Cucine da incubo, Antonino Cannavacciuolo: “Se sai cucinare non vuol dire che puoi aprire un ristorante”

Antonino Cannavacciuolo ci ha raccontato l'esperienza dei nuovi episodi di Cucine da incubo, dal 3 aprile su Sky e NOW.

Antonino Cannavacciuolo
Cucine da incubo: Antonino Cannavacciuolo in un'immagine dello show

Antonino Cannavacciuolo torna sul luogo del delitto. Dopo alcune edizioni con destinazione diversa e tre anni di pausa, Cucine da incubo riparte da Sky e NOW da domenica 3 aprile, con l'amatissimo chef pronto a salvare il destino di altri ristoratori in difficoltà. "Avevo bisogno di una pausa" ci ha detto nel corso del nostro incontro, "perché in questo show si entra nei problemi reali delle persone, ho visto persone stare male", ma ora è più carico che mai e si è sentito di acconsentire alle tante richieste che sono continuate ad arrivare, da parte di locali che volevano prendere parte alla trasmissione così come dal pubblico che chiedeva sui suoi social. "È un programma in cui c'è tanto dietro" ha spiegato ancora raccontando anche quello che per tempi televisivi non possiamo vedere, "ho ripreso perché mi mancava l'aspetto umano. Mi fa stare bene."

Un nuovo inizio

Per la prima puntata di quest'anno ci si reca in zona Lago di Como, una zona nella quale lo chef individua "una buona clientela" e magari anche sbocchi professionali per il futuro. Ma la scelta della location a cui dedicarsi è sempre difficile. "Ci deve essere il caso serio" ci ha spiegato Cannavacciuolo, "magie non ne faccio. Ho 24 anni di esperienza solo a VIlla Crespi e ho imparato anche sbagliando in prima persona. Indico l'errore e come evitarlo, perché l'ho già fatto io in passato." Problemi che emergono subito appena si arriva in ristoranti in difficoltà, tra sprechi, genitori che non credono ai figli o accentratori che non permettono di crescere. "Oggi è chiaro" ci ha detto "che è la squadra che vince."

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Cucine da incubo: Antonino Cannavacciuolo in un'immagine dello show

Abbiamo chiesto allo chef come si arrivi a situazioni limite come quelle viste in alcune puntate di Cucine da incubo, ma la risposta non è così semplice da comprendere dall'esterno. "Ci sono molti fattori" ha spiegato, "Quando non entra nessuno dalla porta e hai fatto la spesa, sono dolori. Inizi ad andare in un tunnel in cui non vedi più la luce e non riesci nemmeno a vedere i problemi." Sono le situazioni difficili di cui ci ha parlato lo Chef Cannavacciuolo, quelle che l'avevo spinto a prendersi una pausa, ma anche quelle che alla fine lo lasciano soddisfatto del lavoro svolto. "Quello che faccio è di riportarli ai primi giorni, quelli in cui c'era la voglia di fare, l'entusiasmo, la pulizia e i fiori freschi. In quella settimana non faccio miracoli, li prendo e cerco di metterli di nuovo in pista. "

Cucine da incubo: Antonino Cannavacciuolo racconta l'edizione italiana

La difficoltà della gestione

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Cucine da incubo: Antonino Cannavacciuolo in un'immagine del programma

"Se sai cucinare non vuol dire che puoi aprire un ristorante. Se so palleggiare in un cortile, non vuol dire che posso giocare una partita di calcio." Un punto che Antonino Cannavacciuolo ha sottolineato con attenzione è la difficoltà dell'attività di ristoratore, che non si limita al saper cucinare: c'è bisogno di saper fare i calcoli, gestire i costi delle materie prime e del personale, ridurre gli sprechi e soprattutto saper individuare i fornitori giusti che, ha avvertito, "devono essere i tuoi migliori amici." Quello del ristoratore è un lavoro pesante, che logora, perché "sei sotto esame due volte al giorno" e porta a una stanchezza mentale.

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Cucine da incubo: Antonino Cannavacciuolo è il conduttore del programma

Una difficoltà aumentata negli ultimi due anni, durante i quali molti sono stati costretti a chiudere: "chi è rimasto qualcosa di buono l'aveva fatta, si è fatta una selezione e in questi casi va avanti chi ha fondamenta più solide." C'è stato però un lato positivo: meno piatti nei menù, rispetto all'offerta inutilmente ricca che riscontravano in molti casi. "Un piatto in meno oggi è importante" e influisce sul risparmio energetico: "Più piatti ci sono, più movimento creiamo." Un periodo al quale si è aggiunto l'aumento dell'energia, al quale lui stesso è stato costretto a rispondere: "non ho alzato i prezzi, sono intervenuto internamente per limare gli sprechi" in attesa di valutare l'impatto a fine anno. Perché, lo ha ribadito più volte, "non bisogna pensare alla giornata, ma all'anno."

L'effetto della popolarità

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MasterChef Italia 11: Antonino Cannavacciuolo in una foto dall'ottava puntata

Cucine da incubo è un gradito ritorno, ma non è l'unica incarnazione televisiva di Antonino Cannavacciuolo, che ci ha anche confermato di aver rinnovato per due anni il contratto con MasterChef e che vediamo anche in Chef Academy e Family Food Fight. Il risultato è una grande popolarità che gli ha dato tanto, che gli ha permesso di investire e far crescere le sue attività, ma come altra faccia della medaglia ha delle inevitabili limitazioni. "Mi ha tolto il mio carattere scherzoso, perché termini che una volta erano giocosi e amichevoli oggi possono condannarti. Quindi mi limito e faccio attenzione. E non posso più andare a bere un drink al bar, perché diventa difficile stare tranquillo. Cerco di andare all'estero per godermi la famiglia, perché mi sono accorto che quando faccio ferie in Italia gli impegni mi raggiungono comunque."

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Ma non si lamenta assolutamente. "In ogni caso, averceli di questi problemi!" Ci ha detto, soddisfatto delle nove attività attive e dei tanti ragazzi che lavorano con lui e "spingono per crescere. Se entri in un mio locale, sembrano tutti proprietari". L'effetto di quella capacità di coinvolgere e dare la carica che è così importante anche per risollevare le sorti dei ristoranti che partecipano a un programma come Cucine da incubo.