Un cinico licenziatore di professione e un impiegato che, per colpa sua, ha appena perso il posto: non è certo la coppia meglio assortita possibile, ma è quella che si troverà a percorrere, su una Jaguar progressivamente sempre più male in arnese, tutta la penisola italiana, dalla Sicilia a Torino, nel disperato tentativo di arrivare in tempo ad un cenone di Natale. Debutto di SKY Cinema nella commedia, il film di Giambattista Avellino propone un duo quasi inedito: quello composto da Alessandro Gassman e da Enrico Brignano, che, dopo La bomba, ripropongono qui un'intesa artistica che traspare anche dalle poche sequenze di cui abbiamo avuto un assaggio al RomaFictionFest. Guidati da Francesco Castelnuovo, abbiamo chiacchierato con i protagonisti di questo esperimento della televisione italiana, scoprendo curiosità del dietro le quinte e i riferimenti, di grande spessore artistico, che hanno guidato gli autori e gli interpreti di una commedia natalizia che però ha tutte le intenzioni di non fare la parte del cinepanettone.
Enrico Brignano: Grazie a tutti per essere qui nonostante l'ora ormai tarda. D'altra parte se siete qui a quest'ora è perché a casa proprio non ci volete stare!
Ma è sempre così?Alessandro Gassman: Non sempre, ma devo dire che ho passato sei settimane con lui ridendo sempre moltissimo, non è frequente incontrare un comico come Enrico.
Enrico Brignano: Che dire, è bello essere qui, sono molto emozionato, anche perché quando vengo all'Auditorium mi sale sempre un po' l'ansia da prestazione, ma oggi no, sono preparato. Se sbaglio però dammi una gomitata! Allora, questa è la prima esperienza di SKY nella commedia, dopo due serial dove invece non si rideva per niente. Quello sulla banda della Magliana era bellissimo, mi è piaciuto talmente tanto che quando finiva la puntata mi veniva voglia di uscire di casa e ammazzare qualcuno. Dopo aver visto Moana non vi dico cosa avevo voglia di fare... Però, insomma, neanche in quelle situazioni è bello ridere. Qui invece nessuno si ammazza e nessuno fa sesso. Peccato perché insomma, a me ammazzare qualcuno non sarebbe dispiaciuto. Quindi oggi siamo qui a presentare questo film, che voi giornalisti probabilmente chiamereste cinepanettone. Ma basta con queste definizioni, e poi il panettone non si digerisce, e poi c'è chi gli toglie i canditi, l'uvetta, alla fine cosa mangi? Insomma, chiamatelo come volete ma non così, perché noi abbiamo avuto un intento diverso nel realizzarlo, la nostra comicità è più garbata, sin dalla fase della sceneggiatura, e devo dire che questo è merito anche di un grande regista che spesso ha tirato avanti la baracca da solo. E' anche un'operazione nuova dal punto di vista tecnico, perché girata con delle macchine fotografiche in alta definizione, ma non mi dilungo su questo perché sono cose che non capisco. Comunque abbiamo faticato tanto, abbiamo sudato come suini nel caldo di luglio con i vestiti invernali, con le costumiste che si divertivano a bagnarci, a Malagrotta che insomma, non sono proprio i Parioli. Abbiamo fatto di tutto, alle cinque del mattino con una Jaguar ai duecento all'ora, che, quando l'ha vista, la Stradale se n'è andata per la disperazione, con le zanzare a decollo verticale... Di tutto.
Parlaci del tuo personaggio, Alessandro.
Alessandro Gassman: Claudio Colonna di mestiere fa quello che va nelle aziende e fa i tagli al personale, e il suo lavoro lo porta in Sicilia, nella fabbrica diretta da Pino Caruso. Tra i licenziati c'è anche il personaggio di Enrico, di cui per varie ragioni non riuscirò a ribellarmi in nessun modo.
Enrico Brignano: Il nostro, tra Palermo e Torino, è un po' un viaggio della speranza. Danilo, il mio personaggio, ha la passione per lo yoga, crede al karma e al tantra, ed è esilarante vederlo vicino a Claudio anche per questo. E' stato bello rivedersi in queste clip perché il montaggio rende giustizia all'azione, spero venga tutto altrettanto bene.
I vostri personaggi sono diversi quanto lo siete voi nella realtà?
Alessandro Gassman: Sono molto più diversi di noi, anche perché sono scritti con abilità e si inseriscono nel classico canovaccio che prevede due personaggi agli antipodi. Nella vita io e Enrico siamo più simili, anche perché facciamo lo stesso mestiere, e quindi abbiamo la stessa sensibilità: dietro la macchina teatrale e cinematografica, con Enrico scopri di poter parlare di tutto, è una persona molto introspettiva.
Enrico Brignano: Concordo, Alessandro mi è stato vicino in un momento molto singolare per me e mi ha offerto il conforto di una spalla, peraltro molto comoda perché bella alta. Lui è molto più "scaciato" di quanto presupporrebbe il suo essere figlio d'arte, e io sono molto più figlio d'arte di quanto non sembri. Durante le riprese è venuto a mancare mio padre, che era nato a Tunisi pur essendo di origine siciliana, e ricordo come, quando ero bambino, lui tentasse sempre di stringere amicizia con gli egiziani, e hai voglia a dirgli che non lo capivano perché la lingua non era la stessa! Per questo sentire parlare di secessione, di gente che vuole cacciare via gli immigrati quando hai avuto un padre così fa ancora più male, quando lui stesso era un immigrato che è stato cacciato. Quando ho comprato il libro che aveva scritto mio padre, una persona che aveva fatto la terza elementare e non di più, e non mi aveva mai insegnato il francese, o l'arabo, o il maltese, non dico che mi è sembrato che mi avesse dato poco, ma che mi avesse trasmesso solo valori semplici, come l'onestà, la volontà di non mollare mai. Ma durante una scena di questo film, in cui dovevo far ridere mentre sapevo che lui era in sala operatoria, ho capito che in realtà lui mi ha sempre dato tantissimo, e per questo lo ringrazio.
Alessandro Gassman: Si, perché La Bomba, l'ultimo film in cui papà ha recitato, è stato anche il primo in cui io e Enrico abbiamo lavorato insieme. Io credo che mio padre avesse l'abilità, attraverso le sue storie, di raccontare il Paese, e che se oggi si facessero ancora storie eleganti e semplici come quelle del cinema degli anni Sessanta, sarebbe un grande miglioramento per il nostro cinema. Io credo che noi questa lezione l'abbiamo imparata, perché abbiamo visto genitori come il mio imitare genitori come il suo. Ricordo tra l'altro che in quel film lui improvvisava tantissimo, era nel ruolo di un mafioso.
Enrico Brignano: Si, è stata un'esperienza fantastica vedere questo grande maestro che rideva, e noi che gli andavamo dietro. Era bellissimo avere Vittorio che rideva di fronte a quelli che per lui erano degli amici, ma anche dei ragazzini che pendevano dalle sue labbra, perché rideva di sé, di noi, di tutto. Con Alessandro anche per questo è stato sempre un ricordo continuo, un continuo rinnovare quelle esperienze. Il tempo con lui è volato, ci siamo divertiti tantissimo e spero che questo passi attraverso lo schermo: abbiamo usato una tecnologia in grado di far vedere tutto, speriamo che si veda questo.
Questo film è anche un po' un road movie?
Alessandro Gassman: Devo dire di sì, e ovviamente non posso che citare orgogliosamente tra i riferimenti anche Il sorpasso. Quest'estate ho avuto la fortuna di conoscere Peter Fonda e ovviamente l'ho intervistato su Easy Rider, e ho scoperto che per realizzarlo avevano studiato approfonditamente proprio Il sorpasso. Noi impersoniamo due personaggi che nel loro viaggio ne incontrano tanti, e danno vita a un bel ritratto dell'Italia.
Enrico Brignano: Una cosa fondamentale in questo è stata l'attenzione che il regista ha posto sui dialetti, che servivano ogni volta a far capire in che zona dell'Italia ci trovavamo. In quest'ottica è stato bravissimo anche nella scelta degli interpreti.
Per la vostra macchina, a cui succede di tutto, vi è dispiaciuto?
Alessandro Gassman: Diciamo che, rispetto al periodo de Il sorpasso, le macchine si sono evolute, mentre il cinema non tanto. Solo negli ultimi anni si è ricominciato a fare cinema di qualità in Italia, e anche il botteghino lo testimonia.
Enrico Brignano: E speriamo di farlo anche noi con questa commedia, che si serve di espedienti classici, alla fine non ha nulla di nuovo. C'è un ritmo teatrale dietro, che con poco riesce comunque a far ridere. Ecco, magari i giornalisti non troppo. Io penso che funzioni così: una persona che ride poco che va a fare? Il giornalista... E se non ride proprio quasi per niente, il critico.
Giambattista Avellino: Io ho lavorato spesso con i comici e devo dire che, tra le persone poco sopportabili, loro sono sicuramente i più insopportabili di tutti. Ma perché sono più sensibili, danno di più, e proprio per questo abbiamo creato un rapporto sì professionale, ma anche intimo, anche dovuto al fatto che per alcune settimane si sta insieme come con nessun altro. E' stato un privilegio grandissimo lavorare con loro, che sono due fuoriclasse della recitazione comica, e che però grazie alla loro sensibilità sanno anche toccare delle corde sentimentali ed emotive.
Ci spieghi qualcosa della tecnologia che avete utilizzato?
Giambattista Avellino: Abbiamo fatto un tentativo rischioso, specialmente abbinato a una commedia che normalmente non vuole virtuosismi di regia. Ma SKY ha seguito con grande interesse la nostra idea e così ci siamo trovati nella possibilità di girare con macchine fotografiche ad alta definizione.
Pensate che ci sarà un sequel?
Alessandro Gassman: Io vorrei ringraziare la troupe per la grande armonia che ha portato sul set, che mi ha permesso anche di improvvisare quando e come ho voluto, e quindi sì, spero davvero che un sequel si faccia. Ci siamo presi una percentuale di rischio con questo progetto, e spero che venga ripagata.
Pino Caruso: Intanto voglio riallacciarmi all'accenno che Enrico ha fatto prima alla secessione. Io sono per l'unità d'Italia, e spero che si faccia. Perché l'unità è innanzi tutto equità, e l'equità non c'è in un Paese in cui i treni si fermano a Napoli e poi devi muoverti con un carretto. E poi vorrei dire che tutti gli uomini sono uguali, tranne i razzisti che sono inferiori. Riguardo alla mia esperienza al cinema, io credo che il cinema abbia inventato la felicità, la felicità del fingere di vivere che è molta di più di quella del vivere. Quando finisco la mia giornata sul set, la vita mi sembra un'inutile perdita di tempo. Devo ringraziare Giambattista per avermi chiamato a fare questo film nonostante ne avessimo già fatto un altro insieme. E poi sono stato fortunato a lavorare con tutti loro, perché sono persone davvero pregevoli, e anche perché parlare con una persona che non ha senso dell'umorismo è un'esperienza veramente terrificante.
Alessandro Gassman: E' stata un'emozione lavorare con lui. All'inizio ci trovavamo in soggezione, ma Pino è una persona semplice, normale, intelligente.
Pino Caruso: Perché la modestia è una forma di prudenza.
Enrico Brignano: Ci sono stati tanti momenti divertenti con lui, anche se in scena siamo insieme una volta sola. I ricordi più belli sono quelli del tempo passato insieme a parlare davanti a un mirto, lo staresti ad ascoltare ore, e infatti era l'unico che mi faceva tacere.