Il sesto episodio della nona serie di CSI: Crime Scene Investigation ci consegna una storia decisamente "strappalacrime": a farla da padrone nei cinquanta minuti di programmazione non sono infatti i casi intricati e ricchi di svolte impreviste cui siamo abituati, ma un giallo carico di "umanità" che potrà commuovere alcuni e conferisce ulteriore spessore al personaggio di Grissom.
La puntata si apre con la scena di una celebrazione in un quartiere di Las Vegas abitato da coreani: Koreatown, per l'appunto. Mentre per le strade si muovono decine e decine di asiatici sorridenti ed euforici, alcuni colpi di pistola rieccheggiano nell'aria. La folla si disperde, ma sul terreno sono rimasti due corpi: quelli di un uomo e di una donna, entrambi coreani. Immediatamente, la zona viene transennata e i poliziotti si danno da fare per ristabilire l'ordine e raccogliere le testimonianze dei presenti, cosa non facile vista la differenza linguistica e la proverbiale sfiducia che gli asiatici trapiantati a Las Vegas nutrono verso la polizia.
Accorso sulla scena del crimine, Grissom nota subito alcune incongruenze. La donna è completamente priva di documenti; l'uomo invece ha addosso la patente di guida e un certificato di scarcerazione: si chiamava Sung Bang, ed era uscito di prigione la mattina stessa, dopo aver scontato una pena per guida in stato di ebbrezza.
Ad allarmare immediatamente il leader della Csi è il ritrovamento di un altro oggetto sulla scena del crimine: un paio di occhiali da sole da bambino macchiati di sangue. Segno che un minore ha assistito al duplice omicidio ed è sparito, probabilmente finito in cattive mani.
In laboratorio, Grissom e Robbins esaminano il corpo della donna. I due detective concludono che la vittima era una tossicodipendente, e due cicatrici simmetriche in corrispondenza delle sopracciglia - residuo di una blefaroplastica - li convincono che la donna facesse "la vita".
Il Capitano Brass rintraccia il chirurgo che ha operato la donna. L'uomo confessa di essere stato costretto a operare la prostituta dal protettore di quest'ultima. I due appartenevano a una gang coreana chiamata KD (The Kkangpae Dragons), nota per le estorsioni e per il fatto di essere "invisibile". Il dottore aveva dovuto pagare loro il pizzo, ma dopo aver installato delle telecamere attorno al suo studio non era stato più infastidito.
Ad un tratto un poliziotto riferisce ai detective che esistono delle riprese video effettuate da alcune telecamere di sorveglianza nelle quali si vedono chiaramente Sung Bang e il bambino. I filmati vengono dalle telecamere del Servizio di sorveglianza che opera in un centro commerciale della catena "Dempsey". Brass e Catherine si recano in visita nel laboratorio "concorrente" e rimangono sbalorditi nel trovare una struttura attrezzata persino meglio della Csi. Mentre il direttore snocciola ai due investigatori numeri e percentuali sull'efficienza del suo laboratorio, Catherine e Brass si concentrano sul video, che mostra Sung e il bambino aggirarsi felici tra le corsie. In breve, i due detective individuano un giocattolo afferrato e poi subito lasciato cadere dal bambino, e dopo averlo recuperato ne analizzano le impronte. Finalmente la squadra identifica il bambino, di nome Park, e stabilisce che l'uomo ucciso, Sung Bang, era suo zio. La donna, Kora Sill, era sua madre. Ben presto emerge che quest'ultima era sieropositiva, e purtroppo anche Park ha nel sangue il terribile virus, ragion per cui deve seguire uno stretto regime di cure. Il padre del bambino, un influente gangster coreano, è morto di Aids tempo prima.
Greg Sanders riesce a trovare tracce di Kora sul web: dopo aver individuato un social network in stile Facebook sul quale la donna aveva un profilo, Sanders effettua un controllo sull'indirizzo Ip e localizza l'ultimo domicilio di Kora Sill.
Brass e l'ufficiale Kwon (per intenderci, l'attore che interpreta Ando nella celebre serie Heroes) fanno visita all'abitazione nella quale vive Jin-Ming, un uomo all'apparenza rispettabile che sembra sorpreso da quel sopralluogo. Ming spiega che Kora e Park usavano la sua connessione internet in virtù della sua amicizia di vecchia data col padre del ragazzo.
Intanto Nick, Riley e Greg pattugliano la zona attorno al centro commerciale Dempsey esaminando i bidoni della spazzatura in cerca del cibo e degli altri oggetti che Sung e Park hanno acquistato insieme agli occhiali da sole. A trovare ciò che cercano è lo schizzinoso Hodges.
Gli investigatori entrano nell'appartamento più vicino e si trovano di fronte un'anziana donna coreana con tanto di pistola spianata che grida loro frasi incomprensibili nella sua lingua. Riley ha la pistola puntata contro la donna e sembra pronta a sparare, ma per fortuna il sangue freddo di Nick riesce a salvare la situazione. A un tratto, la porta di una stanza si apre e ne esce il bambino, Park. La vecchia coreana l'aveva trovato durante la sparatoria e l'aveva portato in casa per proteggerlo.
Park viene portato in ospedale: è molto debole, e i dottori dicono a Riley che al momento non può parlare. Quest'ultima riferisce a Grissom, spiegando anche che una investigatrice del servizio per la Custodia dei Minori sta venendo a occuparsi del piccolo. Grissom osserva attraverso il vetro le azioni del dottore che medica Park. Quando l'uomo in camice bianco solleva la maglietta del bimbo, il leader della Csi osserva, con grande partecipazione emotiva, le ferite che ne coprono il torace, tracce dei pesanti effetti collaterali causati dai farmaci. Ma ciò che smuove ancor di più la coscienza di Grissom è la valvola che affiora dall'addome di Park, e che poi gli viene spiegato essere necessaria per somministrargli i farmaci.
Più tardi, il Capitano Brass mostra al piccolo Park delle foto segnaletiche di criminali noti alle forze dell'ordine, ma senza molto successo. E' perciò la volta di Grissom, che con un atteggiamento semplice e amichevole riesce a entrare in relazione col bambino. Come prima cosa, il capo della Csi raccoglie alcune schegge miscroscopiche dalle unghie di Park. Dall'analisi di queste ultime risultano tracce di epidermide appartenenti a Jin Ming.
L'inquietante particolarità è che il tessuto proviene dalla zona dei glutei. Greg avanza l'ipotesi che il bimbo abbia subito molestie, ma Wendy, l'addetta di laboratorio, dice che potrebbe non essere così. Confrontando foto vecchie e nuove di Jin Ming risulta che l'uomo, per entrare nella gang "invisibile" dei KD, ha dovuto coprire dei tatuaggi sul collo con pelle nuova e pulita. In questi casi, la procedura prevede che si prelevino scampoli di tessuto proprio dai glutei.
Intanto Grissom sta tenendo d'occhio il bambino, quando fa la sua comparsa il sinistro Dr. Easling. L'uomo è incaricato di condurre la terapia medica sul bambino, come spiega l'investigatrice dei servizi per i minori al capo della Csi. Grissom deve perciò assistere alla dolorosa opera di somministrazione dei farmaci attraverso la valvola che il bimbo porta conficcata nell'addome. La genuina sofferenza nello sguardo di Grissom ci testimonia tutta la sua umanità, nonché la sua spiccata vocazione alla paternità.
Dopo i rilievi in laboratorio, la Csi fa un sopralluogo in casa di Jin Ming, ma solo per trovare l'appartamento completamente sgombro: Ming, fedele allo stile dei KD, è svanito nel nulla. Esaminando le stanze, tuttavia, Greg trova un passaggio che conduce a uno scantinato dove, presumibilmente, vivevano Park e la madre Kora. Lì, Greg raccoglie il biglietto da visita di un avvocato specializzato in questioni mediche. Una volta contattato, quest'ultimo rivelerà che la madre aveva proposto il bimbo malato per una sperimentazione di farmaci in cambio di soldi. Per questo ha fatto inserire la valvola nel torace del piccolo. Tornato in ospedale, Grissom ha un acceso confronto col Dr. Easling, venuto come ogni giorno per sottoporre Park all'atroce trafila medica. Il capo della Csi rinfaccia al dottore che quelle procedure servono solo ai fini della sperimentazione, mentre Easling sostiene che le cure servono unicamente a tenere in vita Park. Alla fine Grissom, spalleggiato dall'investigatrice dei Servizi per i Minori, riesce a mandar via Easling. Più tardi, l'investigatore fa alcune domande a Park: il bambino, che ormai ha fiducia nel capo della Csi, risponde tranquillamente.
Park ammette che lui e Kora vivevano a casa di Jin Ming, e che un giorno è arrivato lo zio Sung. Park era felicissimo di vedere lo zio ma Sung, dopo aver visto il tubo che spuntava dal suo stomaco, aveva iniziato a inveire contro la madre e lo aveva portato con sé per salvarlo da Kora.
Per strada, prosegue Park, lui e lo Zio Sung erano stati raggiunti da Jin Ming che si era portato dietro la prostituta tossicodipendente. A un tratto, Ming aveva sparato a Sung con una pistola, poi si era girato e aveva fatto fuoco con un'altra arma in direzione di Kora. Ecco dunque la versione del piccolo Park sull'accaduto.
Nel frattempo, Brass scopre qualcosa di nuovo: per un errore burocratico, al momento del rilascio Sung Bang aveva avuto indietro la pistola calibro 9mm che deteneva quando è stato arrestato. Esaminando con la luce ultravioletta e uno spray apposito la borsetta di Kora, emerge che anche lei possedeva un'arma.
Un'ipotesi si sta facendo strada nella mente degli investigatori, ma devono verificarla sul campo. Grissom si reca dunque con Riley e Park sul luogo del duplice omicidio. Con l'aiuto di tre manichini, Grissom chiede a Park di mostrargli la dinamica dei fatti. Il bambino, spostando i manichini, conferma la versione già avanzata in ospedale, ma nel momento in cui mima il gesto della pistola che spara verso la madre, il capo della Csi ha una rivelazione.
Alla fine, i detective della Csi sono riusciti a risolvere l'ennesimo caso. Le ultime sequenze dell'episodio ci mostrano il piccolo Park scortato in corridoio dall'investigatrice e da un poliziotto: si presume che verrà affidato a una struttura adeguata. "Papà" Grissom intanto appare malinconico e affranto mentre ammette: "Vorrei non aver risolto questo caso". Ancora una volta, tanto di cappello di fronte a William Petersen. Lawrence Fishburne avrà il suo bel da fare per dimostrarsi all'altezza del suo predecessore.