Sguardo intelligente, sorriso contagioso e un entusiasmo inarrestabile: Claude Lelouch, classe 1937, ama la vita e il cinema, che per lui sono strettamente collegati, come testimonia una carriera ininterrotta, cominciata nel 1953, con il film Il male del secolo. Vincitore di due Oscar, quello al miglior film straniero, Un uomo, una donna, premiato nel 1967 anche per la migliore sceneggiatura, Claude Lelouch in questi giorni è a Monte-Carlo, per la 15esima edizione del festival del cinema dedicato alla commedia, ideato da Ezio Greggio, che quest'anno corre dal 26 febbraio al 3 marzo.
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Chiamato come presidente di giuria, Lelouch raccoglie il testimone di John Landis: lo abbiamo incontrato a Monte-Carlo, dove ci ha detto subito che per lui fare il presidente di festival cinematografici è una gioia e un privilegio: "Ormai per me è un secondo mestiere: mi piace molto, perché amo guardare i film degli altri, è un'occasione formidabile per vedere film che usciranno più tardi nelle sale o mai. Ogni volta che mi propongono di fare il presidente di una giuria accetto: sono quattro anni che lo faccio. Il cinema è ancora la mia distrazione preferita e ho la fortuna di potermene occupare per mestiere: sono in vacanza da 60 anni!".
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Gli Oscar: quando un facchino gli svelò la sua vittoria
Visto il suo grande amore per il cinema, pensavamo fosse entusiasta dei nove film candidati quest'anno agli Oscar, invece ha ammesso: "Li ho visti, ma quest'anno non c'è nessun film che mi abbia particolarmente colpito. Li trovo buoni, ma non ce n'è nessuno che mi abbia entusiasmato". La musica cambia quando gli si chiedono aneddoti sulla sua vittoria, che sembra essa stessa materiale da film: "Ho avuto la fortuna di vincere due Oscar, miglior film e sceneggiatura, avevo 27 anni, ero molto giovane: non capivo cosa stesse succedendo! Sono arrivato a Los Angeles a mezzogiorno, avevo rifiutato di fare un tour in America, perché dovevo finire un film. Sono arrivato agli Oscar con Gregory Peck. Il facchino che mi ha portato la valigia in camera mi ha detto: stasera lei vincerà due Oscar. Gli ho chiesto perché e mi ha detto che aveva portato il tè al comitato e aveva sentito che lo dicevano. Gli ho dato una bella mancia! Non sapevo se fosse vero o no. Ma sono andato agli Oscar e aveva ragione. Avevo cinque nomination, anche per la colonna sonora e per la protagonista, Anouk Aimée. La sera, alla festa degli Oscar, è stato surreale vedere Steve McQueen, Marlon Brando e John Wayne che venivano a salutarmi: credevo di sognare, a 27 anni poi! Sono partito alle due di notte per prendere un aereo per Saigon, perché dovevo girare un film sulla Guerra del Vietnam: mi sono ritrovato lì dopo otto ore di volo e ho preso un altro aereo che mi avrebbe portato su una portaerei. Sono partito con una decina di corrispondenti di guerra: dovevo fare un film corale, insieme ad altri registi francesi. Alloggiavamo tutti in una grande stanza con venti amache: avevo ancora i miei due Oscar nella borsa. Quando li hanno visti mi hanno fatto dormire nella camera del pascià".
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L'amore al centro di tutto
Visto che ama tanto guardare i film degli altri, prova lo stesso piacere nel rivedere i suoi? "Li vedo andando ai festival, quando fanno le retrospettive" ci ha detto. La cosa che lo entusiasma davvero però è l'amore: "Credo che l'amore sia, con tutte le sue complicazioni, il centro dell'umanità: tutto ciò che facciamo lo facciamo per essere amati. Mi sono sempre chiesto perché un uomo e una donna si facciano tanto male per finire in un letto insieme e altrettanto per uscirne. Tutte le storie del mondo ruotano attorno all'amore: guerra, pace, felicità, dolore, nelle storie d'amore c'è tutto. Amo in particolare quelle con protagonisti degli stronzi. Cinema e vita per me sono uniti: il mio problema è che amo tutto e il contrario di tutto. Il caldo e il freddo, il mare e la montagna, amo le persone intelligenti ma preferisco gli stronzi. Sono divertenti e più fotogenici: le persone intelligenti non sono fotogeniche, sono pretenziose. Siamo sempre gli stronzi di qualcun altro e senza gli stronzi non si possono fare commedie".
Vista la sua passione per l'amore, non è difficile capire a chi siano destinati i suoi film: "Faccio i film per le donne: mi hanno insegnato tutto. Credo che le donne siano degli uomini riusciti. Lo penso veramente. Ho difficoltà ad avere amici uomini: non riesco ad avere fiducia in loro. Ogni tanto riesco ad avere fiducia in una donna invece. I miei film sono dei reportage sul genere umano, che mi affascina, sia nella bellezza che nell'orrore. La vita è il più grande sceneggiatore, lavoro con lei. Non ha titoli d'apertura o di coda, e non chiede né soldi né diritti d'autore!".
Perché tanta sfiducia negli uomini? "Non mi fido perché sono tutti degli imbroglioni, dei bari: la vita è il più bel gioco di tutti e il più grande problema sono quelli che imbrogliano" ci ha detto, proseguendo: "Anche le donne lo fanno, ma quando sono innamorate ti danno tutto, invece se le imbrogli non ti danno più niente. Gli uomini mi interessano, perché lo sono anche io, e conosco tutti i loro difetti perché li ho anche io. Penso da anni a una commedia ambientata in un ospizio in cui ci sono molti imbroglioni, alcuni anche noti: è il seguito L'avventura è l'avventura, che non ho mai fatto".
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Una scuola di cinema e nuovi progetti
Tutta questa vitalità e questa conoscenza del cinema non possono andare sprecate: Lelouche ha quindi fondato una scuola per trasmettere ai più giovani quanto appreso in 60 anni sul set: "Ho fondato una scuola di cinema in Borgogna, Les Ateliers du Cinéma, attualmente abbiamo tredici studenti ogni anno, americani, francesi, cinesi, canadesi... Sono due anni ormai. Cerco di insegnare tutte le possibilità che il cinema offre".
Guai a parlare però di luoghi alternativi alla sala: "Credo soltanto nella sala cinematografica: ci sono cresciuto e non riesco a vedere un film in televisione o sul portatile. Credo che abbia un bell'avvenire". A proposito di futuro: ci sono giovani attori con cui vorrebbe lavorare? "Ho avuto la fortuna di lavorare praticamente con tutti i più grandi attori e attrici francesi. Ci sono dei giovani talenti che sto tenendo d'occhio, ma non ne posso parlare".
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La sua risposta ha preceduto la domanda successiva, ovvero quali sono i progetti a cui sta lavorando, ben tre: "Sto preparando tre film, sono in fase di scrittura. Un film l'ho cominciato 60 anni fa: e spero di terminarlo fra uno e due anni. È il diario della mia vita, c'è un po' di tutto. Si chiamerà I più begli anni della mia vita. Questa estate girerò un film che si intitola La virtù dell'imponderabile, mentre l'anno prossimo comincerò il film Sì e no, che sono le due parole più usate dall'umanità. Comincia nel 1937, l'anno della mia nascita".
Qual è quindi, secondo Lelouch, il segreto per realizzare un buon film? "La cosa più importante è la sincerità: bisogna parlare di ciò che si conosce. Faccio difficoltà a parlare delle storie che non conosco. Nel mondo ci sono sette miliardi di persone e la vita di ognuno è una storia interessante. Ognuno di noi è il protagonista della sua vita con attorno sette miliardi di comparse".
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Qual è la cosa che conosce meglio dunque? La risposta è sempre quella: "L'amore. Ho avuto più di un grande amore nella mia vita: ho avuto sette figli da cinque donne diverse. Ho qualcosa da dire sull'amore! La vita è una corsa a ostacoli nel paese delle meraviglie: dobbiamo combattere per avere diritto alla felicità".