"Se perdesse tutto il suo patrimonio oggi?". "Potrei candidarmi a presidente". È uno scambio di battute tra un giovane Donald Trump in ascesa e una giornalista in una sequenza di The Apprentice di Ali Abbasi. Il tycoon il suo patrimonio non l'ha perso, ma si è comunque candidato alla presidenza della Casa Bianca vincendo entrambe le volte. Trump, dopo il mandato 2017-2021, è ufficialmente il 47° presidente degli Stati Uniti con 277 voti elettorali contri i 224 di Kamala Harris. La vice di Joe Biden entrata in corsa alle presidenziali al posto del democratico ormai troppo anziano per governare il Paese.
La vittoria di Donald Trump
Dopo settimane di comizi, campagne social e messaggi alla Nazione, Harris si è trincerata dietro un silenzio tombale (parlerà alle 22 ora italiana). Abbandonata la Howard University, l'università afroamericana dove si è laureata e dove sperava di celebrare la sua elezione, la candidata dem è in attesa che ogni singolo voto venga contato prima di parlare agli americani. Lei che sognava di diventare la prima donna a sedere nello Studio Ovale dopo la sconfitta - sempre contro Trump - di Hillary Clinton. Una donna, per di più, di origini asiatiche e giamaicane.
Simbolo di quell'integrazione che tanto spaventa il repubblicano del Make America Great Again che parla di una nuova "età dell'oro". Magari grazie ai confini bloccati e alle deportazioni di massa che tanto piacciono anche a un'Europa sempre più schierata a destra. Ma Hillary Clinton nel 2016 aveva vinto il voto popolare perdendo il collegio elettorale. Quest'anno Harris non è riuscita a ottenere un vantaggio neanche su quel fronte. Un dato molto significativo se si pensa agli anni turbolenti vissuti a livello giudiziario da Trump.
Un ex presidente ricandidato con un curriculum che conta 91 capi d'imputazione, 34 condanne, quattro incriminazioni penali e due impeachment. Senza contare l'incitamento dei suoi elettori ad assalire Capitol Hill all'indomani della sua sconfitta contro Biden il 6 gennaio 2021. E mentre lui da Palm Beach festeggia senza mai nominare i suoi rivali politici e affermando che Dio lo ha risparmiato dai due attentati perché salvasse il Paese, Harris si lecca le ferite.
Tutte le star schierate a favore di Kamala Harris
Eppure la pop star più influente degli Stati Uniti, Taylor Swift, lo scorso 11 settembre, dopo il dibattito televisivo che ha visto schierati la democratica e il repubblicano, ha scritto un post su Instagram in cui dichiarava il suo voto per Harris. "Voterò per Kamala Harris e Tim Walz nelle elezioni presidenziali del 2024. Voto per lei perché lotta per i diritti e perché credo che ci sia bisogno di un guerriero che li difenda. Penso che sia una leader dotata e dalla mano ferma e credo che possiamo ottenere molto di più in questo Paese se siamo guidati dalla calma e non dal caos. Sono rimasta così rincuorata e colpita dalla sua scelta del compagno di corsa, che da decenni difende i diritti LGBTQ+, la fecondazione in vitro e il diritto di una donna al proprio corpo".
Nel post la cantautrice faceva anche riferimento ai giovani nuovi elettori e li esortava a registrarsi linkando il sito nelle sue storie. Il risultato? Oltre dieci milioni di like e un traffico di oltre 400 mila visitatori al sito vote.gov nelle ventiquattro ore successive. Ma l'appello di Swift non è il solo. Sono decine le star che in questi mesi si sono succedute per supportare Harris e la sua elezione alla presidenza statunitense. Esibizioni e discorsi nel corso delle varie tappe della campagna elettorale in giro per gli Stati Uniti, ma anche semplici post social.
La Convention democratica di agosto ha visto avvicendarsi sul palco e tra la folla, tra i tanti, Kerry Washington, Pink, Oprah Winfrey, Eva Longoria, Spike Lee, Mark Hamill, Rosario Dawson, Mindy Kaling e pure gli Avengers, da Chris Evans a Mark Ruffalo, riuniti da Scarlett Johannson per un video social. Beyoncé è salita sul palco al raduno della vicepresidente Kamala Harris nella sua città natale, Houston, oltre ad invitare a votare attraverso il suo profilo Instagram con un look dal chiaro omaggio a Pamela Anderson in Baywatch o indossando una t-shirt con il volto della dem da giovane laureata. "Siamo sull'orlo di un enorme cambiamento. Non sono qui come celebrità. Non sono qui come politica. Sono qui come madre. Una madre che si preoccupa del mondo in cui vivono i nostri figli, un mondo in cui abbiamo la libertà di controllare i nostri corpi, un mondo in cui non siamo divisi, il nostro passato, presente o futuro".
Jennifer Lopez ha invece espresso il suo sostegno a Harris dopo il comizio di Donald Trump al Madison Square Garden di New York, durante il quale il comico Tony Hinchcliffe ha definito Porto Rico un "mucchio di spazzatura galleggiante". "Continuiamo a spingere per un futuro in cui ogni voce sia ascoltata!" ha dichiarato l'artista. Cardi B, lo scorso due novembre, ha criticato la politica di Trump relativa ai diritti delle donne durante un comizio in Wisconsin per Harris. "Persone come Donald Trump non credono che le donne meritino diritti. Se la sua definizione di protezione non è la libertà di scelta, se la sua definizione di protezione è assicurarsi che le nostre figlie abbiano meno diritti delle nostre madri, allora non lo voglio!".
La lista degli artisti è lunga e include nomi che spaziano da Bruce Springsteen a Cher passando per Lizzo, The National, Mumford & Sons, Harrison Ford, Michael Stipe, Katy Perry, Christina Aguilera, Ricky Martin, The Roots e Jon Bon Jovi. Tra gli ultimi grandi nomi a schierarsi apertamente Lady Gaga che tramite il suo account Instagram ha fatto sapere che si sarebbe esibita a Philadelphia, in Pennsylvania, per sostenere la candidata democratica. L'ultimo comizio prima del voto in cui la cantante si è esibita sulle note di God Bless America.
"Per più della metà della vita di questo Paese, le donne non hanno avuto voce. Abbiamo tenuto unite le nostre famiglie, sostenuto gli uomini nelle loro decisioni", ha dichiarato Gaga. "Adesso anche le donne saranno parte del prendere decisioni. Oggi ho nel cuore tutte le donne, resistenti e tenaci, che mi hanno resa chi sono. Ho votato per qualcuno che sarà un presidente per tutti gli americani".
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Un elettorato insoddisfatto e una candidata rimasta "nel mezzo"
Ma gli endorsement da parte di celebrità che contano milioni di fan in tutto il Paese non sono bastati. E questo solleva domande su quando, in definitiva, riesca a spostare lo schieramento di un cantante o attore in termini di voti. L'attenzione mediatica è indubbiamente altissima così come la capacità di creare un dibattito pubblico, ma la politica risponde anche e soprattutto ad altre regole. Le celebrità citate rappresentano i due poli degli Stati Uniti, New York e Los Angeles, che da sempre influenzano l'immaginario collettivo del resto del mondo. Solo che tra quei due puntini della costa est ed ovest c'è un Paese immenso che risponde ad altri bisogni. Non a caso nelle grandi città Harris ha avuto una percentuale di voti maggiore mentre Trump ha avuto la meglio nelle zone rurali.
È vero che molte delle star che hanno dato il loro supporto hanno sottolineato l'importanza di schierarsi a favore di una candidata che avrebbe lavorato affinché i diritti delle donne venissero salvaguardati. Ma è anche vero che Harris si trascinava il malcontento di un elettorato stanco dell'operato di Joe Biden e dell'inflazione che attraversa il Paese. Inoltre la democratica non ha avuto sufficiente coraggio nel prendere posizione sul conflitto Israele-Palestina, arrivando addirittura a dare risposte diverse rispetto allo Stato in cui si trovava come riportato dalla Cnn - mentre ora Netanyahu festeggia la vittoria di Trump -, o nel portare avanti le sue battaglie progressiste. È rimasta nel mezzo per cercare di non scontentare nessuno, consapevole del poco tempo a sua disposizione per raddrizzare una campagna elettorale portata avanti per mesi da Joe Biden tra innumerevoli gaffe e passi falsi.
Mentre i repubblicani hanno ottenuto anche il controllo del Senato degli Stati Uniti, i democratici devono fare i conti con un fallimento schiacciante. Perché non si tratta di aver "semplicemente" perso, ma del fatto che il Paese si è consegnato nelle mani dello stesso uomo che aveva rimandato a casa solo quattro anni fa con tutto quello che ne è scaturito successivamente. Harris non ha avuto la forza mediatica di accentrare a sé i grandi elettori democratici. Neri, latini e giovani. Stando ai sondaggi, una delle preoccupazioni principali dell'elettorato statunitense è l'economia del Paese.
La scelta di Trump è un messaggio chiaro al partito democratico che ora dovrà avere la lucidità di rimboccarsi le maniche e ricostruire la propria credibilità agli occhi dei suoi elettori. Non solo quelli delle coste, ma soprattutto quelli del cosiddetto "ventre molle". Perché se è vero che tutto è un grande show quando si parla di Stati Uniti, queste elezioni hanno ricordato che più che gli endorsement delle celebrities per governare servono i fatti. God Bless America.