Incentrato sulle vicende di un compositore italiano in crisi affettiva e creativa che decide di prendersi un periodo sabbatico in una piccola cittadina del sud della Spagna, Como estrellas fugaces è il terzo lungometraggio diretto da Anna di Francisca (dopo La bruttina stagionata e Fate un bel sorriso) autrice proveniente dal DAMS e nota per i suoi lavori televisivi come sceneggiatrice e regista di Un medico in famiglia e Le ragioni del cuore. Protagonista nei panni del musicista insoddisfatto delle opportunità offerte dal suo lavoro Miki Manojlovic, uno degli attori feticcio di Emir Kusturica, che arriva nella cittadina nei dintorni di Valencia portando piacevole scompiglio in un'annoiata comunità. L'Italia nel cast è rappresentata da un piccolo ruolo di Serena Grandi e da Neri Marcorè, che recita in spagnolo in un piccolo ruolo nei panni del barbiere della città che non accetta la fine del suo matrimonio con la bellissima cantante interpretata da Maribel Verdù. Il film, prodotto da Heles Film Production e Pixstar, è presentato nella sezione Festa Mobile ed è musicato da Paolo Perna, presente in conferenza stampa stamattina a Torino insieme alla regista milanese e a Neri Marcorè.
Ci racconta la genesi di questo progetto?Anna di Francisca: Il film racconta la storia di un intellettuale che si sente smarrito e in crisi nel proprio paese. Un uomo che vive uno stato di disagio perché sente che questo Paese, che tanto ha dato negli scorsi decenni alla cultura in generale, non lo rispecchia più. Solo successivamente ci è venuta l'idea di parlare di un musicista, un artista demotivato che scrive musiche per il cinema e per la televisione che pur vivendo in Italia da tanto tempo non è mai riuscito a sentirsi italiano.
Possiamo definire il film come una commedia romantica? Ci dice che genere di commedia predilige come spettatrice?
Anna di Francisca: In spagna la chiamano commedia romantica, noi la chiamiamo commedia sofisticata. Gli esempi di cinema che amo sono individuabili nella commedia inglese e francese e vanno da titoli come Grazie, Signora Thatcher a Calendar Girls.
Nel film non è ben specificata la nazionalità del musicista, c'è un motivo preciso?
Anna di Francisca: Nel film lui stesso si dichiara mezzo francese, mezzo ungherese, un po' italiano e anche spagnolo, ci piaceva l'idea che il suo disagio fosse allargato a tutti quelli che in questo paese stanno cercando di fare cultura, a prescindere dalla loro nazionalità. Ed è bizzarro il fatto che egli ritrovi sé stesso in un paese come la Spagna che ha mille similitudini con l'Italia e che ritrovi l'entusiasmo non componendo musica a livello professionale ma a livello amatoriale.
Anna di Francisca: Edorardo lo dice all'inizio del film di essere totalmente anticlericale oltre che in crisi sul piano culturale ma è proprio questo paradosso il pezzo forte del film a nostro avviso. Per uno scherzo del destino egli si ritroverà a dirigere un coro parrocchiale e a portarlo vicino alla vittoria del concorso canoro.
Perché ha scelto Neri Marcorè per questo piccolo ruolo del barbiere recitato interamente in spagnolo?
Anna di Francisca: L'ho scelto perché per me Neri può fare tutto, trovo che sia un attore meraviglioso nel suo essere multiforme, un trasformista che riesce a mescolarsi con qualunque realtà. Ha parlato lo spagnolo con l'aiuto di un coach e dopo pochi giorni di lavoro si era già trasformato in un tutt'uno con quel piccolo paesino della Spagna. La sua è una dote rara tra gli attori italiani, come è raro trovare un attore con la sua sensibilità.
Neri Marcorè: Io e Anna abbiamo lavorato insieme qualche anno fa in diversi prodotti televisivi ed entrambi avevamo il desiderio di ritrovarci in questo progetto, assai diverso da quelli precedenti. Ho accettato di aderire a questo progetto ancor prima di sapere di cosa si trattasse, ho una fiducia smisurata nelle sue qualità nonostante negli ultimi anni abbia lavorato pochissimo. E' stato molto interessante recitare in spagnolo interpretando uno spagnolo e non il solito italiano che vive in Spagna. Nella preparazione linguistica del personaggio una grossa mano me l'ha data il mio orecchio, una parte del corpo che mi funziona abbastanza bene e che mi aiuta molto nelle diverse manifestazioni del mio lavoro come nel caso delle imitazioni.
Signor Perna, come ha lavorato sulle musiche?
Paolo Perna: Ho usato una mescolanza tra il patrimonio musicale del personaggio con il patrimonio musicale spagnolo musicato dal mondo classico senza però perdere il suo fascino squisitamente etnico.
Vedremo in sala il film oppure è un prodotto destinato ad una programmazione unicamente televisiva?
Anna di Francisca: Il film nasce come prodotto destinato al cinema ma andrà in onda anche in RAI nella versione doppiata e non in quella spagnola che avete visto qui a Torino.