Non sarebbe stato un festival di Marco Müller se non ci fosse stato in concorso almeno un film cinese. Il nuovo direttore del Festival Internazionale del Film di Roma, come è noto, nutre un particolare debole per la cinematografia delle Repubblica Popolare, che nel corso degli anni ha contribuito a diffondere anche in Italia, permettendo al pubblico di scoprire autori d'eccezionale valore. Tra questi vi è senza dubbio Feng Xiaogang, uno dei registi più apprezzati in patria, artefice dei principali titoli campioni d'incasso degli ultimi anni, che ultimamente si sta interessando al recupero di pagine storiche dimenticate dal suo popolo.
Con l'imponente Back to 1942, tratto dal romanzo omonimo di Liu Zhenyun, getta luce su una tragedia dimenticata persino dagli stessi cinesi: l'esodo di milioni di abitanti dalla provincia di Henan, distrutti dalla fame a seguito di una catastrofica carestia proprio nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale. Opera fiume, realizzata attraverso un imponente sforzo produttivo, in cui, oltre a un ricco cast della madre patria compaiono anche le star hollywoodiane Adrien Brody e Tim Robbins, 1942 è un'epopea popolare che senza cadere nella retorica non rinuncia a esprimere una toccante partecipazione nei confronti delle vittime della guerra. Come racconta ai giornalisti lo stesso Feng Xiaogang - giunto assieme allo scrittore nonché autore della sceneggiatura Liu Zhenyun, al produttore Wang Zhonglei e a una delle protagoniste, la diva cinese Xu Fan - gli eventi raccontati rappresentano un episodio ancora scomodo da affrontare per il suo popolo, che soltanto dopo numerose difficoltà di carattere tecnico, politico e produttivo il regista è riuscito a portare sullo schermo.
È vero che si tratta del film più costoso realizzato finora in Cina? A quanto ammonta il budget stanziato? Wang Zhonglei: 1942 è costato ventun milioni di yuan, pari a circa trentacinque milioni di dollari, finanziati interamente dalla mia compagnia. Si tratta di una vera e propria scommessa, e speriamo che possa riuscire ad appassionare il pubblico cinese, che lo vedrà a partire dal 29 novembre.
Quali sono state, invece, le difficoltà incontrate nella trasposizione da pagine letterarie a immagini per il cinema? Feng Xiaogang: L'adattamento del testo ha rappresentato una vera e propria sfida, perché si tratta di un libro dal taglio storiografico e non narrativo, e dunque privo di una vera e propria trama. Ho provato a lanciare un sondaggio tra vari cineasti cinesi, interrogandoli sulla maniera migliore per trasporre il romanzo, ma tutti mi hanno risposto che si trattava di un'impresa "impossibile". Liu Zhenyun però ha ribattuto che non c'è gusto a cimentarsi con un'impresa "possibile", mentre le sfide che davvero affascinano sono quelle impossibili. A differenza degli sceneggiatori cosiddetti "intelligenti", che si siedono a un tavolino per discutere e trovano immediatamente la soluzione migliore; io e Liu apparteniamo alla categoria degli sceneggiatori "stupidi" che provano tante strade differenti finché non riescono a trovare quella giusta. E, in questo modo, dopo parecchio lavoro, siamo riusciti a dare forma al film.
Come si inseriscono nel libro e nel film i personaggi occidentali, che offrono una prospettiva diversa rispetto alla tragedia cinese? Liu Zhenyun: Theodore White, il coraggioso giornalista del Time interpretato da Adrien Brody, è una figura realmente esistita. Il suo ruolo di mediazione è fondamentale, perché attraverso il suo personaggio si condensano in qualche modo molteplici punti di vista differenti, quelli degli sfollati, del governo cinese e di quello americano. Prima di calarsi nella parte, Brody è giunto in Cina per documentarsi e ha discusso a lungo con il regista. Inoltre, avendo giù recitato ne Il Pianista di Roman Polanski non era del tutto estraneo al clima d'orrore che si respirava in quell'epoca in tutto il mondo. Un altro personaggio occidentale è costituito dal prete cattolico incarnato nel film da Tim Robbins. L'attore è rimasto talmente colpito da dichiarare che 1942 è il lavoro in cui ha avuto modo di osservare il lato più oscuro dell'umanità, ma al tempo stesso anche quello più caloroso e solidale.Xu Fan, attraverso il suo ruolo nel film è stata in grado di conoscere le condizioni estreme in cui vivevano le donne nella Cina di quel periodo? Xu Fan: Non pretendo di essere riuscita a comprendere in quali condizioni vivevano le donne dell'epoca, ma mi permetto semplicemente di raccontare l'esperienza vissuta attraverso il mio personaggio, che è stata per me assolutamente toccante. Per calarmi in una parte così complessa è stato per me necessario abbandonare tutte le tecniche di recitazione apprese e ripartire da zero per potermi calare senza pregiudizi in un ruolo così difficile e così lontano da quello attuale.