Cuore di principessa
L'immagine della Principessa Sissi è scolpita nella memoria dei tanti spettatori che hanno imparato ad amarla grazie alla leggiadria di Romy Schneider, che ne impersonò la romantica figura nei film realizzati qualche decennio fa in Austria, riproposti dalla RAI così tante volte da essere entrati, a tutti gli effetti, nell'immaginario collettivo. Ed ora proprio la RAI si è lanciata in una scommessa decisamente azzardata, ma non priva di fascino: rilanciare il mito di Sissi attraverso una mini-serie in due puntate, co-prodotta con Austria e Germania. Di fronte a cotanto sforzo produttivo, avviato qualche anno fa commissionando un soggetto che rendesse giustizia finanche ai versanti meno esplorati del popolare personaggio, non è così strano che si provi un certo sbigottimento, una reazione a metà strada tra la curiosità e i pur legittimi dubbi.
Cominciamo allora col dire che la regia di questo prodotto televisivo è stata affidata a un capitano di lungo corso, il viennese Xaver Schwarzenberger, che durante una carriera a dir poco prolifica tra cinema e tv si è cimentato più volte con film in costume e soggetti storici. La lunga esperienza dell'autore ha avuto senz'altro quale riflesso una particolare attenzione nei confronti di scenografie e costumi, di tutto ciò che concerne l'ambientazione, nonché delle diverse scene di massa girate a corte o durante i viaggi di stato della regale coppia. L'obiettivo di Schwarzenberger era quello di raccontare la storia d'amore così spesso idealizzata tra Elisabetta di Baviera, la giovane principessa ribelle da noi nota come Sissi, ed il più severo Francesco Giuseppe I d'Austria, rispettando il più possibile i contorni quasi favolistici del loro incontro e di un affetto durato decenni, ma senza tacere degli aspri contrasti nati alla corte degli Asburgo; contrasti dovuti principalmente allo spirito fiero, indipendente ed inquieto di Sissi, spesso in contrapposizione con la rigida etichetta imposta dalla madre dell'Imperatore, l'Arciduchessa Sofia. Coerentemente con tale diversità di carattere, destinata a creare maggiori attriti quando Sissi, quale Imperatrice, si troverà ad assistere il consorte in difficili scelte di governo, viene posto l'accento sull'umanità, la modernità e la lungimiranza politica di una giovane donna capace di esercitare un influsso positivo sulle province più turbolente, fino al notevolissimo successo diplomatico e personale rappresentato dall'incoronazione come Regina d'Ungheria, segno di ritrovata unità con una popolazione precedentemente ostile. Ed è lì che gli autori hanno deciso di stoppare la narrazione, onde evitare i rischi di una biografia destinata subito dopo a intorbidarsi, complici le piccole e grandi tragedie subentrate tanto nella vita dell'Impero che in quella della famiglia regnante...
Al di là dell'accuratezza nella ricostruzione storica e ambientale, va detto che la nuova versione di Sissi risente a tratti di un cast poco omogeneo, schiavo in qualche misura degli standard richiesti da una co-produzione iinternazionale. In particolare gli interpreti italiani non sempre sembrano a loro agio nelle rispettive parti. Se Cristiana Capotondi tenta di conferire un piglio moderno alla sua eroina producendo risultati alterni, con tanto di scena passionale tra lei e l'Imperatore durante una fuga notturna nel parco, altre presenze appaiono piuttosto spaesate, forse perché abituate a differenti contesti recitativi. La solitamente brava Licia Maglietta può apparire un pesce fuor d'acqua, sbalzata com'è da una cornice mediterranea che più le si addice alle tradizioni mitteleuropee della corte bavarese.
La nuova Sissi televisiva, per tirare le somme, non è certo immune da squilibri nella messa in scena e nelle scelte di casting, ma saprà accendere in qualche modo la fantasia di quel pubblico che ha ancora voglia di sognare dietro a ottocentesche carrozze, saloni principeschi e intrighi di casate reali abituate a contendersi il predominio in Europa, passando così in rassegna i relitti solenni e sfarzosi del tempo che fu.