamenti, anche visivi. Tornare ad un'educazione dell'immagine, che passi per titoli nevralgici, è quanto mai urgente. Se siamo bombardati da stimoli visivi, tornare ad una dimensione in qualche modo storica aiuta nel cogliere meglio l'intrinseca potenza del cinema e, appunto, delle immagini in movimento. Un'urgenza quanto mai attuale, tra cambiamenti e rivoluzioni visive.