Falling Skies - Stagione 1, episodio 4: Grace

Un episodio dal carattere interlocutorio, "di passaggio", questo quarto della prima stagione di Falling Skies: una puntata incentrata da una parte sul destino del giovane Rick, appena recuperato dalla compagnia ma ancora condizionato dagli skitter, e dall'altro su una difficile missione ispirata dall'ex galeotto John Pope.

Si rivela un episodio dal carattere interlocutorio, "di passaggio", questo Grace, quarto segmento dei dieci che compongono la prima stagione della già fortunata serie sci-fi Falling Skies. D'altronde, come è fisiologico per ogni serie televisiva, anche per quella ideata da Robert Rodat c'è la necessità, per il progredire della narrazione, di puntate in cui l'attenzione sia centrata sull'approfondimento della storia e dei rapporti tra i personaggi; questo quarto episodio, pur non mancando complessivamente di azione (specie nella parte finale) sembra rientrare in questa categoria, fornendo ulteriori dettagli sulla natura delle creature combattute dalla compagnia Seconda Mass ma aprendo anche nuovi, inquietanti, interrogativi.
Il primo di questi è incentrato sul destino del giovane Rick, figlio di uno dei membri della compagnia, Mike, che aveva subito l'impianto alieno ed era stato recuperato nella spedizione condotta da Tom nel corso dell'episodio precedente. Il ragazzo, come anticipato nella sequenza finale di quest'ultimo, ha mantenuto una sorta di contatto con la creatura fatta prigioniera dai soldati anche dopo la rimozione dell'impianto; non ci è ancora dato sapere se l'origine del contatto siano i massicci quantitativi di droga rilasciati dalla protesi nell'organismo del ragazzo, o la peculiare capacità del cervello dello skitter di rilasciare onde radio, presto captate dall'esperto Scott con la sua ricetrasmittente in via di riparazione. Ciò di cui veniamo a conoscenza sono comunque due importanti elementi: il primo è che la protesi ha incredibilmente guarito il ragazzo dalla fibrosi cistica, malattia da cui era affetto dalla nascita che paralizza progressivamente i polmoni; il secondo è che Rick, una volta aperti gli occhi, è incapace di riconoscere suo padre e le altre persone che gli stanno intorno, e subito fa in modo di ricollegare il suo corpo all'impianto per ristabilire il contatto con la creatura extraterrestre. Quest'ultima, da par suo, rifiutati tutti i tentativi di dialogo volonterosamente (e un po' goffamente) offerti dalla dottoressa Anne Glass, riesce a comunicare con i suoi carcerieri solo attraverso il ragazzo, da lui tenuto evidentemente in "ostaggio" tramite il suo potere di condizionamento. Un elemento, questo, che fa moltiplicare gli interrogativi sulla possibilità (o meno) di trarre in salvo e riportare alla normalità gli altri ragazzi ridotti in schiavitù dagli skitter; dubbio ben espresso dal giovane Hal (a sua volta alle prese col dolore e il senso di colpa per non essere riuscito a sottrarre la fidanzata Karen dalle mani dei nemici) che, in un dialogo col padre, dice che quello che ha portato via Karen, e che lui ha guardato negli occhi, "non era il nostro Ben". Un motivo vecchio quanto la fantascienza, questo dei propri cari "trasformati" dal contatto con le creature aliene (il riferimento a L'invasione degli ultracorpi è lì dietro l'angolo) qui reso più disturbante dalla giovane età dei soggetti coinvolti, ma mitigato dalla speranza, ora più lontana ma non ancora negata, di poter in qualche modo "guarire" questi ultimi.

L'altro elemento forte dell'episodio è la spedizione, suggerita dal prigioniero John Pope, di un gruppo scelto in un motosalone poco distante, alla ricerca di mezzi a due ruote. La missione è l'ennesimo ostacolo che si frappone tra Tom e l'agognato recupero di suo figlio Ben, scientemente ritardato dagli sceneggiatori di episodio in episodio, e che a questo punto si può iniziare a immaginare possa rappresentare un elemento cardine degli ultimi episodi della stagione, se non addirittura l'atto conclusivo di questi primi dieci episodi della serie. La cosa sicura è che Tom, da inguaribile ottimista quale si conferma, è fermamente intenzionato a riprendersi suo figlio e fiducioso sulla possibilità di riaverlo così com'era (come ribadisce anche nel già citato dialogo con Hal); ma, conscio della necessità di subordinare le sue esigenze personali a quelle più generali del gruppo, continua ad accettare le priorità che di volta in volta il capitano Weaver mette davanti al recupero di Ben: questa volta, si tratterà di fornirsi prima di un maggior numero di mezzi motorizzati, per poter così facilitare il recupero del maggior numero possibile di farmaci (necessari alla delicata operazione di rimozione delle protesi) e poter poi procedere alla missione di recupero di Ben e (prevedibilmente) degli altri ragazzi impiantati.
La spedizione rivela le prevedibili dinamiche di contrasto tra i membri del gruppo, guidato come sempre da Tom con al seguito suo figlio Hal, e l'ex galeotto Pope, che pur disarmato si conferma elemento incontrollato e poco affidabile, e che infatti sceglie di fuggire alla prima occasione che gli si presenta. L'elemento curioso, e che fa crescere l'interesse intorno a questo personaggio (e che ci fa continuare a ritenerlo probabile elemento cardine dei prossimi episodi) è che la scelta di Pope sembra dettata non tanto da una reale volontà di fuga, quanto dal puro desiderio (infine appagato) di uccidere quegli skitter che il gruppo aveva precedentemente visto addormentati, nel tragitto di avvicinamento, e scelto di aggirare. Una scelta che esporrà i membri della spedizione a un prevedibile, grave pericolo, con i ragazzi impiantati cinicamente spediti dagli skitter a circondare il motosalone e a fare fuoco sugli uomini; questi ultimi, grazie all'individuazione e all'uccisione dell'alieno che li controllava, riusciranno miracolosamente a fuggire senza far del male ai ragazzi. Un ulteriore elemento, quest'ultimo, che rivela l'ostinata volontà di Tom di non perdere l'umanità, quel ferreo codice morale che, pur a costo della sua stessa vita, gli impedisce di sparare su dei ragazzini.
Altri elementi importanti di questo Grace, seppur meno presenti nell'economia narrativa dell'episodio, sono la voglia manifestata dal piccolo Matt, il figlio minore di Tom, di contribuire alla causa imparando anch'egli l'uso delle armi, desiderio ovviamente rifiutato dal genitore, convinto che anche in una situazione di guerra un bambino abbia diritto a vivere la sua infanzia; e la religiosità infine palesatasi della giovane Lourdes, capace di pregare ("perché aiuta me", ammette) per tutti i giovani figli dei dispersi, e la cui fede aiuta, nel finale, a recuperare nel gruppo una importante dimensione comunitaria: in una sequenza che si rivela riuscita nella sua semplicità, e persino nella sua ingenuità, nel rito del "rendere grazie" (da cui il titolo dell'episodio) i protagonisti ritrovano laicamente il senso del proprio stare insieme e del fare fronte comune contro gli invasori. Senza dimenticare quella umanità, e quei valori, che da questi ultimi continuano a differenziarli.

Movieplayer.it

3.0/5