Ci sono quei film che ti colgono un po' alla sprovvista, nel senso che si manifestano nella riga delle nuove uscite Netflix in home page sulla piattaforma senza che ci fossero particolari informazioni pregresse sul titolo in questione. Tale è il caso di ciò di cui parliamo in questa recensione di Dos: un horror molto piccolo, che fa di necessità virtù trasformando quello che presumibilmente è stato un budget non particolarmente elevato in escamotage per esplorare una premessa non per forza originale (ne riparleremo più avanti), ma di suo comunque ricca di potenzialità per esplorare angoli di suspense capaci di soddisfare chi è appassionato di storie da brivido. Brividi che ora sono a portata di tutti, tramite l'acquisizione da parte del servizio streaming più noto del mondo dopo un'uscita in sala sul solo territorio nazionale, avvenuta qualche mese fa.
Amici per la pelle
Dos è la storia di David (Pablo Derqui) e Sara (Marina Gatell): si svegliano nello stesso letto, nudi e ignari di come ci siano finiti. E come se non bastasse, sono stati cuciti insieme a livello dell'addome, come se fossero gemelli siamesi. Lei inizialmente sospetta di lui, convinta che sia un pervertito, ma dopo un po' arriva alla conclusione che uno stratagemma simile non sarebbe poi così vantaggioso. Tra un'umiliazione e l'altra (a un certo punto entrambi devono fare uso del bagno), i due cercano di capire chi possa avercela con loro al punto da torturarli e mutilarli in questa maniera, e anche come contattare il mondo esterno, dato che la stanza in cui sono chiusi non fornisce alcun indizio sull'ubicazione esatta dell'edificio dove sono tenuti prigionieri, e non si riesce neanche a capire se è giorno o notte. Il mistero si fa ancora più bizzarro quando emerge, tramite conversazioni tra i due diretti interessati, che non hanno assolutamente nulla in comune, neanche nel modo più vago, il che porta alla domanda: perché proprio David e Sara?
Uno, dos, tres
Sulla carta è un ibrido fra The Human Centipede (personaggi cuciti assieme per scopi oscuri) e Saw - L'enigmista (due persone chiuse in una stanza alla mercé di un invisibile aguzzino), ed è probabilmente come tale che lo scopriranno gli abbonati di Netflix in cerca di nuove visioni horror. In realtà la componente di genere è quasi completamente trascurata, probabilmente per questioni di budget (i due attori sono spesso inquadrati in modo tale da non dover mostrare l'intervento chirurgico, e questo non solo per questioni di modestia dato che nessuno dei due si fa scrupoli a recitare senza veli), e l'attenzione è soprattutto sul legame che si crea fra David e Sara.
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Legame che di per sé può mettere a disagio chi è particolarmente paranoico sul contatto fisico in tempi di pandemia (e c'è un momento in cui si parla degli eventuali rischi di salute), ma che in termini pratici sullo schermo è asettico sul piano visivo, sostituendo ogni barlume di tensione con intensi primi piani di Derqui e Gatell che, pur mettendocisi d'impegno, non riescono veramente a risollevare le sorti di un progetto la cui premessa aveva tutte le carte in regola per un buon cortometraggio ma nella sua forma finale riesce a rendere infiniti i 70 minuti scarsi che ha a disposizione. E questo ancora prima che lei cerchi di spiegare l'accaduto tirando in ballo le teorie pitagoriche sul numero 2, un momento di filosofia spicciola al cui confronto il franchise di Jigsaw è un trattato intriso di profondità.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Dos, sottolineando come si tratti di un film spagnolo che vuole dare uno scossone all'horror in versione minimalista ma diventa l'ennesimo anonimo titolo che farà poco altro che riempire il catalogo internazionale di Netflix.
Perché ci piace
- I due attori sono bravissimi e ci si mettono d'impegno anche nei momenti più imbarazzanti.
- L'idea di base è molto interessante...
Cosa non va
- ... ma sviluppata in modo tale da annacquare completamente l'elemento horror per gran parte della durata.