Enzo D'Alò al Lucca Comics and Games 2023 ci parla di animazione e ispirazioni

La nostra intervista ad Enzo D'Alò, regista dei capolavori animati La gabbianella il Gatto e La freccia azzurra, che qui al Lucca Comics and Games 2023 porta il suo nuovo lavoro Mary e lo spirito di mezzanotte.

Enzo D'Alò al Lucca Comics and Games 2023 ci parla di animazione e ispirazioni

Imperdibile appuntamento con Enzo D'Alò al Lucca Comics and Games 2023: il regista di capolavori animati come La gabbianella e il gatto, La freccia azzurra, Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note rapite, porta alla manifestazione Mary e lo spirito di mezzanotte, ultimo lavoro tratto dal romanzo di Roddy Doyle, che ha già iniziato il suo percorso verso il pubblico in vari festival internazionali, tra i quali Berlino, e che arriverà nelle sale italiane il 23 novembre 2023. Abbiamo avuto la possibilità di intervistare l'autore che, rispondendo alle nostre domande, ha parlato di processo creativo e di animazione a tutto tondo, concentrandosi anche su una tematica cara a molti appassionati di questo mezzo espressivo, oltre che a chi l'animazione la fa e la produce, investendo lavoro ed energia creativa in capolavori che troppo spesso non riescono a godere della giusta considerazione.

L'animazione non è un genere

È qui a Lucca Comics & Games 2023 per presentare il suo settimo film, Mary e lo Spirito di mezzanotte, è possibile trovare un filo conduttore nei suoi lavoro, se sì quale?

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Mary e lo spirito di mezzanotte: una foto del film

Il filo conduttore che unisce i miei lavori è il mio essere e la mia esperienza di vita. L'autore racconta la storia all'interno di un film e con essa la sua visione del mondo. Quello che faccio quando uso i libri come fonte è comprendere a fondo quello che l'autore racconta, sposare ciò che viene narrato. Se quello che leggo mi ha emozionato, allora capisco che dal punto di vista creativo l'importante è sovrapporsi e mai contrapporsi, costruire tutta una serie di sottostorie e magari modificare la struttura della storia. L'importante è rispettare sempre quello che l'autore voleva dire, non cambiare concettualmente il finale del film ma dargli la stessa importanza e la stessa direzione. A quel punto si inizia a lavorare a una sceneggiatura e anche lavorando con uno sceneggiatore professionista, cerco sempre di mettere dentro i personaggi. Quando ti trovi a dover creare personaggi che devono agire, ti domandi 'cosa farà quel personaggio?' e l'unico sistema che conosco è entrare nei panni di quel soggetto, fare quello che farei al suo posto. Ogni personaggio rappresenta una parte di me, di quello che potrei essere o di quello che vorrei essere, quindi il film procede in una direzione che è in qualche modo la mia versione del mondo o dei miei mondi.

Nel suo discorso agli Oscar Guillermo del Toro ha detto: "L'animazione non è un genere", è anche una sua battaglia di lungo corso. Secondo lei qui in Italia c'è ancora questo equivoco? Ad esempio da noi spesso l'animazione è vista come un "genere" per bambini, ma anche i sui film seppur adatti ad un pubblico di più piccoli hanno diversi livelli di profondità e narrativi che possono essere colti a seconda della maturità di chi guarda. Cosa si può fare per scardinare questa errata accezione?

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Enzo D'Alò a Giffoni 2023

Sono tanti anni che proviamo a farlo, sono tanti anni che provo a rompere un po' questo muro che prevede che l'animazione sia un genere per bambini. Va detto che è una frase anche nobile ma va interpretata: nella morale comune un film per bambini viene inteso anche in senso dispregiativo, come se i bambini fossero dei personaggi di serie B, come se capissero meno di quello che capiscono gli adulti, cosa assolutamente falsa: i bambini hanno una bella intuizione che spesso gli adulti non hanno, non sono omologati come la maggior parte degli adulti, non abbiamo fatto in tempo ad omologarli, sono ancora troppo piccoli. Sono una fonte di idee e di ispirazioni e trasmettono molto. Le domande più belle sul mio ultimo film, Mary e lo spirito di Mezzanotte, sono state fatte proprio dai bambini ed è un film forte e profondo. Questo film ha girato tantissimi festival: Shanghai, Locarno, Irlanda, con bambini che non lo hanno visto nella propria lingua ma che hanno fatto fatto domande molto pertinenti. L'omologazione poi avviene a tutti i livelli: le testate hanno spesso giornalisti che fanno animazione e giornalisti che fanno cinema e questo è ridicolo, veramente ridicolo. Il cinema d'animazione è cinema, non esistono ad esempio critici per i film in bianco e nero e critici per i film a colori e così non ci devono essere critici che fanno esclusivamente animazione. Guillermo del Toro questo dice: il cinema d'animazione non è un genere, è cinema e va gestito come tale e non interdetto ad un pubblico adulto perché l'animazione è per bambini e il cinema per adulti. Tra poco ci arriveremo, anche se è dura e non è facile.

La scrittura e la complessità narrativa

Nella costruzione di un film, diretto anche ad un pubblico di più piccoli, come si lavora sui vari livelli narrativi, sulla complessità?

È un lavoro di sceneggiatura sopratutto. Già nel soggetto vengono fuori diversi livelli narrativi, si costruiscono. Poi nella sceneggiatura troviamo delle sottostorie, cerchiamo di dare una motivazione. Il pensiero è sempre quello: rendere plausibile il tutto per i bambini, non nel senso deteriore del termine ma nel senso semplificatore. L'ho visto nella mia esperienza da La freccia azzurra a oggi, ho calcato un po' la mano nell'alzare il livello di lettura riferito ai bambini. Anche nei dialoghi spesso lascio del sottinteso, molto di più di quello che facevo una volta, le frasi spesso non vengono fruite dai personaggi ed è una cosa che mi piace molto, non perché vengano interrotte, il perché... il perché non ho bisogno di dirlo, è già esplicito. Penso che con i ragazzi di oggi si sia ridotto comunque il margine di soglia di lettura differente. Quello che invece è importante mantenere è la possibilità di mandare un messaggio e il messaggio sì che è una soglia di lettura differente, deve rimanere quasi subliminale, deve lasciare il posto alla spettacolarizzazione ed evitare di essere troppo visibile, altrimenti dà una dimensione didattica al film.

La Gabbianella E Il Gatto
La gabbianella e il gatto: una scena del film d'animazione

L'obiettivo è che il film sia visto da più persone possibile e quindi io devo trovare strade accattivanti per portare il pubblico alla mia opera. L'obiettivo di un comunicatore è arrivare a più gente possibile, di toccare un'area più vasta possibile perché voglio raccontare una mia idea della vita, una mia idea del mondo. Tutti i libri a cui io mi appoggio rappresentano il mio mondo, altrimenti non li utilizzerei per un film. Ovviamente sono sempre libri di grandissimi autori che raccontano molto meglio la mia visione del mondo, meglio di come potrei fare io se partissi da zero. Approfitto di loro, per così dire, ma poi ho sempre avuto da loro un ritorno spettacolare. Sepulveda fu spettacolare, venne spesso a seguire la sceneggiatura, addirittura lo invitai a vedere Pinocchio, partì dalla Spagna apposta per vederlo a Barcellona. Sono felice di aver sempre mantenuto un rapporto di stima reciproca con gli autori, anche Roddy Doyle è stato contentissimo a Berlino e prima quando gli abbiamo fatto vedere il film, si è commosso nonostante avesse scritto lui le parole per le quali ci si commuoveva. Questo è bello, penso che noi tutti dobbiamo commuoverci con quello che facciamo altrimenti non possiamo pensare che lo faccia il pubblico, dobbiamo essere i primi ad essere dento il film, a partecipare.

Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note rapite: una scena del film d'animazione
Pipì, Pupù e Rosmarina in Il mistero delle note rapite: una scena del film d'animazione

A proposito di soglie di lettura un altro obiettivo è di trasportare lo spettatore in un mondo, dare credibilità ai personaggi. Ad un certo punto non sei più in un cartone animato, tu sei in un film, tu sei quel personaggio, questa è una cosa che spero sempre di riuscire a fare. È quello che ti fa scattare un transfer, tu non li identifichi in quanto personaggi ma li riporti ad emozioni tue e della tua vita, traferisci le loro emozioni nelle tue e questo ti trasforma in un personaggio del film. Questo non è automatico, è un lavoro da fare: la credibilità dei dialoghi, la credibilità ai personaggi e nonostante siano dei pezzettini di carta che si muovono devono avere espressioni e gestualità che potremmo avere noi dicendo le stesse cose a persone che conosciamo.

L'importanza di dare la propria impronta ad un'opera

Adesso si parla molto di animazione a mano e in CGI. Qual è secondo lei il futuro, in che rapporto le due realtà possono coesistere?

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Una scena del film d'animazione La freccia azzurra

Già ne La freccia azzurra avevo alcune scene, sicuramente l'introduzione con la Terra che girava, farlo in animazione tradizionale sarebbe stato suicida, però dovevamo uniformare lo stile grafico di Paolo Cardoni, quindi l'abbiamo fatta in computer grafica e poi abbiamo stampato i wide frame, uno ogni cinque, uno ogni sei, li abbiamo ridisegnati, intercalati e a quel punto sembrava fatto a mano ma la base era fatta da un computer. In Mary e lo spirito di mezzanotte tutte le automobili, tutte le bici sono fatte in computer grafica; il tentativo è sempre quello di rendere omogenei i due stili.

Quindi adattare la CGI all'animazione tradizionale?

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Mary e lo spirito di mezzanotte: una scena del film

Io trovo che la CGI gestita come tale tolga molta poetica al racconto, tolga molta leggerezza perché si tende sempre ad avere un iperrealismo, ad avere dei personaggi o troppo realistici o troppo cartoon per essere realistici. Raramente si è trovata la strada giusta per dare un stile grafico interessante ai film in CGI: mi viene in mente Ratatouille, lì funziona, poi parliamo sempre di produzioni americane da centocinquanta milioni, sono produzioni inavvicinabili per il cinema europeo, bisogna sempre trovare una strada diversa. Mi piace la CGI, in questo momento, se riesco poi a ritornare ad un'espressione grafica simil-bidimensionale, come può essere quella di Arcane e questo forse è fattibile perché il progresso tecnologico fa si che si possa realizzare con il budget europeo un film con questo tipo di tecnica. Però ricordiamoci sempre che sono tecniche, non incidono sul modo di raccontare, il racconto può essere fato in 3D o 2D.

Per un autore è quindi importante riuscire a dare la sua impronta con la CGI?

Esatto, io ho fatto degli esperimenti in CGI ed ho sempre detto no, questa storia è meglio che la racconti in un altro modo. Non è escluso che il mio prossimo film sia in CGI ma devo essere convinto, devo sentire il mio mondo lì dentro.