Carlo Verdone sarà premiato all'Italian Global Series Festival, dal 21 al 28 giugno a Riccione, per il suo apporto alla serialità. Uno degli interpreti simboli della nostra comicità, che ha fatto la storia del genere prima davanti e poi dietro la macchina da presa. Complici le difficoltà del Covid, ha sperimentato l'esperienza della serialità: mentre aspettiamo la quarta ed ultima stagione di Vita da Carlo su Paramount+, Verdone sarà presto sul set del suo prossimo film da regista.
Carlo Verdone: la carriera dopo Si vive una volta sola

L'attore romano aveva dichiarato più volte durante la pandemia che Si vive una volta sola, il suo film da regista più recente, non sarebbe dovuto uscire in streaming ma in sala. Giudizi sulla pellicola a parte - a quanto pare una delle sue meno riuscite - ha dovuto alla fine accettare l'inevitabile, vista la continua chiusura delle sale cinematografiche in tutta Italia. Un accordo con Prime Video lo ha portato prima a distribuire il film e poi a creare la sua prima serie tv. I diritti sono poi passati a Paramount+ dalla seconda stagione, rendendo Vita da Carlo la prima produzione italiana della piattaforma.

Nella serie, il terribile produttore interpretato da Stefano Ambrogi permette a Carlo di girare il film che ha sempre voluto realizzare, accettando dei compromessi per raggiungere non solo il proprio pubblico ma anche i giovani. Nella realtà Aurelio De Laurentiis e la sua FilmAuro lo hanno convinto a darsi alla serialità, con successiva carta bianca per un lungometraggio. Così è stato e, come lui stesso ha dichiarato a RTL, è già tornato a scrivere per il cinema. Le riprese del prossimo film inizieranno a fine agosto. Titolo, trama e cast sono tenuti per ora sotto stretto riserbo.
L'approccio di Verdone alla serialità

Vita da Carlo è la rilettura sopra le righe della propria vita. Un punto di svolta, soprattutto nel voler approcciarsi a qualcosa di più drammatico e impegnato mentre il grande pubblico lo vorrebbe per sempre legato ai suoi ruoli tanto iconici quanto macchiettistici. Nella prima stagione, Verdone prova a diventare sindaco di Roma. Nel secondo capitolo è diviso tra nostalgia e voglia di fare il film sulla propria vita, coinvolgendo Ludovica Martino e Sangiovanni per parlare anche al pubblico young. Nella terza stagione diventa direttore artistico di Sanremo, anticipando ciò che sarebbe accaduto nella realtà con Lucio Corsi, guest star della stagione insieme ad altri cantanti.

L'autore di Bianco, Rosso e Verdone, Borotalco, Viaggi di nozze ha coinvolto tanti amici di vecchia data nei panni di se stessi nel corso degli anni: da Christian De Sica a Claudia Gerini, per un'operazione nostalgia che guardasse tanto al vecchio quanto al nuovo, giocando anche con la realtà.
Max Tortora interpreta se stesso, suo migliore amico, mentre i ruoli dell'ex moglie e dei figli sono interpretati da altri, ovvero Monica Guerritore, Filippo Contri e Caterina De Angelis. Quest'ultima, ambassador dell'Italian Global Series Festival, è figlia di Margherita Buy, creando un simpatico cortocircuito narrativo. Lo stesso accade con Giada Benedetti che interpreta il suo ufficio stampa, Rosa Esposito.
Vita da Carlo: che succede nel gran finale?

La quarta ed ultima stagione è in arrivo tra fine 2025 e inizio 2026 su Paramount+. Nei nuovi dieci episodi sono attesi nomi come: Francesca Fagnani (Verdone sarà ospite a Belve), Enrico Mentana, l'ex Pierino Alvaro Vitali (che avrebbe dovuto partecipare alla stagione 2), Renzo Rosso, Giovanni Veronesi e Vera Gemma. Ci sarebbe dovuta essere anche Eleonora Giorgi ma la malattia non le ha permesso di partecipare. Verdone sarà professore di regia al CSC (proprio dove lo portava il padre Mario da piccolo), una nuova sfida che scatenerà uno scontro generazionale con gli studenti. Il ruolo farà anche nascere discussioni con Sergio Rubini, insegnante del corso di recitazione. Eppure lo stesso Verdone ha dichiarato: "Per me il futuro del cinema sono i ventenni".

75 anni a novembre, Carlo Verdone all'Italian Global Series Festival riceverà l'Excellence Award. Sempre a RTL ha parlato di due suoi timori: "Avevo paura di approcciarmi alla serialità per l'impegno più lungo tra produzione e post-produzione ma direi che me la sono cavata bene (ride). Le serie danno più spazio per approfondire i personaggi e farli evolvere, oltre ad aggiungere colpi di scena, dovendo mantenere la tensione fino alla fine. Hai più libertà".
Proprio alla conferenza romana del Festival, ha chiosato: "Avevo paura che le serie potessero uccidere la sala, invece quest'ultima sta ritrovando la sua affluenza, anche grazie al nostro cinema al femminile. I due mondi possono convivere".