Arriva nelle sale italiane il prossimo 30 maggio, Esterno sera, primo lungometraggio prodotto e diretto da Barbara Rossi Prudente, che ha portato sul grande schermo la sceneggiatura che le valse nel 1999 il prestigioso Premio Solinas; opzionato da due diversi produttori, il film è rimasto chiuso nel cassetto per i successivi otto anni, fino al 2011, anno di inizio delle riprese. L'incontro tra la 19.11 Produzioni e Microcinema Distribuzione, quindi, si è rivelato quanto mai necessario per permettere alla pellicola di vedere la luce. Opera coraggiosa, costruita attorno ad un tema quantomai controverso come l'incesto, Esterno sera si snoda in una Napoli oscura e notturna e racconta la storia di Alba e dell'amore tormentato per Fabrizio, considerato per anni solo un lontano cugino e che invece si rivela essere il fratello. Ne abbiamo parlato questa mattina con la regista e con parte del cast che comprende i due protagonisti, Valentina Acca ed Emilio Vacca e Salvatore Cantalupo e Alessandra Borgia, che vestono i panni del padre e della madre di Alba. Assente invece Ricky Tognazzi protagonista di una piccola, ma significativa parte.
Ci sono voluti tanti anni prima di vedere sul grande schermo il film. Quanto è stato difficile non perdere di vista l'obiettivo in tutti questi anni? Barbara Rossi Prudente: Sono stata ostinata e non ho ceduto mai, ho agito come sempre nella mia carriera decidendo di produrre il film, con il supporto valido di un bravo direttore di produzione. E' stato molto difficile, visto che non potevamo contare sui soldi del Ministero, ma ho avuto una grande libertà nelle scelte e nel modo di girare. Ad esempio abbiamo utilizzato la pellicola in Super16 proprio per rendere al massimo i paesaggi notturni; abbiamo fatto un mese di prova con tutti gli attori prima delle riprese. A Napoli c'è una grande tradizione di attori teatrali e abbiamo portato sul set questo tipo di esperienza. Salvatore lo volevo dall'inizio, Umberto poteva essere solo lui. Emilio e Valentina sono fratelli, capite bene che dirigere due fratelli in questa storia non è facile, ma sono stati molto professionali. Mi piacerebbe molto un giorno fare un film solo pensando agli attori e alla regia.
A proposito di regia, la sequenza della corsa notturna di Alba in mezzo alle macchine che sfrecciano è sembrata piuttosto spericolata...L'abbiamo girata dal vero e senza permessi, ma volevo assolutamente rendere la verità del momento. Come del resto la sequenza finale che abbiamo girato durante una vera processione.
Come definiresti il tuo film?
E' un film crudo, diretto, violento perché nasce dalla pancia, da un'interiorità forte e diretta. Quando l'ho scritto mi sono davvero emozionata e ho voluto mantenere l'autenticità dell'emozione che ho provato in quel frangente anche durante le riprese. Racconto un amore che non conosce filtri e mediazione, ma solo slanci e pulsione e talvolta può avere conseguenze imprevedibili, tragiche. Ho osato un po' a raccontare questa storia, non ho avuto paura che fosse di difficile fruizione o senza star. Ho avuto la fortuna di trovare Microcinema che sta portando avanti il progetto egregiamente.
La famiglia dei protagonisti sembra una sorta di luogo di incubazione della tragedia...
La famiglia del Sud protegge e ferisce, ma non si tratta di un meccanismo proprio solo dei Malaspina, ma appartiente anche alla famiglia in generale, che si muove seguendo le regole del clan. In una famiglia ci sono sempre patti e compromessi.
Quali sono i tuoi modelli registici?
Adoro John Cassavetes, poi mi piacciono molto Paolo Sorrentino e Matteo Garrone.
Valentina Acca: Io e mio fratello abbiamo lavorato altre volte insieme a teatro e abbiamo lavorato molto con Barbara sul set; a parte qualche imbarazzo è andata bene, per me lui è prima di tutto un attore.
Cosa vi ha fatto dire sì al progetto di Barbara?
Alessandra Borgia: Il modo di lavorare assieme. Quanto ho incontrato Barbara per la prima volta mi è piaciuta proprio per questo, mi ha saputa incuriosire; e poi la sceneggiatura è bellissima. Angela è uno dei motori del film ed è un personaggio sfaccettato.
Salvatore Cantalupo: Io mi sono rispecchiato in Umberto, in lui ho visto il mio papà, la mia famiglia. Si dovrebbe lavorare sempre così nel cinema, purtroppo solo l'auto produzione di permette di fare questo.