Il cinema, o, per meglio dire, la possibilità di successo di un film al botteghino non è mai stata una scienza esatta. E bisogna anche dire che, nell'ambito di questa incertezza di risultato, le metriche sulle quali ipotizzare la riuscita commerciale di un lungometraggio sono cambiate. Per anni e anni, tutto ha sempre funzionato in larga misura sui nomi dei protagonisti stampati con i proverbiali caratteri cubitali sui manifesti e sui poster. "Andiamo a vedere l'ultimo film di Harrison Ford?". Queste erano le domande che le persone si ponevano l'un l'altra in passato, peraltro attribuendo spesso e volentieri alle star di punta una sorta di paternità su quanto si sarebbe andato a vedere. Andiamo a vedere il film di quell'attore, non con quell'attore. Discorso che valeva, in larga misura, anche con i registi (e in quel caso la domanda "Andiamo a vedere l'ultimo film di Coppola?" era semanticamente più precisa).

Un meccanismo rodato e praticato grossomodo dagli anni d'oro dello studio system fino a una manciata d'anni fa. Poi c'è stata una sorta di rivoluzione, che si avverte maggiormente nel cinema pop per usare un'etichetta di facile comprensione, che ha portato il peso di un dato cast a essere del tutto subordinato alla proprietà intellettuale su cui si basa un'opera. Alla luce dei repentini mutamenti in seno all'industria e delle abitudini del pubblico, anche nomi come quelli di Leonardo DiCaprio e Tom Cruise non sono più la scontata garanzia di una pioggia di centinaia di milioni di dollari nelle casse di uno studio.
Forse, l'unica vera star rimasta oggi a Hollywood (in attesa che Quentin Tarantino si decida a farci sapere qualcosa di certo sulla sua ultima fatica), è un signore inglese che il 30 luglio 2025 spegnerà 55 candeline sulla torta. Uno che, con un anno di anticipo sull'uscita del suo nuovo kolossal, L'odissea, può già dormire sonni tranquilli con la consapevolezza che se un domani decidesse di portare in sala, rigorosamente in IMAX, il filmino della gita di famiglia incasserebbe in ogni caso cifre da capogiro.
Christopher Nolan.
L'uomo ricco d'astuzie raccontami, o Musa
L'odissea arriverà nelle sale cinematografiche statunitensi il 17 luglio del 2026. In Italia un giorno prima, il 16. Pare proprio che la divisione nazionale della Universal, questa volta, non voglia percorrere la stessa strada battuta con Oppenheimer, distribuito nelle nostre sale quel mesetto di ritardo che non ha permesso il pieno ripetersi, nello stivale, del ben noto fenomeno Barbenheimer. Tormentoni virali a parte, il biopic vincitore di 7 Oscar su 13 nomination, ha comunque generato un giro d'affari da 28575430€ in Italia quindi bene così, hanno comunque vinto loro.
Se, da una parte, la pellicola con Cillian Murphy aveva un budget tutto sommato "contenuto" di soli 100 milioni data la spigolosità del tema e le scelte di regia di Nolan che ha voluto quasi mezzo film in bianco e nero, con L'odissea Nolan è tornato ad attestarsi su cifre monstre: il cartellino del prezzo, senza tenere conto di ciò che la Universal spenderà in promozione, si aggirerebbe intorno ai 250 milioni di dollari. Si appresta a diventare il più costoso nella carriera del regista e non è difficile capire come si sia arrivati a tanto. Gente come Matt Damon, Tom Holland, Zendaya, Anne Hathaway tende a farsi pagare abbastanza. Se poi vuoi girare in location sparse qua e là per il mondo, dall'Italia alla Scozia passando per il Marocco e l'Islanda, inevitabilmente i costi salgono. Così come salgono se decidi di girare tutto quanto in IMAX, se vuoi dare vita a elaborati effetti speciali pratici e chi più ne ha più ne metta.

D'altronde, anche se Christopher Nolan ha già percorso in più di un'occasione e con declinazioni differenti le strade della fantascienza e del grande spettacolo cinefumettistico, questa è la prima volta che lo vedremo alle prese con l'epica fantasy che racconta le mille peripezie dell'uomo che, dopo la Guerra di Troia, si è ritrovato a vagare per anni e anni prima di fare ritorno alla sua Itaca. Incontrando anche delle creature alquanto bizzarre che sono senza ombra di dubbio costose da riproporre sul grande schermo. Il che aggiunge curiosità curiosità. Ma per uno che può farsi staccare un assegno da 250 milioni dalla Universal questo e altro.
In cima al box-office con un anno di anticipo
Nell'infrasettimanale del 17 luglio, circa 23.000 persone sono andate a vedere Superman di James Gunn nei cinema dello stivale. Contemporaneamente, in nordamerica, 23.000 persone compravano, con un anno d'anticipo, i biglietti in prevendita per le prime proiezioni in IMAX 70mm dell'Odissea di Christopher Nolan nelle 22 strutture che lo proporranno in questo formato. Vale la pena notare che, stando a quanto riporta Deadline, "agli esercenti è stato permesso di mettere in vendita un solo spettacolo in 70MM al giorno per i primi quattro giorni di uscita del film (da giovedì 16 a domenica 19 luglio 2026)". Cosa, questa, che non ha impedito agli scalper di acquistare biglietti e rimetterli in vendita a più di 200 dollari. Le prevendite degli altri formati premium e quelle standard verranno inaugurate più in avanti, ma si tratta comunque di un qualcosa di epocale e, letteralmente, senza paragoni. Manco a farci apposta, il film che più si avvicina a qualcosa del genere è sempre di Nolan, Il cavaliere oscuro - Il ritorno. Quella volta, correva l'anno 2012, la Warner aveva aperto le prevendite per le proiezioni di mezzanotte a 70mm con sei mesi di anticipo.

Con L'odissea si è letteralmente esplorato uno spazio nuovo che attesta ancor più quanto il regista inglese sia ormai una star senza rivali tanto da far sì che la gente cominci già s sborsare quattrini per un film le cui riprese sono ancora in corso. Il suo nome significa evento cinematografico anche più di quello di un James Cameron, con Avatar ormai pesa di più il franchise in sé e l'elemento tecnologico, o di un Peter Jackson ormai più interessato a resuscitare i Beatles o animali estinti che a dirigere nuovi kolossal. E c'è di più: il filmmaker inglese è l'unico in attività che non solo porta con larghissimo anticipo le persone ad acquistare un biglietto per un suo film. Fa si che il pubblico lo vada a vedere nel formato che, per lui, è quello migliore per fruire una sua pellicola! Vale la pena segnalare le parole riportate dall'Hollywood Reporter del noto analista Paul Dergarabedian di ComScore e Shawn Robbins del sito di prevendite Fandango.

Il primo descrive l'operazione come "audace, brillante e temeraria", qualcosa che "solo qualcuno con il prestigio di Nolan potrebbe riuscire a fare. È un marchio a sé stante. Se ci provassero altri registi, la gente riderebbe". Ci permettiamo di aggiungere anche che, oltre alle risate, se a dirigere un film come questo ci fosse stato un altro regista, al posto delle storiche prevendite anticipate di un anno, saremmo probabilmente stati a parlare del casting etnicamente inopportuno, con tutta probabilità, ma andiamo avanti... Il secondo aggiunge che "Questa decisione sul ticketing sta generando ogni tipo di attenzione anticipata per il film. Quando fai qualcosa che non è mai stato fatto in precedenza, aiuti non poco a far comprendere che il tuo film è un evento". Christopher Nolan con L'odissea ha già vinto. A un anno di distanza dall'uscita.